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di Dario Duranti

Un giovane artista di una delle più prestigiose casate circensi del mondo sfida il destino, affronta a viso aperto la storia. Da ottimo giocoliere decide di diventare grande ammaestratore di felini. Dai primi passi in gabbia al trionfo di Monte Carlo. Riguardando il suo percorso umano e artistico ci si rende conto che l’impresa era scritta. Resta comunque il sapore raro di un progetto che si proietta nel domani e si pone fuori dal tempo.

Bruno Togni in uno scatto di Roberto Guideri.

Bruno Togni aveva circa sei mesi quando il nuovo chapiteau dell’American Circus troneggiava fiero sulla Piazza Rossa di Mosca in occasione del 1° Festival delle Arti Circensi. E quando venne smontato per far rientro in Italia e riprendere gli spettacoli dell’Americano, probabilmente un po’ di quel talento d’Oriente e di quella cultura circense rimase impregnata nella tela della tenda. Bruno ha bisogno di poche presentazioni essendo figlio del più celebre e amato addestratore europeo: Flavio Togni. È sulle sue spalle che lo ritraggono i video di quegli anni mentre la squadra del Circo Americano allestisce l’immensa struttura sulle piazze più importanti d’Italia. Come tutti i figli del circo, vive e respira il circo. In quegli anni sotto il più grande chapiteau d’Europa passano le migliori troupe e i domatori più forti (quali Alex e Martin Lacey, Sarah Houcke, Alfred Beautour, Hans Suppmeier). Un rapporto speciale ed esclusivo lo lega al nonno paterno, Enis Togni, uno dei più importanti direttori d’Europa e, prima di diventarlo, addestratore di tigri, acrobata e trapezista.

La famiglia Togni (foto di Christoph Enzigner)
Bruno da piccolo come domatore in pista al Circo Massimo Show.

Un giovane artista di una delle più prestigiose casate circensi del mondo sfida il destino, affronta a viso aperto la storia. Da ottimo giocoliere decide di diventare grande ammaestratore di felini. Dai primi passi in gabbia al trionfo di Monte Carlo. Riguardando il suo percorso umano e artistico ci si rende conto che l’impresa era scritta. Resta comunque il sapore raro di un progetto che si proietta nel domani e si pone fuori dal tempo.
Alla sua nascita, papà Flavio e mamma Dela dos Santos (a sua volta figlia di due grandi artisti, la trapezista Galla Shawn star del Ringling-Barnum e il funambolo al filo basso Antonio Dos Santos) non hanno dubbi sul nome: Bruno, come lo zio, verso il quale nutrono grande affinità e stima, per le doti umane e artistiche. Bruno Togni Senior insieme ai fratelli Enis, Willy e Adriana, è stato infatti uno dei quattro moschettieri del circo di Ferdinando Togni, come il padre chambriere, ma anche carismatico addestratore di leoni ed elefanti. Dunque, Bruno Jr. nasce sotto i migliori auspici, e come tutti i ragazzi del circo, ben presto viene “buttato in pista” e non una pista qualsiasi. Nel 2007 quando ha appena 11 anni lo vediamo in elegante montura blu e con la frusta in mano mandare un gruppo di cavalli a Circo Massimo Show, il programma di RAI Tre, allora condotto da Fabrizio Frizzi. Nella stessa edizione è nella formazione de “I Tognetti” insieme ai cugini Enis, Michael, Claudio e Dario e alla sorella gemella Adriana impegnati in una rivisitazione della gag comico-acrobatica dei Talo Boys. Del resto, la legge di famiglia impone ai più giovani di sperimentare tutte le discipline per prendervi confidenza. Da lì al Circo Americano il passo è breve. Tutta la nuova generazione Togni viene inserita con piccoli ruoli nello spettacolo a tre piste.

Bruno Togni giocola nello show White (2015).

