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Budapest, dieci anni di festival

di Francesco Mocellin

Dopo quello di Latina, che ha festeggiato alla grande la sua quindicesima edizione lo scorso ottobre, è toccato al Circus Festival of Budapest (Budapesti Nemzetkozi Cirkuszfesztival) soffiare simbolicamente sulle dieci candeline, tante quante le volte in cui si è tenuto. Come noto, la manifestazione ha cadenza biennale e nell’arco temporale di quasi un ventennio ha progressivamente rafforzato la propria identità e credibilità nonostante l’agguerrita concorrenza nel settore delle competizioni a premi.

Kristian Kristof

Kristian Kristof

Si è trattata della prima edizione del festival interamente realizzata sotto l’egida della nuova direzione della MACIVA – l’organizzazione statale che si occupa delle arti circensi e del varietà – e del circo stabile di Budapest. La prima oggi è condotta da Zsigmond Kriza mentre la programmazione del secondo fa capo a Jozsef Richter, già alla guida del maggior complesso itinerante del paese. Come si ricorderà (cfr. Circo n. 3 marzo 2012) l’edizione 2012 del festival segnò il passaggio dalla gestione di Istvan e Kristian Kristof a quella attuale. Se alla prima va ascritto il grande merito di aver pensato, creduto e sviluppato il progetto di un simile evento facendolo lievitare nel prestigio e conferendogli un’identità nell’affollato panorama continentale, alla gestione attuale va riconosciuta l’indubbia capacità di aver proseguito sulla via tracciata consolidando l’alto livello raggiunto e la capacità di attrarre gli operatori internazionali.
Foto di gruppo per i vincitori

Foto di gruppo per i vincitori

Quello concluso si è collocato subito prima del Festival di Monte Carlo, a cavallo tra le due produzioni invernali che vengono allestite nel circo della capitale ungherese. L’edificio, inaugurato nel 1971 sul modello degli stabili sovietici (di recente rinfrescato con alcuni ritocchi e migliorie), mantiene inalterato il suo fascino e la capacità di creare un’atmosfera avvolgente che mette a loro agio gli artisti e diffonde il calore tipico del pubblico ungherese. Tra l’altro è situato in una zona assai suggestiva della città, proprio di fronte agli imponenti bagni termali pubblici.
Notevole la presenza degli ospiti e degli appassionati stranieri – provenienti soprattutto dal Nord Europa – attirati da una location affascinante, dalla disponibilità all’accoglienza dell’organizzazione (una menzione particolare per Rita Ronyai, segretaria esecutiva) e dal valore assoluto delle attrazioni in gara. Tra i trentuno numeri in cartellone undici arrivavano dell’ex blocco dell’Est Europa – con la parte del leone recitata dall’Ucraina – mentre gli altri rappresentavano tre continenti e diversificati ambiti espressivi dell’arte circense dei nostri giorni.
La presenza italiana è stata di tutto rispetto confermando la vocazione di questo festival a coltivare speciali rapporti col nostro paese. Non va dimenticato, infatti, che la famiglia Kristof ha lungamente militato in complessi della penisola e anche attualmente Kristian Kristof sta trascorrendo la stagione invernale proprio con l’insegna di Moira Orfei.
Steve Caveagna

Steve Caveagna

In competizione nella decima edizione si contavano il duo Triberti con le evoluzioni sui pattini a rotelle (già a Latina 2013), Ambra Faggioni e Ives Nicols nel suggestivo tango aereo ai tessuti – meritato bronzo per loro – e i clown di ripresa Steve e Jones Caveagna, reduci dall’esperienza con la Gold Unit di Ringling bros. and Barnum & Bailey. Da non dimenticare neppure la partecipazione di David Enoch Sosman col suo numero di giocoleria con le palline rimbalzate, formatosi all’Accademia d’Arte Circense di Verona.
Tra i fattori che marcano il festival magiaro va senz’altro segnalata la capacità di valorizzare l’attività degli allievi della Circus Arts School diretta da Imre Baross (premio speciale dell’European Circus Association per l’istituto) cui era affidato lo charivari che apriva tutti gli spettacoli, quest’anno improntato su toni più contemporanei; uno show intitolato Dream of Circus riservato ai soli artisti magiari, invece, è stato allestito con la regia di Laci Endresz, direttore del Blackpool Tower Circus ma ungherese di nascita.
I Casselly

I Casselly

Trionfatori indiscussi del festival sono risultati la famiglia Casselly e la star nazionale Jozsef Richeter con la sua troupe. Quest’ultimo ripercorre le orme del celebre fratello maggiore Florian – Argento nel 2004 ed Oro nel 2009 a Monte Carlo – oltreché del padre che conquistò un Argento nella prima edizione dello stesso festival, nel 1974. Assieme a tre compagni ha presentato un jockey a cavallo classico quanto energetico e travolgente, ricco di performance di spicco come i salti mortali da cavallo a cavallo e quello dalla seconda colonna al cavallo. Col contorno di quattro coppie di ballerini in costumi folk e col contorno di una musica dal ritmo incalzante il giovane Richter ha ampiamente meritato il riconoscimento senza che il fatto di “giocare in casa” influenzasse minimamente la giuria. A questo proposito va segnalata la presidenza della stessa affidata a Fredy Knie, solitamente poco uso a ruoli del genere. Il direttore elvetico ha tenuto a precisare nel corso della cena di gala, prima che venissero annunciati i vincitori, che la giuria aveva operato con criteri strettamente “numerici”, evitando qualsiasi aggiustamento di tipo opportunistico. Discorso analogo per l’altro Pierrot d’Oro assegnato ai due giovani Casselly che – se possibile – hanno ancora migliorato lo standard visto a Monte Carlo 2012: ormai Renè jr. gira con regolarità il quadruplo dallo scorso dicembre. Crediamo non servano commenti. La charmante Marrylu, dal canto suo, presenta anche un’eccellente prova di verticalismo e contorsioni.
La TroupeRichter

La Troupe Richter

Tutti di grande pregio gli Argento conferiti: l’intrepido Super Silva è risultato ancora più impressionante sotto la volta dello stabile di Budapest; il trio Stoian alla barra russa ha mostrato grande nitore tecnico e l’agile Dorina ha sviluppato da sola tutto il repertorio della specialità, ai massimi livelli (serie di doppi e triplo compresi) e con uno stile così limpido che da gran tempo non avevamo il piacere di ammirare. Per loro è in vista la scrittura da Knie 2015; il trio di Laszlo Simet ha presentato una potente e suggestiva variazione sul tema combinando la specialità della ruota – modificata per l’occasione – con la routine del filo alto, il tutto legato da una coreografia ispirata agli astronauti. La coreografia di Ruslan Ganaev è ispirata al celebre numero delle Kock concepito in piena era sovietica, alla fine degli anni ’50. Grande esclusa dal palmarés per ragioni francamente incomprensibili la cinese Huang Yang – già nota sulla pista di Budapest – capace di emulare con stile impeccabile le gesta di Zhang Fang sul filo molle.
Kris Kremo – davvero inossidabile e perfettamente padrone della scena – è stato chiamato a recitare il ruolo di special guest mentre un’eccellente orchestra diretta da Attila Maka e le presentazioni del figlio Gyula hanno valorizzato un festival davvero di primordine.
A sigillare la presenza italiana un convegno organizzato dall’E.C.A. sul valore culturale del circo ha visto la presenza tra i relatori di Antonio Giarola che ha presentato il suo ultimo lavoro scritto a quattro mani con Alessandro Serena Corpo Animali Meraviglie.

L’articolo compare sulla rivista Circo febbraio 2014.

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