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Circhi e animali: basiamoci sulla scienza e non sui preconcetti. Paladino replica a Fnovi

Ettore Paladino (in primo piano) in una assemblea all’Agis

Sul numero 7 della rivista di Fnovi, 30giorni, è stata pubblicata una intervista a Gustavo Gandini (oltre ad una a Raffaella Cocco). Il titolo del servizio prende spunto, con evidente sarcasmo,  da una citazione (decontestualizzata) contenuta nel documento dei veterinari pubblicato lo scorso maggio.
Il dottor Ettore Paladino, veterinario, ha inviato al periodico della Fnovi la seguente replica, che anticipiamo su Circo.it. E’ consigliata la lettura perché fa chiarezza su tutto e scrosta quella patina di ideologia animalista che purtroppo viene appiccicata anche da chi dovrebbe valutare l’argomento circhi e animali alla luce della scienza e non della doxa.

di Ettore Paladino (Medico Veterinario)

Spett.le
REDAZIONE “30GIORNI”

Come Medico Veterinario iscritto all’Ordine, e firmatario del comunicato di replica alle dichiarazioni FNOVI pubblicato su www.circo.it in data 17/05/2017 chiedo di intervenire nel dibattito relativo all’impiego degli animali nei circhi, a commento di quanto pubblicato sulla rivista 30giorni di luglio 2017.
In merito alle dichiarazioni del prof. Gustavo Gandini espongo le mie osservazioni e smentite ad alcuni punti della sua intervista.

Normative emanate da altri Paesi sugli animali nei circhi
Ho di recente scritto un articolo (1) in cui analizzo le norme di divieto emanate da alcuni Stati, soprattutto quelli della Unione Europea. Fonte bibliografica di riferimento è stato il report di Harris & c. citato dallo stesso Gandini (2). E’ scorretto dire che 18 paesi della UE hanno vietato “tout-court” l’uso di animali nei circhi. Molti paesi lo hanno fatto solo per animali selvatici, alcuni solo per animali catturati, altri solo per animali compresi nelle appendici CITES. E spesso con deroghe, che in alcuni casi pongono seri interrogativi (vedi Bulgaria e Rep. Ceca che vietano l’uso di animali selvatici, ma escludono dal divieto i delfini). Va precisato anche che la Danimarca e la Svezia avevano vietato l’uso dei felini selvatici già dagli anni ’60, ma per motivi di sicurezza. E’ scorretto anche dire che gli altri 10 paesi non hanno dimostrato attenzione al problema. In Francia l’uso di animali nei circhi è regolamentato a livello nazionale; in Germania e Italia ci sono delle linee guida sul mantenimento della maggior parte di animali utilizzati nei circhi. Nel Regno Unito, Inghilterra, Scozia e Galles hanno regolamentato anch’essi il settore. Questi tre stati del Regno Unito sono arrivati alla regolamentazione dopo aver valutato il problema e concluso che non ci sono evidenze sufficienti per giustificare un divieto (3). In Italia è giusto di pochi giorni fa la modifica del testo del Disegno di Legge 2287bis/2017 approvata al Senato, con cui si prevede non più la graduale “eliminazione” degli animali nei circhi, ma il graduale “superamento”. Formula un po’ sibillina, se vogliamo, ma con cui il legislatore evidentemente non accetta il principio del divieto totale.

Auspicio rivolto ai Comuni italiani
Nel 1994 fu emanata la prima sentenza di rigetto di un’Ordinanza del comune di Rovereto (TN) con cui si vietava l’attività a circhi che utilizzavano animali. Da allora non si contano più le ordinanze emesse dai Comuni, e puntualmente gli annullamenti disposti dai TAR competenti. Il principio giuridico è sempre lo stesso, ribadito in tutte le sentenze: un Comune non può vietare a priori un’attività prevista come lecita dallo Stato; può farlo solo per motivi contingenti da accertarsi caso per caso. Ciò nonostante ancora i Comuni si lanciano nell’emanare Ordinanze in tal senso, pressati anche da associazioni animaliste o correnti di opinioni. Il problema è che contro tali Ordinanze devono essere presentati dei ricorsi da parte dei titolari di imprese circensi, con spese legali, aggravi di tempi e di costi. Mentre a carico dei Comuni e dei Sindaci che hanno emesso le ordinanze, anche se vengono poi annullate, non interviene nessuna penalizzazione economica. Il che è evidentemente molto ingiusto.

