Uno dei principali problemi dei nostri complessi circensi di ogni dimensione è quello dell’identità, vorremmo quasi dire della personalità, come si usa affermare talvolta nel linguaggio calcistico in riferimento a qualche squadra. Ovvero spesso manca da parte delle direzioni che guidano le imprese un’idea precisa dello spettacolo che
si vuole allestire, della linea estetica da seguire: il risultato finale è sovente il frutto di circostanze abbastanza casuali piuttosto che non di scelte effettive. Insomma, si ingaggiano le attrazioni che capita avendo in mente alcuni schemi tipici dei circhi dei decenni passati. Ma non è sempre così e con una certa maggior frequenza negli ultimi anni assistiamo al fenomeno di strutture anche di medie e piccole dimensioni condotte da giovani con le idee chiare in tema di prodotto da offrire alla clientela, capaci proprio per questo di ottenere risultati sorprendenti o, comunque, in controtendenza rispetto alla media generale. Il Circo Apollo della famiglia Anselmi è uno di questi esempi.
Il tentativo è quello di emulare la linea estetica di Roncalli e del Florilegio, giusto per capirci, proponendo l’idea di compagnia vera e propria e sorpassando il cliché della mera successione di numero a numero. Il risultato è un’elegante bomboniera in cui cura di luci, costumi e scelta delle attrazioni dà subito allo spettatore che ne varca i confini l’impressione netta di avere a che fare con un circo un po’ diverso dal solito: basti pensare alla carovana che ospita il bar, un pezzo di fine ‘800 proveniente dalla famiglia Bouglione. L’avventura dell’Apollo prende il via assai recentemente, nel marzo 2007, nel modenese – dapprima in società con Massimiliano Rossi e poi a conduzione esclusiva di Elvio Anselmi e della sua famiglia – mettendo in luce subito una vocazione esterofila che porta il piccolo complesso a trascorrere larga parte dell’anno oltreconfine, in Grecia, Turchia, Croazia e Slovenia. Tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009 lo chapiteau bianco ha piantato a Lugano per il periodo natalizio risultando così l’unico circo italiano ad entrare in Svizzera dal 1973 (in quell’anno toccò a Gerardi tentare la sorte in terra elvetica).
Quest’anno, per la seconda volta consecutiva, l’Apollo trascorre le festività di fine anno a Roma, incurante dell’agguerrita concorrenza, proponendosi come prodotto medio piccolo alternativo ai colossal presenti in loco. Forse il settore in cui si può ancora migliorare è quello della pubblicità iconografica che non rende abbastanza l’idea della differenza del prodotto offerto.
Lo spettacolo 2011-2012 si articola sotto uno cha- piteau rotondo di ventotto metri e si basa sulle forze di famiglia, naturalmente, ma pure su un certo numero di artisti ingaggiati di buon livello tanto che la pista rialzata utilizzata risulta assai più “frequentata” rispetto a quanto accade anche in complessi più blasonati. Dopo l’opening gitana, la ribalta è occupata dalla versione attualizzata del numero dei ciclisti che ha sempre caratterizzato gli Anselmi – con o senza l’intervento degli scimpanzé – prima dai Casartelli e poi dagli Alessandrini. Elvio presenta sempre con successo la sua performance al filo basso (che comprende il salto mortale) mentre il padre Gianni si occupa delle riprese comiche e della conosciuta presentazione del “cane comico” alla Old Regnas.
Tra i contributi degli artisti spiccano la brillante Sue Ellen Sforzi (artista formatasi dall’Accademia del Circo) con le sue contorsioni che culminano con la freccia scoccata da un arco azionato con i piedi e l’inossidabile Frankie Bogino che, oltre alla sua nota entrata da eccentrico alla George Karl, presenta un’efficace versione della ventriloquia che si discosta dai clichè oggi in auge un po’ dovunque.
Completano il quadro Lenny Alvarez, giocoliere di personalità, Nives Caroli Quiros con l’hula-hop e Samantha Caroli con le spade in equilibrio, mentre una vecchia conoscenza delle piste europee come Jean-Pierre Ferri si cimenta con buoni risultati con un gruppo di Jack Russell e un danese presentanti anche con alcune combinazioni di magia. L’obiettivo dichiarato di questa insegna è quello di coinvolgere e stupire gli spettatori, di offrire loro più di quanto non si aspettino da un complesso di queste dimensioni: possiamo dire che lo scopo è pienamente raggiunto e che la strada imboccata dagli Anselmi sia una di quelle più intriganti.
Francesco Mocellin
L’articolo compare sul numero di gennaio della rivista Circo.