L’anno successivo Bruno, Enis e Claudio (figli di Daniele e Genny Forgione) partecipano al 10° Festival di Latina, con la cavalleria di famiglia. Una bella consacrazione per dei ragazzi così giovani. Ma la formazione professionale e l’istruzione sono più importanti dell’esperienza in pista e tutta la generazione dei Togni Junior inizia a frequentare l’Accademia d’Arte Circense di Verona. Sarà una esperienza molto importante per Bruno che sembra trovare la sua strada, scoprendo la passione per la giocoleria, una disciplina che nella famiglia Togni ha avuto pochi precedenti. All’Accademia si forma sotto la guida di maestri come Sergey Nedenko, Alberto Sforzi e Nikolai Babakaiev, ma la giocoleria di cui si innamora è quella “in bouncing” confezionando un numero che unisce lanci di palline in aria e routine “di rimbalzo”. Un numero brioso, ritmato, elegante a cui lavora di cesello rendendolo talmente pulito e preciso da essere scritturato nel terzo programma del Krone Bau di Monaco nel marzo del 2015. Una pista così importante per un giocoliere può essere un punto di arrivo o un trampolino di lancio verso altri contratti altrettanto prestigiosi. Per Bruno, per coincidenza o per quelle alchimie che certi ambienti portano con sé, è una rivoluzione! Condividendo la pista con Martin Lacey, assistendo quotidianamente al suo lavoro, Bruno scopre una nuova bruciante passione per i grandi felini. Va bene la giocoleria, vanno bene le palline, ma nel suo futuro si vede tra le tigri, nella pista di Monte Carlo!

Bruno Togni a Monte Carlo

Papà Flavio lo mette in guardia: iniziare a lavorare con le tigri nel 2015 è molto rischioso: dopo aver speso quattro o cinque anni della propria giovinezza appresso a questi grandi felini, può arrivare qualcuno al governo a scrivere una legge che ne impedisce l’utilizzo negli spettacoli, e avrai perso un frammento della tua vita. Ma Bruno vede il bicchiere mezzo pieno “In quel caso non avrò perso anni di vita, ma avrò fatto ciò che amo fare”. La motivazione è tanta, ma una decisione del genere deve ottenere anche il benestare del nonno Enis. Lo stesso che quando Flavio aveva 17 anni e un numero di tigri quasi prossimo al debutto scoraggiò il figlio e gli impedì di entrare in gabbia, preoccupato da un numero così rischioso. Infatti passe-anno ancora quasi 15 anni prima che Flavio presenti un gruppo di tigri, al rientro dall’esperienza negli USA.

Bruno durante le prove in gabbia (foto di Vincent Manero).


Flavio in cuor suo spera che Enis sarà altrettanto restioa dare il proprio consenso, sia per le difficoltà che incontrano in Europa gli addestratori di grandi felini, sia perché in fondo quello del giocoliere è un lavoro “comodo” che sta in una valigia, mentre il domatore dovrà dedicare le sue giornate alla cura e al benessere dei suoi animali, alle prove, viaggerà con bilici di animali e attrezzi, avrà bisogno di personale al seguito e così via. A sorpresa, nonno Enis, di fronte a quella inaspettata richiesta non dirà: “No!”, ma un poco convinto “nì” che ben presto si convertirà in “sì”. Del resto i nonni stravedono per i nipoti e concedono loro cose che ai figli non avrebbero concesso. A quel punto non ci sono più ostacoli. Attingendo all’allevamento di tigri del Circo Americano Bruno, con l’aiuto di Flavio inizia a lavorare al proprio numero. Il primo gruppo si compone di sei tigri del Bengala e una tigre bianca a cui si aggiungeranno successivamente una seconda tigre bianca e due golden tabby nate nei quartieri invernali del Circo Americano nel 2018. Le altre tigri provengono dall’allevamento Tiger Experience di Gianni Mattiolo e Giacomo Ferrari e sono nate dalle tigri appartenenti a Flavio.
Il debutto a Napoli per le feste 2017/2018 avviene sotto i migliori auspici: la gabbia metallica è quella che utilizzava Pablo Noel al Circo Americano, le fruste sono un dono di Eugene Weidmann, il costume che usa ancora oggi (il corpetto ricoperto di pietre e strass) è quello di Flavio. Ma il lavoro e la costruzione del numero sono farina del sacco di Bruno. E subito si capisce che il numero si posiziona ad un altissimo livello. L’artista, pur riprendendo elementi del lavoro paterno, mette a punto esercizi inediti nei repertori della disciplina (come il debout di tre tigri dal manto di colori diversi, o i salti di Sheeba al di sopra delle compagne, sdraiate e in piedi). E per ogni “trucco” che inserisce nel numero ne lascia fuori tre o quattro. Fioccano subito i riconoscimenti internazionali: l’Oro (per l’ensemble delle esibizioni proposte insieme a tutta la famiglia) al 19° International Circus Festival of Italy, un Oro al Festival du Cirque des Mureaux e una scrittura con tutta la famiglia al Circus Nikulin di Mosca che nella stagione 2020 presenta lo spettacolo Fantastika diretto da Antonio Giarola. Di questa esperienza abbiamo lungamente scritto su questa rivista, ma è innegabile che abbia sortito una fascinazione fortissima su Bruno che già nutriva una notevole passione per la Russia (anche la fidanzata, la coreografa e ballerina Svetlana Zotova, viene da questo paese e sarà un valido aiuto per i rapporti con le direzioni estere) e il suo modo di declinare e valorizzare il circo. E se nonno Enis ebbe sempre una passione speciale per la Germania (terra dove portò più volte il suo circo ispirato nell’organizzazione ai colossi tedeschi), possiamo affermare che il giovane Bruno vede nel modello russo lo stile di circo ideale.

