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Buon Ferragosto al circo e allo spettacolo italiano

Com’è consuetudine da qualche anno, pubblichiamo l’intervista ferragostana col presidente Buccioni, che fa il punto su temi di attualità che interessano la categoria ed anche l’occasione per formulare gli auguri a tutta la gente del circo. Quest’anno la conversazione parte da una analisi molto ampia, e allo stesso tempo dettagliata, sul mondo dello spettacolo, che risulta documentata e frutto di una conoscenza che il presidente Buccioni può vantare come pochi altri, sia per la sua lunga esperienza in Agis e sia per interessi e frequentazioni personali. La riflessione approda quindi al circo e questa messa a fuoco che arriva dopo la panoramica generale, permette di assegnare le giuste proporzioni anche alle vicende che toccano le imprese circensi. E che a volte qualcuno, anche al nostro interno, affronta in modo quantomeno bizzarro.

Presidente, quelle degli italiani sono vacanze piene di preoccupazioni, per usare un eufemismo. Lei come valuta il momento che stiamo vivendo?
In effetti c’è più nulla che poco da essere allegri. Al di là delle buone intenzioni e della lodevolezza presunta, fino a prova contraria, dei governanti di turno, il dato relativo al pil che tutti attendevano in inversione di tendenza e che invece ha segnato un ulteriore calo dello 0,2, confermando la recessione del nostro Paese, credo abbia fiaccato psicologicamente tutti, anche quanti erano pervasi dall’ottimismo della volontà.

Eppure il governo ha lanciato messaggi nel segno dell’ottimismo.
Anche loro recitano un copione e da questo punto di vista potremmo considerarli dei colleghi artisti. Però quando escono dal palcoscenico, l’impressione è che lo sconforto sia presente in maniera molto apprezzabile.

Qual è la situazione dello spettacolo oggi nel nostro Paese?
Lo spettacolo, soprattutto quello degno di questo nome, cioè i sei generi tradizionali in cui si articola, cinema, teatro di prosa, attività musicali, danza, circo e spettacolo viaggiante, è pienamente immerso in una spirale negativa e appaiono sconcertanti e sbalorditive le valutazioni di chi non si accorge di vivere nell’Italia di oggi, e dalle posizioni che enuncia sembra vivere su Saturno, su Giove o su qualche pianeta fuori del sistema solare.

Rugantino di Garinei e Giovannini (1978). Ben riconoscibili in questa foto dell'archivio de L'Unità, Aldo Fabrizi, Enrico Montesano, Bice Valori e Alida Chelli
Rugantino di Garinei e Giovannini (1978). Ben riconoscibili in questa foto dell’archivio de L’Unità, Aldo Fabrizi, Enrico Montesano, Bice Valori e Alida Chelli
Per limitarci al pianeta spettacolo, può chiarire meglio il suo punto di vista?
Il cinema in sala è passato, sul piano del gradimento del pubblico, da oltre 600 milioni di biglietti venduti negli anni 60, solo per limitarci ai dati ufficiali (perché da addizionare a questo numero ci sarebbe le centinaia di milioni di persone che molto probabilmente entravano nelle arene e nei cinema estivi senza che fosse loro consegnato alcun biglietto della Siae, quindi parliamo complessivamente di oltre un miliardo di persone), mentre negli ultimi anni quando si è toccata la soglia dei 100 milioni di biglietti venduti, cioè il 10% di quell’antico volume d’affari – peraltro spesso e volentieri legati al successo di un paio di pellicole, magari a loro volta neanche le più significative da un punto di vista artistico – si è stappato lo champagne.
Nella prosa, se si contemplano anche le disclipline più vicine a noi, alcune sono letteralmente scomparse, mi riferisco ai teatri viaggianti, all’avanspettacolo, al teatro di rivista, ma anche sul resto c’è un’evidente tendenza dei pochi produttori privati rimasti sulla breccia a mantenere le compagnie in ambiti assolutamente contenuti. Personalmente ho un grande personale rammarico…

la-toscaQuale?
Nell’ambito delle commedie musicali, che ho amato e amo, penso soprattutto agli esiti strepitosi scaturiti dal sodalizio artistico tra Pietro Garinei e Sandro Giovannini. Ne parlai più volte coll’autore delle musiche, il compianto maestro Armando Trovaioli. Ebbene, non si è riusciti a portare in teatro la Tosca, così felicemente approdata sugli schermi cinematografici nel 1973 grazie alla coppia Luigi Magni, regista, e Armando Trovaioli autore delle musiche, con Gigi Proietti, Monica Vitti, Vittorio Gassman, Umberto Orsini, Aldo Fabrizi ed altri come protagonisti. Oggi lo stesso Sistina di Roma, che insieme allo Smeraldo di Milano e al teatro della Pergola di Firenze, costituisce l’eccellenza dei teatri privati, presenta dei cartelloni da anni ridotti nella qualità e nel numero.