Opinione dei cittadini italiani
Si fa sempre più spesso riferimento al rapporto Eurispes 2016 relativo agli animali (4); si tratta di un’indagine statistica, con cui si valutano le opinioni di un campione di intervistati in merito ad alcuni aspetti relativi all’impiego di animali, e le variazioni rispetto ai dati raccolti nel 2015. In merito all’alimentazione, si riporta l’aumento del numero di vegetariani e vegani di 1.500.000 di persone. Ci sembra ovvio che tale dato risulti da un’estrapolazione statistica relativa al campione di intervistati. Così come i valori percentuali relativi all’uso di animali nei circhi (71,4% di contrari nel 2016 rispetto al 68,3% del 2015). Visto che il 71% degli italiani significa oltre 40 milioni di persone, o 28 milioni nel caso della fascia di età 15-64 anni, è chiaro che l’intervista non può aver riguardato tutte queste persone. E sappiamo tutti come questi dati estrapolati dal campione alla popolazione sono soggetti ad errori statistici. Oltretutto l’Eurispes non fornisce alcun dato sul criterio di selezione del campione. Altro dato che fa pensare, è che su questo stesso campione di intervistati aumentano i contrari a circhi e zoo, e invece diminuiscono i contrari a delfinari (56,3% contro i 64,8% del 2016), caccia e allevamenti di animali da pelliccia. E’ una tutela degli animali un po’ strana quella espressa dal campione, o, come la enuncia l’Eurispes, dai cittadini italiani!
Se vogliamo avere qualche dato in più sul rapporto fra cittadini italiani e circhi con animali possiamo allora riferirci ai dati relativi agli ingressi, che sono poi quelli che contano realmente. I dati dell’Osservatorio dello Spettacolo mettono a confronto alcuni indici degli anni 2010 e 2015 per le principali categorie di spettacolo (teatro, lirica, arte varia, altri, e circo). Il circo, pur a fronte di una riduzione del numero di spettacoli (dovuta anche alla riduzione dei complessi circensi in attività), è l’unico settore che vede un aumento del volume d’affari (intesa come somma della spesa al botteghino e spesa del pubblico). Per cui oltre alle proiezioni statistiche, bisogna tenere anche conto del dato oggettivo riferito agli aspetti economici. Che poi, come per qualsiasi attività produttiva, sono quelli su cui si basano orientamenti e scelte degli imprenditori circensi.

Documento della FVE 2015
Le argomentazioni portate dalla FVE a sostegno della eliminazione degli animali, selvatici, dai circhi sono alquanto discutibili e basate su presupposti non adeguatamente supportati dal punto di vista scientifico. Proprio a questo proposito voglio sottolineare alcuni dei riferimenti bibliografici citati nel documento.

Elephants in circuses: analysis of practice, policy and future” by Animals and Society institute J. Bradshaw
Questa pubblicazione si basa principalmente sulle dichiarazioni di Tom Rider, dipendente del circo Ringling negli USA, che aveva denunciato gravi maltrattamenti a carico degli elefanti presenti presso questo circo. Nel 2012, a seguito di una causa giudiziaria attivata dalla direzione del circo, Tom Rider è stato riconosciuto colpevole di falsa testimonianza, in quanto le notizie da lui dichiarate non erano assolutamente vere. Il movente di tale comportamento è stato accertato dalle indagini giudiziarie: Rider era stato pagato dalla associazione animalista ASPCA (190.000 $) per diffondere queste false notizie. Questa e un’altra associazione hanno dovuto versare alla direzione del circo, a titolo di indennizzo, un totale di circa 25 milioni di dollari. (5,6)

