Chiamarsi Mussolini e dipingere clown
Nella produzione di Romano Mussolini i clown sono i protagonisti assoluti. Artista dal cognome scomodo e ingombrante, nasce a Forlì nel 1927 e muore il 3 febbraio 2006 a Roma, quarto figlio di Benito e Rachele Guidi. Nessuno conosce il motivo che spinse il maestro a dipingere innumerevoli ritratti di clown. Romano non l’ha mai voluto spiegare. Forse la ragione va ricercata nel suo passato, o in qualche motivo legato alla sua esperienza di vita individuale. Certo, i maligni e non solo, potrebbero a lungo riflettere sul fatto che il figlio del duce abbia dipinto spessissimo personaggi in veste di pagliaccio… che il pittore vedesse in questo modo suo padre e/o la cerchia dei gerarchi fascisti che lo attorniavano, lui stesso o l’umanità tutta?In vita Romano ha sempre tenuto il massimo riserbo sulla figura di Benito Mussolini. Solo dopo la scomparsa dei personaggi principali ha scritto due libri: Il Duce, mio padre (2004), dedicato alla vita familiare privata e Ultimo atto: le verità nascoste sulla fine del Duce (2005).

Negli schizzi, ovvero i divertissement serali che l’artista realizzava velocemente dopo cena, come regalo per gli amici, Romano ritrae i pagliacci a riposo, sotto la luna o il cielo stellato. Nel firmamento compaiono gli occhi di una donna a cui il clown volge tutto se stesso. Probabilmente questo è l’amore del pagliaccio, eterno pierrot e innamorato deluso.

Nei quadri dedicati ai clown e nei paesaggi compaiono sempre le ali appena schizzate di uccelli neri lontani. Secondo qualcuno forse quelle ali non sono animali, ma il ricordo del fratello di Romano, morto aviatore.
Il pittore inizia a dipingere nel 1945, sotto la guida dei maestri Cucurra e Terracina di Napoli. In verità, Romano Mussolini è conosciuto soprattutto come un grandissimo jazzista e pianista. Già negli anni Trenta, quando la musica americana è censurata dal regime, perché “straniera”, Romano scopre col fratello i dischi dei grandi jazzisti e opera poi in Italia negli anni Quaranta una e vera e propria rivoluzione musicale. Aveva studiato il pianoforte da autodidatta, accompagnando il padre al violino. Dopo la guerra cambia il cognome per evitare problemi e, divenuto amico di Duke Ellington, suona a Napoli e ben presto anche all’estero con importantissimi maestri.

Vera Agosti
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