Skip to content Skip to footer

Circhi in esilio? Meglio esiliare il fanatismo animalista

Il presidente Buccioni alla manifestazione dei circhi davanti a Montecitorio
L’animalismo radical-chic con profonde venature intellettuali di fondamentalismo, che sfila oggi a Milano e che chiede che ai circhi vengano tolti diritti costituzionalmente garantiti, è una lobby che difende i propri interessi e contribuisce ad affossare lo spettacolo e la cultura in Italia, già piegati da scelte politiche nefaste.
Il circo italiano significa arte, cultura, tradizioni che affondano le loro radici in alcuni secoli di storia. Decine di premi ad artisti italiani vengono consegnati nei maggiori Festival internazionali, a partire da quello di Montecarlo. Il circo italiano è celebrato in tutto il mondo. Sviluppa un indotto che è uno dei fiori all’occhiello della imprenditoria italiana: la costruzione di chapiteau (i caratteristici tendoni dei circhi), gradinate e ogni altra attrezzatura connessa, esportati ovunque.
Che cosa, secondo gli animalisti, sarebbe in grado di oscurare tutto questo? Una giraffa uccisa dalle “competenti autorità” una volta che è stata fatta scappare dal circo? Ancora una volta la consistenza del fenomeno è inesistente se la si confronta con gli incidenti sul lavoro che avvengono in tutti i settori, compresi quelli fra le mura domestiche: bambini e adulti sbranati dai cani, cavalli morti in gare sportive, cani che finiscono la loro esistenza dietro le sbarre di canili lager mantenuti con i soldi dei Comuni e dunque dei cittadini.
Il circo con gli animali è una realtà presente in tutto il mondo, dagli Stati Uniti alla Russia, passando per la stragrande maggioranza delle nazioni Ue, a partire da Francia, Germania, Regno Unito e Spagna. L’orientamento delle moderne democrazie è quello di regolamentare la presenza degli animali nei circhi garantendo ai massimi livelli standard di benessere, non di vietare gli spettacoli con animali. L’animalismo di stato sta invece radicando soprattutto in Paesi che hanno qualche “problemino” più importante rispetto a quello dei circhi: dissesto economico, povertà, corruzione, violazione delle libertà politiche e di espressione.
Si scordino gli animalisti che il circo rinunci alla propria storia, continuando a portare in giro lo spettacolo dell’armonia fra l’uomo e l’animale, che anche in questo weekend riempie i tendoni di tutta Italia, sei solo a Milano e dintorni. Se poche e influenti lobby animaliste con la pancia e il portafoglio pieni riuscissero a costringere i circhi a diventare, con la forza e contro la volontà popolare, un comparto della cultura italiana in esilio, vorrà dire che il fondamentalismo avrà prevalso sulla ragione, sul buonsenso e sulla democrazia.
La rappresentazione del circo che oggi viene fornita dalle associazioni animaliste (che hanno uno status giuridico di Onlus di “utilità sociale” ma che ogni giorno combattono imprese e interi settori lavorativi che danno lavoro a milioni di persone) che sfilano a Milano, non ha nulla a che vedere con la realtà.
Quella del circo è una comunità operosa, che vive del proprio lavoro e non (come, mentendo, sostengono gli animalisti) di contributi pubblici, visto che quelli che riceve sono nient’altro che elemosina: 2 milioni di euro l’anno per 100 circhi, e va detto che i grandi complessi spendono dai 10 ai 20 mila euro al giorno. Così tanti circhi restano in vita per una sola ragione: perché c’è un pubblico che acquista il biglietto e che chiede di vedere gli animali. Il circo è e resta uno spettacolo popolare e in esso è possibile vedere da vicino animali che il popolo non potrebbe altrimenti vedere.
Il circo è la comunità per antonomasia connotata da valori multietnici, multireligiosi, multilinguistici, un modello di tolleranza tra fedi, generi e popoli diversi.
Il “circo equestre” ha ricevuto lo scorso 6 novembre al Quirinale il Premio “Vittorio De Sica”. La grande famiglia del circo italiano, insieme al mondo dello spettacolo popolare, il 30 novembre e 1 dicembre prossimi, sarà in Vaticano per una storica Udienza con Papa Benedetto XVI.

Antonio Buccioni, presidente Ente Nazionale Circhi