Fu Arcangelo Busnelli, il clown Banana, che una volta mi costrinse ad entrare in pista per fargli da spalla, ero al circo Niuman. Fui annunciato col nome di Pompelmo, e Pompelmo sono rimasto. Fu un successo, forse … così mi parve. Banana è mingherlino, asciutto, tutto muscoli con una mimica facciale del tutto naturale, dalla battuta facile. Il sottoscritto è grosso e ridondante: proprio una coppia ideale per la comicità. Per me fu davvero un successo, non tanto per il risultato e l’impressione che può aver ricevuto il pubblico (sinceramente non mi interessava molto), ma per il coinvolgimento personale che avevo raggiunto, l’essermi calato concretamente nella situazione: era quello che desideravo.
Conobbi la mamma di Arcangelo Busnelli quando era già anziana, girava con l’altro figlio che aveva lasciato il circo per le giostre. Capitava spesso che nei periodi morti venissero a dare una mano al circo.
Carolina Balbo (a sinistra insieme al marito Angelo) era una donna semplice ed umile, ai sui tempi era stata una brava cavallerizza e confusi tra la canizie e le rughe si intravedevano i tratti di una signorile bellezza: non era difficile immaginare perché Angelo Busnelli si era innamorato di lei.
Nonostante l’età era una donna moderna; una volta l’andai a trovare a Montalto e nella sua vecchia carovana mi offrì il caffè: dal bricco versò il caffè nella tazza che scaldò nel forno a microonde, era la prima volta che vedevo un elettrodomestico del genere.
“Se si scalda sul fuoco il caffè si sciupa, ma così è buono come appena uscito dalla caffettiera”, mi confidò.
Per lei aprire e chiudere una moka era davvero un problema con le mani deformate dall’artrosi.
Una volta mi parlava delle sue sofferenze e dei dolori che doveva sopportare e mi confidò che doveva avere pazienza perché un po’ era colpa sua. Un giorno alla sua giostra venne una ragazzina handicappata e fu colta da un pensiero: “Perché io che sono vecchia devo stare bene e quella ragazza giovane stare male?” E chiese al Signore il dono della sofferenza: “Non saprò mai se quella ragazzina è stata alleviata, ma sicuramente quello che patisco serve a far star bene qualche altro!”.
Luciano Cantini
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La ricetta
La “Cita” (Elisabetta Negro) è una donna di casa, una di quelle che non si arrende, abituata a lavorare e combattere ogni situazione sempre con un sorriso che le illumina il volto. Quando nelle occasioni si mette elegante, come al matrimonio di Kevin, il suo figlio più piccolo, con il trucco, il cappellino non sembra neppure lei, abituati come siamo a vederla con i vestiti di casa o con la montura dietro il bar o a fare lo zucchero filato.
La cucina è il suo regno, ma non gli chiedete una ricetta perché non ne conosce una, lei va per intuito, comincia a lavorare intorno ai fornelli ed in quattro e quattr’otto imbastisce un pranzo, per pochi o per tanti. Non ho mai capito come faccia, in certe occasioni ad “inventare” un pranzo con un frigo ormai irrimediabilmente devastato dagli ospiti precedenti.
Qualche volta mi sono fermato in cucina per carpire uno dei suoi segreti, come fa a riciclare, utilizzare, recuperare e meravigliare i suoi ospiti. Ecco un esempio: capita che in frigo siano rimasti degli avanzi di formaggi non più presentabili, ecco allora una ricetta semplice per utilizzarli.
In un tegame si mette la quantità di riso necessaria ed il doppio di acqua, il dado, tutto a freddo, si mescola con un cucchiaio di legno e si accende il fuoco senza più smuovere. Dopo dodici minuti che ha iniziato a bollire si aggiungono i formaggi che nel frattempo sono stati liberati dalle croste, sminuzzati e si comincia a girare con un cucchiaio di legno per circa tre minuti, alla fine un noce di burro per mantecare. Fatto. Si può spolverare con del prezzemolo o del pepe secondo i gusti.
Più semplice non si può e se i formaggi sono quelli giusti si passa dal gusto delicato o a quello forte. (L.C.)
La storia delle famiglie del circo italiano la trovi in Tendoni d’Italia.