di Simonetta Purpura
Uomini e donne. Circensi e “gaggi”. Sembra semplice stabilire una differenza, quasi come se ci fosse un muro che li separa. In realtà, però, il mondo del circo è pieno di ex “gaggi” che entrandovi non sono più riusciti, per amore o per passione, ad abbandonare la nuova vita.
La ricetta è semplice: 1 kg di bravura, 1 kg di voglia di viaggiare, 1 kg di passione, 1 kg di propensione al rischio e un pizzico di entusiasmo. Chiunque, così, potrebbe esser pronto a diventare un artista del circo.
Qual è allora la differenza tra gli artisti nati circensi e quelli che lo diventano?
A differenza dei circensi, per i quali é quasi un’evoluzione naturale delle cose, per loro è una scelta. Può avvenire terminato il liceo o l’università, oppure dopo aver cominciato a “lavoricchiare”; ci si rende conto che quello che si vuole è esprimere se stessi attraverso il proprio corpo all’interno di uno spettacolo che unisce magia, poesia, rischio e allegria.
Si decide quindi di iscriversi a una scuola di circo, in Italia o all’estero, stabilendo su quale disciplina focalizzarsi e si lavora circa due anni per ottenere le competenze necessarie per farla propria.
I circensi, invece, frequentano le accademie di circo sin da bambini, appena i genitori li credono in grado di potersi allontanare dalla famiglia per un periodo lungo; quindi la frequenza in queste scuole è quasi impossibile da evitare e, all’interno delle stesse, gli vengono anche impartiti gli insegnamenti propri della scuola dell’obbligo. Ciò fa sì che loro si rendano conto di godere di uno stile di vita “frizzante” e di essere nati in un mondo a sé, che muta ambiente facilmente e che fornisce valori e preoccupazioni diverse dal comune solo quando crescono davvero, o addirittura da adulti.
Può essere un periodo, può essere una vita.
Questi artisti arrivati al circo, non si preoccupano di aver lasciato la famiglia e neanche di come, dove e quando costruirne una propria perché, intanto, si trovano in una nuova famiglia che, invece di essergli stata imposta, hanno anche scelto e che gli dà la forza, le soddisfazioni e gli stimoli necessari per andare avanti. Almeno per ora.
“Si deve riuscire a farsi volere bene. Ma bastano educazione e socievolezza poi, facilmente, ci si sente parte del gruppo, della comunità”.
Gli artisti che arrivano da fuori non hanno problemi a relazionarsi con gli altri e vengono subito considerati, se in grado di svolgere il loro compito, parte del gruppo. All’inizio si teme di non essere all’altezza ma se si supera la prova e, ormai si “è dentro”, tutto va bene.
Né i circensi, né gli esterni temono la scena dopo la prima volta. L’allenamento fa sì che le paure vengano messe da parte. I numeri acrobatici forniscono una buona dose di adrenalina, ma la frequenza con la quale vengono ripetuti, giorno dopo giorno, elimina la tensione. Si parla solo di maggiore o minore gratificazione ottenuta in base all’affluenza di pubblico e alla sua vivacità.
La differenza, alcuni dicono, è che, almeno inizialmente, i non nativi circensi si riconoscono per una concentrazione e preparazione pre-numero che, spesso, per i circensi è quasi assente.
Alla fine, concludendo, i nati circensi sono inconfondibilmente circensi e i non circensi sembra siano semplicemente degli uomini e delle donne travestiti da circensi che vivono allegramente in un carnevale perenne, perché ormai, catturati dal suo “colore”.