Dopo Imola, purtroppo, Pinzolo. Le autorità preposte alla tutela e al benessere degli animali colpiscono ancora. Se nel caso di Imola, a voler essere come di consueto anche eccessivamente indulgenti, quanto meno si poteva concedere l’attenuante della circostanza improvvisa (anche se la giraffa qualora recuperata da personale del circo e da veterinari normalmente alle prese con tali animali, sarebbe ancora in vita ed in salute), nel caso dell’orsa Daniza i dati evidenziano fatti ancora più gravi.
Nel caso di Daniza, infatti, ci troviamo di fronte ad una vera e propria ignobile cronaca di una morte annunciata. Oltretutto determinatasi in spregio ad una volontà popolare dilagante che si era manifestata anche attraverso petizioni ed altro, e ad una metodica di intervento da fare arrossire, vergognare e consigliare di astenersi, per il futuro, dall’occuparsi di una materia dove ci si è comportati quanto meno da dilettanti allo sbaraglio.
La presa di posizione ufficiale della Provincia di Trento risulta poi imbarazzante e suona come: abbiamo buttato una bomba atomica e purtroppo ci sono delle vittime. A nulla serve giurare che «tutti i protocolli sia giuridici che medici previsti in queste procedure sono stati rispettati». Gli esperti spiegano da tempo, come ha fatto l’Anmvi anche in questa circostanza, che l’anestesia è sempre rischiosa negli animali selvatici, sia per lo stress che può provocare e sia per l’assenza di controlli preventivi. Eppure gli errori sembrano non isegnare nulla.
Anche con una punta di velleità, invito i circhi nella giornata odierna a rispettare un minuto di silenzio per ricordare quanto è successo. Altrettanto velleitariamente, ma non troppo, aggiungo che i nostri circhi sono pronti ad accudire i cuccioli rimasti orfani.
Questa vicenda, che addolora chiunque ami davvero gli animali, lascia però anche un insegnamento, soprattutto a chi alza le bandiere del fanatismo animalista. Consiglio a coloro che hanno l’abitudine di sparare sentenze, ovvero a quanti si reputano gli arbitri in terra del bene e del male, a trarre insegnamento dalla realtà. Invito pertanto, oltreché a fare i conti con la propria imperizia, anche ad interrogarsi sulla arroganza e sulla sistematica mancanza di rispetto nei confronti di chi nei circhi è costretto a lavorare in condizioni ai limiti della decenza civile e morale.
Antonio Buccioni, presidente Ente Nazionale Circhi