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Circhi e animali: “Donna Moderna” apre il confronto

Il confronto fra Mainardi e Serena su Donna Moderna in edicola
Il confronto fra Mainardi e Serena su Donna Moderna in edicola
“Giusto vietare gli spettacoli con gli animali?” E’ questa la domanda che Donna Moderna ha posto a Danilo Mainardi, etologo, e ad Alessandro Serena, docente di Spettacolo circense all’Università di Milano.
Non lo diciamo noi perché siamo la testata del circo italiano e della sua associazione di categoria, ma i toni da animalista senza se e senza ma usati da Mainardi non convincono. E poco importa che “la parola ai lettori” (quanti?) dia un risultato improbabile a favore del si.
“Sì” è la risposta di Mainardi, perché “è una questione etica: divertirsi guardando chi soffre non è giusto. E gli animali che si esibiscono al circo o sul palcoscenico soffrono. Sono sottoposti a tanti stress, dalla cattività ai lunghi addestramenti”. Ma se questo giudizio fosse applicato a tutti gli animali che si interfacciano con l’uomo nella nostra società bisognerebbe vietarli tutti: liberare cani e gatti dagli appartamenti, non parliamo poi dei cavalli negli ippodromi, dei cani nei canili, delle migliaia di animali esotici che si trovano nelle case degli italiani e tanto altro.
“Gli spettacoli con esemplari ammaestrati vanno vietati anche per ragioni culturali”, sostiene ancora Mainardi, “scimpanzé e delfini sono costretti a compiere azioni innaturali e ridicole. E mostrare a un bambino un elefante in equilibrio su due zampe non serve a farglielo conoscere meglio o a dargli prova della sua intelligenza: gli fa solo vedere un altro essere vivente servo dell’uomo”. Quanto ci sia di “scientifico” in queste valutazioni ognuno può giudicarlo da sé. Facile comunque contrapporre alle opinioni di Mainardi quelle del prof. Alberto Simonetta, a lungo docente di Zoologia e di Anatomia Comparata, ma anche di Storia delle Scienze all’Università di Firenze, in passato componente la Commissione di studio per la conservazione della Natura del Consiglio Nazionale delle Ricerche, membro dei consigli d’amministrazione dei Parchi Nazionali d’Abruzzo, della Calabria e dello Stelvio, della Commissione Antilopi dell’International Union for the Conservation of Nature, e tanto altro: “Quando mai un bravo addestratore, che sia di cani o di tigri, usa la ”prepotenza”? Certo ci sono e ci sono sempre stati gli energumeni che vogliono “sottomettere” il loro cane a bastonate, ma sono, nella migliore delle ipotesi, semplicemente degli ignoranti. I veri risultati si ottengono quando si stabilisce un rapporto affettivo in cui l’animale collabora con entusiasmo. I nostri animalisti potrebbero riflettere sul caso classico di cani che, quando vogliono andare a spasso, vanno a cercare il guinzaglio e lo portano al padrone”, dichiarò in una lunga intervista a Circo.it il professor Simonetta. E ancora: “Gli animali nati in cattività sono praticamente animali domestici, almeno se vivono a contatto con l’uomo fin dalla nascita”. E poi: “Si è constatato che anche gli animali degli zoo stanno meglio se vengono addestrati a compiere dei “lavori” che li distraggono e li fanno divertire. In alcuni zoo che hanno sufficiente personale qualificato, molti animali nelle ore di chiusura vengono impiegati in vari lavoretti: ad esempio alcune scimmie sono usate per lanciare i pesci alle foche o gli elefanti per lavorare alle pulizie”. E ancora: “Il problema per la salute fisica e mentale dei mammiferi, tanto domestici che selvatici, è l’uso del tempo: vediamo continuamente dei poveri cani di grosse dimensioni confinati su un terrazzo. Ogni mammifero è costruito per lavorare, cioè cercare di procurarsi il cibo, mediamente per un certo tempo ogni giorno e riposare il resto del tempo. Le ore di addestramento e di spettacolo suppliscono precisamente a quelle che, in natura, lo stesso animale spenderebbe per guadagnarsi da mangiare”. Per concludere: “La vera e massima utilità del circo è quella di far vedere come sia possibile raggiungere con quasi ogni sorta di animali, un vero rapporto di collaborazione, come sia possibile, per un bambino, giocarci insieme, ma anche come si deve imparare a giocare con gli animali, che non sono dei peluche. Molti degli incidenti che purtroppo succedono ai bambini sono dovuti al fatto che essi non vengono adeguatamente educati ad interagire con i vari tipi di animali e a capirne il “linguaggio”. Sotto questo aspetto il potenziale educativo dei circhi mi sembra ancora poco sfruttato. Non vedo alcuna ragione per vietare spettacoli con animali di qualsiasi genere. Come ho detto in principio, i proprietari degli animali hanno un preciso interesse nel benessere delle loro ‘proprietà’ ed i bravi addestratori hanno in più un legame affettivo con i loro animali”.
Due importanti studiosi e conoscitori di animali ma, come si vede, le tesi sono opposte.
“No”, replica Serena, non è giusto vietarli. “Perché tutti se la prendono con il circo e nessuno critica gli ippodromi o le gare di agility dei cani? Smettiamo di pensare che i domatori siano dei criminali: non solo si prendono cura dei loro esemplari, ma stabiliscono un rapporto profondo di cui gli animali hanno bisogno”. Serena spiega anche che “non si può cancellare un’arte dalla lunga tradizione, come quella circense. I suoi spettacoli regalano emozioni e fanno volare la fantasia. In Svizzera alcuni show hanno espliciti fini educativi, perché mostrano specie nemiche che imparano ad aiutarsi. E l’Ente di protezione degli animali ha addirittura festeggiato i suoi 150 anni in un circo”.

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