Per il cinema e la prosa quali sono invece gli scenari?
Sulla danza e sulla prosa vera e propria potremmo fare delle considerazioni analoghe a quelle svolte sin qui.
Se fino a questo momento ho fatto considerazioni su aspetti commerciali e di business – e non bisognerebbe mai dimenticare che lo spettacolo dovrebbe essere un’impresa capace di coniugare la possibilità di ricavare lucro fornendo cultura – da un punto di vista artistico qual è il panorama che si presenta?
Autori come Pietro Germi, Francesco Rosi, Mario Monicelli, Steno, tanto per citarne qualcuno, all’epoca sono stati considerati delle seconde scelte semplicemente perché il cinema italiano esprimeva contemporaneamente registi del calibro di Roberto Rossellini, Luchino Visconti, Federico Fellini, Vittorio De Sica, Michelangelo Antonioni e Pierpaolo Pasolini. Grandi artisti di quel mondo che era lo spettacolo teatrale leggero – come Macario, Odoardo Spadaro, Renato Rascel – erano considerati bravi ma non a livello di coloro che erano ancora superiori, come le compagnie teatrali dei fratelli De Filippo, Paolo Stoppa, Romolo Valli e tanti altri.

Carla FracciE lo stesso si potrebbe forse dire per la musica e la danza.
Infatti, abbiamo avuto dei direttori d’orchestra come Abbado, Muti, Giulini, e li abbiamo avuti anche qui in contemporanea, e poi delle eccellenze mondiali italiane come Carla Fracci, Elisabetta Terabust e Margherita Parrilla. Oggi abbiamo, con grande rispetto parlando, Giuseppe Tornatore, i Marco Tullio Giordana, Paolo Sorrentino e tutto quello che segue.
Ma vorrei accennare anche allo spettacolo televisivo: chiunque abbia un minimo di conoscenza di storia della televisione, unita ad un minimo requisito di onestà intellettuale, non può non constatare come le astronomiche cifre di audience superiori ai 20 milioni di telespettatori siano ricordi più che sbiaditi, quasi da mitologia.

Con questa carrellata alle spalle, vediamo adesso che aria tira nel mondo del circo.
Tutto ciò premesso, mi verrebbe infatti da dire, approdiamo al circo, che pure non ha più alcuni mostri sacri che ne hanno scandito i tempi, non solo della storia ma direi anche del mito. Il circo è disciplina totalmente immersa in questa logica culturale, per cui certe feroci filippiche, oltretutto provenienti da cenacoli che non mi sembrano né il Ringling e né il Cirque du Soleil, le trovo assolutamente fuori luogo e antistoriche. Oggi signori imprenditori della categoria e lodevoli direttori, cercano con sforzi sovrumani di portare avanti il messaggio di pulizia e di purezza propri del circo. Poi ci sono le pecore nere, ma le pecore nere non sono solo nel circo ma nella storia, nel mondo e nella vita. Fare un discorso di questo genere mi sembra talmente ovvio da non doverci dedicare neanche una parola in più.

Cosa deve aspettarsi la categoria alla ripresa di settembre?
Conto di tenere entro settembre la Giornata professionale del circo. I fatti, indipendenti dalla nostra volontà, che si sono verificati a luglio, hanno portato anche delle conseguenze “positive”. Avevo convocato questo evento con due mesi di anticipo con la ragionevole certezza di poter fornire sulle varie tematiche dei chiarimenti definitivi. Ma alla data del 10 luglio questo non sarebbe stato possibile per nessuna delle tematiche all’ordine del giorno della Giornata professionale del circo. Qualche evento si è verificato dopo quella data, ad esempio è stata costituita e si è insediata la nuova commissione consultiva circo e spettacoli viaggianti. Tutto sommato, alla fine di settembre, quando dovremmo in effetti riunire gli associati, saremo in grado di fornire notizie più certe e complete alla nostra base associativa.

Senza attendere settembre, c’è qualche segnale incoraggiante per il circo in Italia?
Due su tutte. La prima in ambito Agis ed è la considerazione che il presidente Carlo Fontana sta riservando al nostro settore. La seconda, che è una conseguenza della prima, è l’appuntamento di giovedì 28 agosto alle ore 20.30 alla Casa dello spettacolo del Lido di Venezia, dove il circo è stato chiamato ad omaggiare il mondo del cinema nell’ambito di una delle mostre internazionali cinematografiche più importanti del mondo, la Mostra del Cinema, nel segno e nel solco di una lunga amicizia che ci riempie di orgoglio e ci invita a guardare con ottimismo fuori dai piccoli e grandi problemi che ci attanagliano. Siamo i portatori di una cultura e di un’arte antiche, che vengono da lontano ed hanno contaminato tutte le espressioni artistiche. Con questa consapevolezza, che vorrei condividere con tutti, colgo l’occasione per formulare i migliori auguri di buon Ferragosto, per quanto possibile di soddisfazione anche dal punto di vista professionale.