Defra report on draft Wild Animals in Circuses Bill (April 2013)
La Defra ha concluso in questo lavoro che non ci sono evidenze scientifiche sufficienti a dimostrare che gli animali selvatici detenuti e utilizzati nei circhi abbiano condizioni di benessere peggiori rispetto ad altre situazioni di cattività. Infatti in Inghilterra l’impiego di questi animali è stato regolamentato ma non vietato.
Sono stati pubblicati diversi lavori di ricerca, sul campo, relativi agli animali nei circhi, che sono arrivati a conclusioni favorevoli, ma nessuno di questi è stato citato dalla FVE, per cui si presume che non sia stato neanche considerato. E questo non è corretto dal punto di vista scientifico.
La FVE conclude e riassume che il ruolo scientifico, conservativo ed educativo degli animali selvatici nei circhi è nullo, parole riprese dal prof. Gandini nella sua intervista. Mi permetto però di precisare che:
– pochissimi ricercatori si sono interessati agli animali dei circhi per studi che non fossero finalizzati esclusivamente a evidenziare le loro condizioni di benessere o meno (studi purtroppo spesso iniziati non per raccogliere evidenze, ma per dimostrare una tesi di partenza, ovvero che fossero in condizioni di scarso benessere);
– non mi sento all’altezza di dissertare sul ruolo conservativo, ma mi sento di dire che, a fronte di una riduzione sempre più massiccia degli esemplari di alcune specie selvatiche nel loro habitat naturale, la riserva genetica costituita da animali in cattività (circhi compresi), se non oggi, domani potrebbe forse tornare molto utile;
– come veterinario non posso esprimermi professionalmente sul ruolo educativo, lasciandolo a chi è più titolato di me. Come persona, ritengo comunque che l’addestramento degli animali selvatici nei circhi, e la successiva esibizione, fa percepire allo spettatore la possibilità di stabilire un rapporto fra creature diverse, a volte anche ostili, e quindi di riduzione delle barriere. In primis appunto tra uomo e animali selvatici e/o cosiddetti “feroci”, e in generale con gli animali tutti. Non è una mia supposizione. Nei primi dell’Ottocento, quando si iniziarono a presentare nei serragli esibizioni di animali come leoni, tigri ed orsi, l’impatto psicologico sul pubblico fu enorme perché ci si rese conto che certe specie di animali non erano affatto “intrattabili”, ma potevano entrare in relazione con l’uomo se trattate bene. Oggi c’è un grande bisogno di ristabilire un contatto con la natura, e con gli animali che ne rappresentano la parte più attiva, più vicina all’uomo. A cavallo degli anni ’90 si sviluppò a livello cinematografico un ricco filone di storie in cui uomini, per lo più bambini, stabilivano un rapporto con animali selvatici (11). Il filone continua ancora oggi, seppur modificato scenicamente, in quanto si ricorre a film d’animazione piuttosto che utilizzare personaggi ed animali in carne e ossa. Ma lo spirito rimane uguale.

“La coercizione all’esercizio propone un rapporto uomo-animale non rispettoso…”
Cito testualmente la frase del prof. Gandini per contestarla. Si utilizza l’espressione “coercizione all’esercizio”. Non è una opinione, ma un’affermazione. Per cui va dimostrata. In base a che cosa, a quali evidenze raccolte direttamente o documentate, si utilizza questa espressione? L’addestramento degli animali è una pratica antica quanto l’uomo, o meglio che va di pari passo con l’addomesticamento. Ci sono sempre state, e ci sono tuttora, tantissime forme di addestramento degli animali, in svariati settori. I meccanismi di addestramento, se corretti, non cambiano a seconda del contesto, e non cambiano a seconda che l’animale sia domestico o selvatico. Per cui ritengo assolutamente scorretto che per il circo si usi tout-court il termine “coercizione”

Selezione degli animali selvatici
Non voglio certamente contraddire uno studioso del settore, come il prof. Gandini, in termini di selezione a proposito degli animali selvatici presenti nei circhi. Pur se molte di queste specie, anzi tutte le specie che continuano ad essere diffuse nei circhi, si riproducono normalmente in cattività, sicuramente i tempi sono ancora brevi perché si arrivi a delle modifiche morfo-funzionali. Però non è neanche vero che nei circhi non si faccia un minimo di selezione. Basata certo più su valutazioni morfologiche e comportamentali, che non su una valutazione genetica dei caratteri. Però sicuramente la selezione in favore di soggetti più docili, più disponibili al rapporto con l’uomo, più adattabili alla cattività, è intervenuta già da tempo.

