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Circhi e animali: l’esempio della Svizzera

In Svizzera esiste la Psa, l’organizzazione che si occupa della protezione degli animali. Ha appena reso noto un dettagliato rapporto (56 pagine in tutto) nel quale ha messo nero su bianco gli esiti dei controlli effettuati sui circhi elvetici, attestando che il circo Knie, complesso di lunga e rinomata tradizione e prestigio ben oltre i confini della Svizzera, “tratta i propri animali come componenti della famiglia circense”. Il rapporto lo si può leggere integralmente, ma quello che vale la pena sottolineare è una questione di metodo e di affronto del “problema”, se così lo si vuole chiamare.
Primo. Sotto i tendoni gli animali possono vivere bene, anzi benissimo, non esiste una controindicazione teorica né pratica alla loro coabitazione con l’antica arte della pista.
Secondo. In Italia chi non vede di buon occhio – del tutto legittimamente, sia chiaro – la presenza degli animali negli spettacoli circensi, è propenso ad indossare l’elmetto e a fare le barricate a prescindere. Cioè senza curarsi della realtà delle cose. Non si pone nemmeno la preoccupazione di andare a verificare. Purtroppo questa logica ha fatto presa anche su alcuni amministratori comunali che, anziché applicare la legge vigente, si sono messi a vietare “per principio”, calpestando il quadro normativo che il legislatore ha stabilito quando ha inserito in un contesto di regole l’attività svolta dai circhi e dallo spettacolo viaggiante.
Terzo. La Psa parte da un presupposto trasparente: visto che la legislazione vigente consente l’attività dei circhi con animali (e solo una carica ideologica cieca da tagliatori di teste può pensare di spazzare via una tradizione artistica secolare), perché così ha deciso il legislatore, quella che va attuata è la vigilanza per verificare che agli animali sia garantito il benessere, la cura, il rispetto. Il resto, infatti, deve essere lasciato alla libera scelta del pubblico pagante e non ai tagliatori di teste. E magari anche alla responsabile decisione delle imprese circensi di ridurre le specie esotiche impiegate, privilegiando le specie che meglio si adattano alle condizioni di vita dei circhi. Come sta avvenendo in Svizzera. In Italia, ad esempio, primati ed orsi sono stati progressivamente tolti dai circhi a partire dagli anni ’80 per decisione dell’associazione di categoria dei circensi.
Anche il caso della Svizzera, insomma, dice che è tempo di ragionevole e pacato confronto, mettendo al primo posto il rispetto degli animali, e smettendola di considerare la gente del circo alla pari di una categoria da eliminare.