La locandina dello show dei Togni in Russia

Molto preziosi per lui le parole di elogio ed incoraggiamento di Nicolay Pavlenko e Sergey Nesterov durante l’esperienza moscovita. Al Circo Nikulin Bruno riceve dalle mani di Yevgeny Bilauer, Artista del Popolo e Presidente dell’Associazione degli Artisti Russi Riuniti, il riconoscimento “Miglior Artista Straniero 2020” di cui va giustamente molto fiero. Al rientro da Mosca, mentre ci si preparava alla riapertura del Circo Americano, i Togni già lavoravano per ritornare in Russia e presso i circhi stabili dei paesi limitrofi con i propri numeri. Effettivamente, il timore iniziale che in Europa sarebbe stato sempre più difficile lavorare con gli animali era fondato e oggi sono pochi i paesi europei in cui si possono ammirare numeri di tigri e leoni e pochissimi i complessi che scritturano questo tipo di esibizione. Diversa la situazione nei paesi ex sovietici dove invece c’è ancora un mercato molto interessante per questa disciplina. Così, dopo l’esperienza del 2022 de Il Regno del Cavallo, spettacolo equestre prodotto a Milano e Verona dalla famiglia Togni, riprendono i contatti con interlocutori di Russia, Bielorussia, Azerbaijan e altre repubbliche dell‘area. Bruno è instancabile nel reclutare nuovi numeri, intessere relazioni internazionali e cercare di aprire nuovi mercati a Oriente.

Bruno in pista con le sue tigri a Latina (foto di Christophe Roulin)

Nel frattempo si prepara per il Festival di Monte Carlo, dove ha coronato un sogno: esibirsi nella pista più importante del mondo, in un programma fortissimo e indimenticabile e ottenendo unanimi consensi. Nonostante fosse atteso come una delle vedette di questa edizione, Bruno non ha mai perso l’umiltà, l’eleganza e l’aplomb che contraddistinguono lui e la sua famiglia. In pista, nonostante la tensione, è apparso sciolto e a proprio agio. Gli animali hanno lavorato con grande disinvoltura evidenziando il rapporto di confidenza e complicità che li lega al loro addestratore.
Tra i riconoscimenti l’Argento e il Premio del Pubblico in un’edizione che ha fatto discutere per l’assegnazione dei premi, ma in cui Bruno non ha mai perso il buon umore e la sua serenità. Mentre sollevava carico di emozione la statuetta, la sua testa pensava già ai progetti futuri: tornare nelle piste dei circhi stabili orientali dove gli artisti del circo sono considerati delle star. Il conflitto in atto e la tesa situazione diplomatica internazionale sono sicuramente elementi di grande complicazione per una trasferta di questo tipo, ma storicamente le ragioni del circo sono più forti e riescono a superare ogni ostacolo.

Come durante la Seconda Guerra Mondiale, quando il Circo Nazionale Togni collaborava con il regime fascista e al contempo operava a favore dei partigiani. Anche in questo Bruno non si lascia scoraggiare, vede più le opportunità che gli ostacoli grazie a un innato entusiasmo e al sostegno di tutti i propri familiari sempre in prima linea. Forte di questa consapevolezza, di una storia ultracentenaria e di una relazione con quei paesi che affonda le radici alla tournée del Circo di Mosca prodotta da Enis Togni nel 1969, in queste settimane la famiglia di Flavio e Daniele Togni ha iniziato una tournée che li riporta in Russia facendo trionfare ancora una volta la bandiera del circo italiano nei principali stabili della nazione.