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“Circo” estate: ecco tutti i contenuti e l’approfondimento su una storia lunga 250 anni

Nel 2018 il Circo compie 250 anni. Non li dimostra: è ancora vivo, pronto ad affrontare le sfide che si trova davanti e a difendere una tradizione che, sin dai tempi di Philip Astley, ha esportato arte e cultura in tutto il mondo. Per l’Italia questo potrebbe essere l’anno zero, il momento di ripartire valorizzando le eccellenze che ci invidiano e progettando il proprio futuro per almeno altri 250 anni. Di questo tratta l’articolo di Alessandro Serena pubblicato sulla nuova serie della rivista Circo, speciale estate. Il numero contiene diversi approfondimenti (box in fondo).

1768-2018 250 anni di Circo. E l’Italia riparte

di Alessandro Serena

Nel 2018 il Circo compie 250 anni. Non li dimostra: è ancora vivo, pronto ad affrontare le sfide che si trova davanti e a difendere una tradizione che, sin dai tempi di Philip Astley, ha esportato arte e cultura in tutto il mondo. Per l’Italia questo potrebbe essere l’anno zero, il momento di ripartire valorizzando le eccellenze che ci invidiano e progettando il proprio futuro per almeno altri 250 anni.

In occasione dei suoi 250 anni, consideriamo il Circo come il Re dello Spettacolo. Un sovrano la cui stirpe ha origini antichissime; un monarca illuminato che si trova a suo agio tra i nobili ma che si rivolge sempre al popolo. Tutto il reame sta celebrando l’anniversario. Anche la nostra rivista, che dallo scorso numero ha scelto una veste elegante consona al blasone dello spettacolo di cui è portavoce, ha preparato per l’occasione un numero eccezionale. Tanti autori per sondare il Pianeta Circo e regalarci una fotografia della situazione in Italia. Uno scatto che testimonia la vitalità del settore. Una realtà sempre pronta a mutare, adeguandosi alla contemporaneità ma con le radici ben salde in una tradizione gloriosa che è giusto ricordare a due secoli e mezzo da quando tutto è iniziato.

Gli albori
Riportare in maniera esaustiva tutte le tappe dell’impresa compiuta dal Circo nella sua storia sarebbe a sua volta un’impresa. Ci limiteremo allora a fornire alcune delle suggestioni più esemplificative per far comprendere la rilevanza ottenuta dall’arena di segatura nei suoi primi 250 anni. Tanto è infatti passato da quando Philip Astley (1742–1814) decide di presentare esibizioni equestri in una pista circolare che permette agli artisti di sfruttare la forza centrifuga per stare in equilibrio. Il colpo di genio dell’ex militare britannico è quello di affiancare ad esse diversi numeri: musicisti, uomini forzuti, giocolieri, funamboli, cani ammaestrati, acrobati e pezzi comici. Una formula semplice, meno segreta di quella della Coca Cola ma di altrettanto successo planetario. Il Circo diventa subito lo spettacolo più seguito. Raggiunge con velocità ogni angolo della Terra e si impone nell’immaginario di miliardi di persone. Negli stessi anni Joe Grimaldi (1778–1837) inventa un personaggio destinato a diventare iconico quanto Babbo Natale e riconosciuto più di Topolino: una sorta di contadino dal viso rotondo e di colore bianco macchiato di rosso. Signori e signore, il clown!