Benessere degli animali selvatici nei circhi – benessere dei singoli individui
Non riesco a capire il senso di questa doppia valutazione. Ciò che veramente conta è il benessere dei singoli individui. Per cui si deve partire dalla valutazione di un campione di soggetti osservati sufficientemente significativo, per poter estendere i risultati a tutta la popolazione di animali selvatici detenuti nei circhi. O, meglio ancora, facendo delle valutazioni su tutti i soggetti presenti. Come dice lo stesso Gandini, esistono i metodi per effettuare la valutazione del benessere nell’individuo. Per cui è da questa che si deve partire, non dall’astrazione che, in quanto appartenenti ad una specie selvatica, nessun individuo presente nei circhi può trovarsi in una condizione di benessere adeguato.

Competenze del Medico Veterinario
E’ ovvio che il Medico Veterinario che si occupa degli animali selvatici ed esotici presenti presso i circhi debba avere adeguata preparazione. E’ interesse dei circensi per primi. L’Ente Nazionale Circhi già da cinque anni ha attivato un elenco di veterinari giudicati esperti e referenziati, cui i circensi possono rivolgersi. E sarebbe auspicabile che anche i veterinari del Servizio Sanitario Nazionale, chiamati ad effettuare i controlli sulle condizioni di detenzione e di benessere degli animali nei circhi, ricevessero una preparazione adeguata.

Linee guida della Commissione CITES
Premesso che le linee guida attualmente vigenti sono ancora quelle del 2000 (l’aggiornamento del 2006, pur se facilmente reperibile in rete, non è mai stato emanato dal Ministero dell’Ambiente con atto amministrativo), mi ha profondamente stupito l’affermazione del prof. Gandini, o meglio la domanda provocatoria sul perché questo documento non è mai stato utilizzato per anni. Evidentemente non si conosce la realtà delle cose. Già dopo ben poco tempo gli organi di vigilanza sul territorio (veterinari del SSN e Corpo Forestale), hanno iniziato a verificare che i circhi disponessero di tutte le procedure previste dalle Linee Guida e che le condizioni di detenzione fossero conformi agli standard previsti (per le specie che le stesse Linee Guida hanno considerato). Basta informarsi presso qualunque ASL o presso qualunque circo per avere conferma di quanto sto dicendo.
Viene poi criticato quanto enunciato dalla Linee Guida stesse, ovvero che il mancato rispetto delle stesse non configura automaticamente una situazione di maltrattamento. Critica assolutamente infondata e scollegata dalla ratio di tutte le normative che disciplinano il benessere animale. Una normativa stabilisce criteri relativi alle strutture ed ai metodi di detenzione degli animali. Ma la condizione di benessere deve essere valutata esclusivamente mediante indicatori “animal-based”, e quindi mediante la valutazione del singolo animale. Nessuna delle ormai tante normative relative al benessere degli animali domestici prevede che, in caso di violazione della stessa, si configuri in automatico una situazione di maltrattamento. E guardando la medaglia dal suo rovescio, a proposito fra l’altro di zoo, e quindi di animali selvatici, il decreto legislativo 73/2005 (7), recepimento della direttiva 1999/22/CE, parte direttamente dal punto di arrivo. Infatti per la detenzione degli animali negli zoo, non si parla assolutamente di dimensioni dei recinti, e di nessun requisito strutturale. I criteri di detenzione sono tutti basati sul rispetto di obiettivi animal-based, ovvero di garantire tutta una serie di condizioni fisiche e psicologiche agli animali.

