Le desolanti e commiserevoli dichiarazioni della signora Carla Rocchi (nella foto), pubblicate da Quotidiano.net, rendono tristissimamente emblematico esempio di come nella mente di pochi eletti siano anni luce distanti i problemi di sopravvivenza della società nazionale.
Quarantadue milioni di italiani sono oggi quotidianamente afflitti, come forse mai nella oltre centocinquantenaria storia dell’Italia unita, dal problema di svoltare il mese, la settimana, la giornata stessa. I centri di assistenza e di sussistenza, particolarmente meritevoli quelli delle istituzioni sociali cattoliche, faticano ogni ora che passa a soddisfare sempre crescenti esigenze elementari di sostentamento e di sopravvivenza di parte rilevante delle famiglie italiane.
In detto indiscutibile contesto il solo domandare un’opinione circa la stabulazione e l’utilizzazione degli animali nel circo si rivela, a mio avviso, esercizio ai limiti dell’impudicizia. Quando poi vai ad aggiungere il sofisma dei quesiti formulati ad arte, la serietà e l’attendibilità del risultato vengono lasciati alla serena opinione del lettore.
In un contesto autenticamente democratico l’avvenire di meno 2000 esemplari di specie animali (circa la metà dei quali fra cavalli e animali domestici) costituisce oggettivamente e obiettivamente un non problema sul quale scomodare il legislaltore, che dovrebbe invece in ben altri e drammatici campi essere seriamente impegnato. Se poi si vuole gravare questa disastrata Repubblica anche di un nuovo “non problema”, quello di accudire a proprie spese e magari con rilevanti finanziamenti di strutture gestite da organizzazioni di matrice animalista, unito al problema colossale anche da un punto di vista psicologico, di individuare una nuova artificiale professione per addestratori violentemente espropriati della loro arte plurisecolare, sappia la signora Rocchi, l’Enpa e quant’altri illuminati, depositari della verità tra i tenebrosi poveri di spirito, che non ci sarà nessun artista e nessun animale oggi in forza ai circhi, che rimarrà domani in una Italia sotto la dittatura del pensiero unico e che, come si conviene nell’oscurità dello Stato di diritto, la cultura circense italiana diventerà una voce libera del patrimonio culturale italiano in esilio.
Antonio Buccioni, presidente Ente Nazionale Circhi