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di Ivan Eotvos

Il Cirque de Venise a Nizza (le fotografie del servizio sono di Frederic Montagnier)
Nel periodo della grandi migrazioni dal nostro paese verso gli Stati Uniti d’America, alla ricerca di quel sogno di libertà e prosperità che il Nuovo Mondo sembrava offrire a piene mani, la famiglia di un artigiano ebanista parte dall’Italia per raggiungere il sud della Francia in attesa di trovare una occasione per imbarcare sulla prima nave. Questo ebanista è una persona responsabile e un grande lavoratore, e per guadagnare i soldi per imbarcare lui e la sua famiglia comincia a lavorare presso gli artigiani del posto. Ma il suo lavoro viene apprezzato, la sua posizione si consolida finché egli non decide di rimanere in Francia dove la sua famiglia si stabilisce felicemente grazie anche al suo lavoro.
L’ebanista, da buon italiano del tempo, aveva anche una grande passione per la musica, ed entra a far parte della banda cittadina. E un giorno, un circo arriva in città. A quei tempi, per promuovere il suo arrivo, capitava spesso che i direttori di questi spettacoli stringessero accordi con la banda del paese per accompagnare la sfilata degli animali, degli acrobati e dei clown in mezzo alle piazze e alle vie della città.
E qui, avviene l’incontro tra l’ebanista, Giovanni Landri, e una donna italiana che lavora in un circo (famiglia Medini) di cui si innamora perdutamente, tanto da seguirla nei suoi viaggi, prendendo nel circo un posto da musicista. E da questa storia, che nasconde tante piccole e grandi storie e che molto più di queste poche righe avrebbe da raccontare, nasce il Cirque de Venise, un circo francese in cui si parla italiano, e dove la passione per il nostro paese si respira a pieni polmoni.
Il presentatore è italiano, alcune attrazioni si rifanno specificatamente a Venezia o alle canzoni popolari delle nostre tradizioni e perfino il clown porta un nome italiano, “Ilario”, anche se si tratta di uno dei discendenti francesi dell’ebanista di molti anni fa.
Questa famiglia fa dell’Italia un vero marchio di fabbrica e dallo spettacolo emerge in pieno la volontà di dare una direzione scenica chiara allo show e la grande passione con cui tutto il vivere circense viene portato ed esposto al pubblico.
Il clown Ilario
Come alcuni circhi in Francia, anche qui gli interni sono decorati con colonne dorate, figure in rilevo e panni di velluto ovunque con il caratteristico lampadario a fare da cornice ai numeri aerei.
Lo spettacolo inizia con una attrazione combinata di leonesse e tigri, otto splendidi esemplari che l’addestratore porta in scena con piglio gladiatorio e sornione, risultando molto efficace. Di ottimo livello non solo a livello scenico ma anche tecnico. In generale lo spettacolo è tenuto insieme dall’italianità che, come spesso accade, potrebbe sembrare un po’ approssimativa, ma non si può che riconoscere genuina nell’intenzione. E poi, è proprio quel genere di immagine che ha reso il nostro paese tra i primi nella produzione di cultura e di spettacoli al mondo.
Le note di Volare di Modugno, le tarantelle, la presenza di alcune maschere popolari, le ricercate atmosfere, sono il chiaro segno di voler dare una direzione allo spettacolo, di portare lo spettatore a vivere una esperienza con una chiara impronta, che di certo potrà ricordare con piacere, essendo passato dalle interpretazioni di un umile spazzino che impara a volare su cinghie aeree alla trasformazione di una fata alata davanti agli occhi del pubblico.
Ciò che si dimostra in questo spettacolo non è solo che è utile far seguire una chiara impronta al proprio spettacolo quando si sceglie un nome (qualche volta è capitato di vedere strutture con nomi per esempio di capitali senza poi aver visto anche un solo vago accenno sia scenico che stilistico alla capitale in questione) ma anche che questo nome dovrebbe essere pieno di significato, come è stato per i discendenti di questo ebanista italiano che andava a cercare miglior fortuna in America e invece ha trovato il destino della sua vita in Francia, dove la sua famiglia tutt’ora vive e lavora con passione e in ossequio a lui e alla propria storia dedica il suo spettacolo ogni giorno. E questa particolare disposizione d’animo traspare dalla pista e finisce nello sguardo del pubblico, che lo conferma con il suo applauso divertito.