Ricerche scientifiche sull’argomento – report di Harris, Dorning&Pickett
In merito alla ricerca scientifica sugli animali nel circo, si cita solo l’ultimo di tali lavori, che poi non è una vera e propria ricerca, perché non è stata effettuata alcuna osservazione sul campo. Vero è che si cita un numero elevatissimo di fonti bibliografiche (952), ma se si vanno a vedere una per una si scopre che pochissime si riferiscono a studi e indagini effettuate nei circhi. La stragrande maggioranza si riferisce a studi fatti su animali selvatici in zoo e delfinari o nel loro ambiente d’origine. E si trovano anche studi il cui collegamento con i circhi appare quantomeno improbabile. Oltre alle consultazioni bibliografiche gli autori hanno effettuato delle interviste, mediante questionari, a 658 persone di diversa estrazione, ma comunque tutte considerate per diversi aspetti esperti (anche addestratori di circo). La massa di informazioni raccolte però è stata largamente inferiore alle attese, perché a fronte di 658 questionari inviati, hanno risposto solo 143 persone (che Harris cita e ringrazia nella sua pubblicazione). Sulla imparzialità del lavoro c’è poi qualche perplessità da esprimere, tenendo conto che lo stesso autore aveva già effettuato due ricerche in merito (2006, 2009) giungendo sempre a conclusioni molto negative nei confronti dei circhi.
E che la coautrice, Heather Pickett, si autoreferenzia su Linkedin in questo modo: “Sono abile a tirare insieme le prove scientifiche chiave per costruire un caso convincente per un’efficace azione di campagna, raccolta di fondi e advocacy. Il mio lavoro è stato strumentale al raggiungimento dei cambiamenti politici a livello del Regno Unito e dell’Unione europea e delle grandi imprese” (8).
Ancora, tra le fonti bibliografiche citate, erano presenti alcuni lavori effettuati in maniera accurata e approfondita nei circhi, da autori famosi come Marthe Kiley-Worthingotn e Ted Friend, che non sono stati valutati per come era dovuto. Gli studi della Worthingotn (la prima scienziata ad effettuare una indagine accurata sugli animali dei circhi) sono stati citati da Harris più di 50 volte nel suo report, ma le conclusioni sono state però del tutto opposte. Tant’è che entrambi i due suddetti Autori hanno inviato una pubblica lettera di protesta in quanto hanno accusato Harris di aver sì citato i propri studi, ma di averne distorto le valutazioni per giungere alle conclusioni da lui volute. (9,10)
In ogni caso è doveroso ricordare (cosa che non ha fatto il prof. Gandini) che il governo del Galles, che ha commissionato questa analisi “imparziale”, alla fine ha deciso in maniera contraria alle conclusioni fornite da Harris & C. Per cui nel Galles gli animali selvatici potranno essere ancora utilizzati dai circhi, adeguandosi alla regolamentazione già in atto in Inghilterra.

