Il paragone fra circo e politica sta stretto, anzi strettissimo, agli artisti della pista. E dall’America parte la protesta, che il circo italiano sposa immediatamente. Anche perché nel nostro Paese non se può più di abbinamenti forzati che ogni giorno riempiono le pagine dei giornali e non solo.
Negli USA in occasione delle elezioni di mid-term è scoppiata una feroce polemica per difendersi dall’utilizzo del termine circo che viene usato per bollare una classe politica inadeguata, o politici incompetenti e litigiosi. Ne dà notizia Aol News.
“Se si guarda alla storia del Circo americano, si vede che è una delle industrie più efficienti e meglio gestite”, spiega Keith Nelson, più noto come Kinko il clown: “Prima di chiamare qualche politico ‘pagliaccio’, pensate a quanto duro deve lavorare un pagliaccio”.
Per la verità se si passa dall’America all’Italia, il circo della politica non è la sola espressione abusata. La lista è lunghissima: rottura tra Cassano e Garrone, titolo “Ora il circo è finito”. Sarah Scazzi: “Parenti e legali pagati dal circo mediatico”. Oppure: “Caso Scazzi, il circo della miseria umana”. Arriva il leader libico a Roma: “Gheddafi, un circo che ci umilia”.