Circo a stelle e strisce
Mentre in Europa si afferma il modello incentrato sulle grandi famiglie circensi, che si tramandano di generazione in generazione i segreti di quest’arte, altrove lo sviluppo del Circo segue strade diverse ma altrettanto luminose. Spostiamoci negli Stati Uniti. È ciò che ha fatto anche Charles Hughes (1747-1797),
allievo di Astley, esportando il Circo in America e dando vita a quello che diventerà uno dei mercati più importanti a livello mondiale. Il nascente capitalismo USA trasforma lo Spettacolo Popolare in un’industria portentosa a colpi di marketing. John Bill Ricketts (1760 c.ca-1800) ha gioco facile nel promuovere la sua Equestrian’s Riding School a Philadelphia dopo che George Washington la visita diventandone uno sponsor vivente. Nel 1915 un altro presidente, Woodrow Wilson, dichiarerà: “Quando voglio rilassarmi mi piace assistere ad un buon spettacolo di varietà. Se vedi un brutto numero puoi essere ragionevolmente sicuro che il prossimo sarà migliore; mentre ad un cattivo lavoro teatrale non c’è nessuna via di scampo”. Tra gli eroi del Circo statunitense vanno citati almeno due nomi. Il primo è Buffalo Bill (1846-1917), che meravigliò l’Europa borghese col suo Wild West Show, attirando tra l’altro l’attenzione del Maestro dell’avventura Emilio Salgari che recensì ammirato lo spettacolo. Ma l’uomo che più di tutti ha contribuito a forgiare il Circo Usa è senza dubbio P.T. Barnum (1810–1891), ancora oggi sinonimo di intrattenimento formato extralarge, come i popcorn che intere generazioni di spettatori hanno gustato sulle gradinate del Ringling Bros. and Barnum & Bailey Circus. Partito come imprenditore “delle stranezze”, Barnum crea un impero che non sfigura di fianco ad altre multinazionali. Arriva ad agire praticamente in regime di monopolio, segnando in maniera indelebile la sua epoca e fissando standard insuperati nell’ambito dell’affabulazione e delle doti manageriali.

Il Circo e la Rivoluzione
Paese che vai, Circo che trovi. Se negli Stati Uniti sono le spietate leggi del mercato a regolare le fortune delle imprese circensi, in Russia è il controllo statale a dettare legge. Il modello del Circo di Stato nasce nel tumulto della Rivoluzione. Nel 1919 Lenin nazionalizza i teatri e i circhi. Ciò da una parte irrigidisce la creatività incanalandola nel solo esito possibile, ovvero l’esaltazione delle virtù comuniste, dall’altra fornisce un sostegno attento e costante che difficilmente si riscontra altrove. Nel 1927 si inaugura a Mosca la Scuola delle Arti del Circo e del Varietà e da quel momento l’Unione Sovietica diventa fucina di talenti. Nel 1930 viene affidata ad uno dei maggiori letterati nazionali, Vladimir Majakovskij, la realizzazione di Mosca brucia, spettacolo celebrativo del venticinquesimo anniversario della rivoluzione del 1905. I quindici circhi nazionali degli anni Venti diventano presto ottantasei. Quello di San Pietroburgo (ancora attivo), reca il nome di Gaetano Ciniselli (1815-1890) che lo ha fondato. Proprio a questo nostro connazionale Vittorio Emanuele conferisce il titolo di Cavallerizzo Onorario di S. M. il Re d’Italia e regala quattro stalloni del le scuderie reali. È come se oggi Mattarella omaggiasse Insigne. Il Circo “socialista” troverà poi un altro importante campione, ovvero la Cina. Nazione dalla cultura ancestrale (alcuni dei più antichi esempi di scuole di discipline circensi arrivano da Pechino), nei tempi moderni si caratterizza per l’estrema bravura tecnica dei suoi artisti, sempre tra i primi posti nelle competizioni internazionali, e per l’eccentricità degli stili proposti, a metà tra la tradizione asiatica e l’imitazione di canoni occidentali, talvolta ai confini del kitsch.

L’abbraccio con Stephanie di Monaco

Stelle, Soleil, ECA e FMC
Dopo la flessione registrata attorno agli anni Cinquanta del Novecento il Circo rinasce e, come sempre, prende nuove direzioni senza scordare le sue origini. Protagonista di questo nuovo colpo di scena è un piccolo Stato affacciato sul Mediterraneo. Nel 1974 il Principe Ranieri III di Monaco lancia la prima edizione del Festival Internazionale del Circo di Monte Carlo. Da allora la rassegna è la cartina tornasole del settore: più dei Mondiali di Calcio, ospita ogni anno il meglio della categoria in una competizione entusiasmante dove alla fine vincono sempre l’arte e la meraviglia. Avvicinandoci ai nostri giorni diventa sempre più complicato rendere conto del brulicante Pianeta Circo. I tendoni nascono come funghi, ma non solo: il Circo esce dal la pista, prima col nouveau cirque, che il grande pubblico imparerà a conoscere grazie al colosso canadese Cirque du Soleil, poi con una miriade di iniziative di stampo sociale che offrono ai partecipanti lo strumento del Circo per emanciparsi dalle loro condizioni di disagio. Dal Sudamerica (terra di conquista delle grandi famiglie circensi) all’Africa, passando per le strade di Bucarest dove Parada dona un futuro ai bambini abbandonati, lo Spettacolo Popolare conferma la sua vocazione solidale anche nel terzo millennio. Oggi ci sono grandi organismi internazionali che raccolgono le istanze della categoria. Tra i più attivi nel traghettare il Circo nel futuro, l’European Circus Association (che rappresenta 29 nazioni del Vecchio Continente) e la Fédération Mondiale du Cirque, la cui presidentessa onoraria è S.A.S. Stéphanie di Monaco, instancabile madrina del Circo.