Riguardo alle dichiarazioni della prof.ssa Cocco, non ho nulla da replicare in quanto coincidono con le mie valutazioni. Ritengo tra l’altro che quanto riportato dalla prof.ssa Cocco meriti un’adeguata attenzione anche per il fatto di aver effettuato direttamente osservazioni e ricerche nella realtà circense. E’ una scienziata che parla non solo sulla base di opinioni e di lavori altrui, ma anche e soprattutto della sua diretta esperienza.
Vorrei solo sottolineare un passo della sua intervista che, al di là dell’aspetto specifico di cui si sta discutendo, dovrebbe rappresentare un criterio di base per coloro che sono chiamati a prendere delle decisioni su aspetti che comportano comunque una necessaria conoscenza dell’argomento. Perché, come dice appunto la Cocco “le opinioni, in quanto tali, non sono per forza fondate su reali conoscenze, ma sul sentito dire, su un credo e quindi non si può decidere il destino di nessuno sulla base delle opinioni”.
E questi concetti dovrebbero servire da monito proprio alla nostra stessa categoria, che sull’argomento animali nei circhi si sta muovendo, ai suoi vertici, in maniera sicuramente staccata dalla stessa base. Tant’è che le due principali associazioni di categoria, SIVELP e SIVEMP, che raccolgono la stragrande maggioranza degli iscritti agli Ordini, hanno espresso una valutazione contraria alle posizioni assunte dalla FNOVI, sia sul merito che sul metodo.
E, a titolo personale, vorrei esprimere il mio rammarico per come, su 30giorni di luglio, ci si contraddica da soli. Nelle due pagine precedenti alle interviste dei prof. Gandini e Cocco, si parla di comunicazione, e si lamenta come oggi una efficace comunicazione può superare, distorcere, e rendere superflua un’adeguata conoscenza professionale sugli argomenti di cui si tratta. Però devo con rammarico constatare che il modo di porgere l’argomento animali nei circhi di fatto segue queste regole. Si danno come titolo delle frasi che, staccate dal contesto in cui erano riportate, effettivamente “suscitano ilarità”, come scrive Roberta Bernini. Ma non è corretto iniziare quasi con sarcasmo a parlare di nessun argomento su un giornale che dovrebbe essere di informazione e documentazione. Un giornale in cui giustamente si definisce come ruolo del Medico veterinario quello di “veicolare al pubblico conoscenza ed educazione”.
La mia opinione sull’argomento animali nei circhi è già nota e non sto a ripeterla. Vorrei concludere ricordando ancora una volta che il nostro ruolo professionale ci chiama a valutare il benessere di questi animali, in modo assolutamente scevro da preconcetti, su basi scientifiche e il più possibile oggettivo. Sul ruolo educativo la valutazione spetta ad altre professionalità. Anche se, solo come libero cittadino, mi sento di dire che ci sono intorno a noi altre forme di spettacolo e di comunicazione sicuramente molto più a rischio dal punto di vista educativo rispetto al circo, sempre che quest’ultimo lo sia davvero. Poniamoci come obiettivo la tutela del benessere animale. Sul futuro del circo, come di qualsiasi forma di spettacolo e di espressione artistica, lasciamo decidere a colui che in un Paese libero deve esserne l’unico, incontestabile giudice: il pubblico.

Fonti:

1) Paladino E., 06-09-17,http://www.circo.it/divieti-ai-circhi-con-animali-nel-mondo-favole-non-si-imprigiona-la-verita/

2) Harris S., Donring J. & Pickett H., 2016; “The welfare of wild animals in travelling circuses”

3) https://www.gov.uk/government/uploads/system/uploads/attachment_data/file/228862/8538.pdf

4) https://www.essereanimali.org/2016/01/rapporto-eurispes-italia-animali

5) http://www.circo.it/e-gli-animalisti-pagano-i-danni-a-ringling/

6) http://www.circo.it/ringling-mette-ko-lanimalismo-americano-costretto-a-risarcire-25-mln-di-dollari/

7) Decreto Legislativo n 73, 21-03-2005 (in GU n 100 del 02-05-2005)

8) https://uk.linkedin.com/in/heather-pickett-64a15259

9) http://www.circo.it/magistrale-contributo-scientifico-che-disintegra-le-tesi-animaliste-sul-ddl-2287-bis/

10) http://www.amicidelcirco.net/index.php?option=com_content&task=view&id=10855&Itemid=2

Si elencano i titoli di alcuni film la cui trama si basa sul legame tra uomini e animali selvatici (tra parentesi il regista):

Un ghepardo per amico, USA 1988 (Jeff Blyth)

Grizzly falls, USA 1999 (Stewart Raffill)

Una gorilla per amica, USA 1995 (John Gray)

Buddy: un gorilla per amico,USA 1997 (Caroline Thompson)

Il grande Joe,USA 1998 (Rod Underwood) (protagonista un gorilla)

Il piccolo panda, USA 1995 (Christopher Cain)

The Jennie project, USA 2001 (Gary Nadeau) (protagonista uno scimpanzé)

Jack simpatica canaglia, USA 2001 (Robert Vince) (protagonista uno scimpanzé)

Ed – un campione per amico, USA 1996 (Bill Couturié) (protagonista uno scimpanzé)

André – un amico con le pinne, USA 1994 (George Miller) (protagonista una foca)