Nei giorni scorsi in due stati europei ci sono state delle valutazioni politiche e giuridiche opposte in merito all’utilizzo di animali selvatici nei circhi.
In Austria, paese in cui vige da parecchi anni il divieto di utilizzo nei circhi di animali non addomesticati, la Corte Costituzionale ha ritenuto legittimo tale divieto. La decisione è stata motivata dal fatto che la legge in questione non vieta l’esercizio dell’attività di spettacolo circense, ma ne limita le condizioni, ammettendo solo l’utilizzo di animali domestici. Restrizione considerata come legittima e rientrante nei poteri degli organi legislativi austriaci.
Nella logica del diritto decisioni e divieti del genere possono essere giustificate qualora il legislatore possa ritenere che una data situazione presenti una probabilità molto elevata di configurare una situazione di reato. Nel nostro caso il legislatore austriaco ha valutato che la detenzione e l’utilizzo di animali selvatici nei circhi presenta un rischio talmente elevato di non assicurare condizioni di benessere agli animali che ha preferito vietarne l’utilizzo a scopo preventivo.
Ovviamente un qualsiasi legislatore per stabilire un divieto fondato su presupposti del genere deve dimostrare di avere elementi di valutazione validi e documentati.
Nel caso dell’Austria, gli oppositori a tale provvedimento di divieto hanno contestato che la legge ha vietato l’uso di animali selvatici nei circhi ma non nei film o negli spot pubblicitari. E quindi non si capisce dove stia la differenza ai fini del benessere. E su questo punto la Corte austriaca non ha dato nessuna spiegazione.
La linea politica decisa dalle autorità austriache si basa sul concetto di: “vieto piuttosto che controllare”.
Altre nazioni, e in ambito UE sono per fortuna la maggior parte, hanno scelto la strada opposta. Cioè quella di stabilire delle norme e delle regolamentazioni sull’utilizzo di animali nei circhi. Francia, Svizzera, Italia, Gran Bretagna, Olanda, Germania, ne sono un esempio.
Anche se le varie associazioni animaliste continuano a chiedere l’abolizione totale degli animali nei circhi, e periodicamente riescono ad avere riscontri fra i politici, con la presentazione di disegni di legge ad hoc.
L’ultimo caso del genere si è verificato in Germania, ma il Parlamento tedesco ha respinto la mozione in quanto ha ritenuto che per l’obiettivo richiesto, ovvero il benessere animale, non fosse necessario un divieto generalizzato. Sulla base delle informazioni e delle risultanze scientifiche sull’argomento, il Parlamento ha ritenuto che ad oggi sia preferibile e adeguato il criterio di regolamentare la detenzione degli animali nei circhi, e verificarne il rispetto da parte degli interessati.
Mi sembra una decisione saggia e pragmatica (da buoni tedeschi!). Da questo punto di vista l’Austria non ci fa una bella figura, soprattutto là dove crea una disparità ingiustificata tra lo spettacolo circense e quello cinematografico. E da qui potrebbero partire tanti commenti e ipotesi…
Ma una ci sentiamo di farla. Ci sembra come ancora una volta l’obiettivo che si voglia tutelare non sia tanto quello del benessere animale, quanto quello di un vago e soggettivo concetto di “spettacolo educativo”.
Concetto che rientra in un contesto di valutazione culturale, psicologia, antropologica, e chi più ne ha più ne metta. E su cui le leggi dovrebbero entrare poco o niente, per non rischiare di far rientrare dalla finestra quella censura che almeno a parole abbiamo fatto uscire dalla porta.
Anche perché, se si volessero e potessero vietare gli spettacoli che non si ritengono educativi, ce ne sarebbero da togliere di mezzo.
Ettore Paladino