Circo su tela e sul grande schermo
Nel corso dei secoli il Circo ha fatto innamorare tantissimi artisti e uomini di cultura: se nell’Ottocento Toulouse-Lautrec era di casa al Moulin Rouge ed immortalava nelle sue tele circensi e ballerine, tra Diciannovesimo e Ventesimo secolo Picasso dedica ai saltimbanchi alcuni dei suoi quadri più belli. In seguito è il cinema a rilanciare l’iconicità degli artisti del tendone grazie a capolavori quali Il Circo di Chaplin, Il più grande spettacolo del mondo di Cecil B. DeMille, Freaks di Tod Browning. Federico Fellini ha visto nel Circo il luogo ideale dove esprimere la sua poetica (I Clowns, La strada). Recentemente, dopo i due film dedicati al più grande funambolo della storia, Philippe Petit (il documentario premio Oscar Man on Wire e The Walk del regista cult Robert Zemeckis), è uscito il kolossal Come l’acqua per gli elefanti e, lo scorso Natale, The Greatest Showman, biopic dedicato a Barnum, interpretato dall’affascinante Hugh Jackman. Cosa attende il Circo nel futuro? Forse proprio il paragone col cinema può aiutarci ad avanzare ipotesi: se il grande schermo, che compete sempre più con piattaforme digitali, servizi streaming come Netflix, tablet e smartphone, si sta adeguando al nuovo panorama innovandosi in termini di produzione, distribuzione e creazione artistica, anche il Circo ha raccolto la sfida. Si scorgono già nuove direzioni ed il fermento non ha mai cessato di crescere. Quel che è certo è che, dopo 250 anni di storia, l’avventura non si arresterà. Ribaltando un antico motto dedicato ai re: Il Circo è vivo. Viva il Circo!

1768-2018
250 ANNI DI CIRCO
E l’Italia
riparte

DI ALESSANDRO SERENA

L’IMPRESA
ECCEZIONALE
Fare Circo in Italia oggi

DI FRANCESCO MOCELLIN

UNA STORIA,
MILLE BATTAGLIE
I 70 anni dell’Ente
Nazionale Circhi

DI ROCCO MAGGIORE

LA LEGGENDA DELLA
CITTÀ VIAGGIANTE
Storia degli italici tendoni

DI RAFFAELE DE RITIS

CIRCO REALE
Uno sguardo dai
sovrani della pista

DI ROBERTO BIANCHIN

SCALATA ITALIANA A
MONTE CARLO
I nostri connazionali
che fecero l’impresa

DI FLAVIO MICHI

CIRCO ITALIANO,
MERAVIGLIA MONDIALE
L’epopea tricolore nei
cinque continenti

DI ALESSANDRO SERENA

UN ABBRACCIO
MILLENARIO
La relazione tra uomo
e animale al Circo

DI ALESSANDRO SERENA

INCONTRARE
L’ALTRO DA SÉ
La storia degli animali nei tendoni

DI ETTORE PALADINO

AVVENTURA
NELL’ARCIPELAGO
DELLO SPETTACOLO
POPOLARE
Nasce una nuova sigla

DI NICOLA CAMPOSTORI

CIRCUS IS CIRCUS
Le ragioni del contemporaneo
DI ADOLFO ROSSOMANDO
DIFFONDERE
LA CIRCOMANIA
Progetti e idee per un Circo condiviso

DI NICOLA CAMPOSTORI

ACCADEMIA
D’ARTE CIRCENSE
Il vivaio dei nuovi talenti

DI ALESSANDRO SERENA