E’ il titolo di un bell’articolo che L’Unità di oggi (il servizio è di Rossella Battisti) dedica al creatore di Zingaro. Il motivo è presto detto: Bartabas inaugura l’edizione 2011 di TorinoDanza (direttore artistico Gigi Cristoforetti) con uno spettacolo in anteprima per l’Italia – Le centaure et l’animal – (5, 6, 8 e 9 settembre) che la giornalista descrive (dopo averlo visto a Barcellona) come una “esplorazione visionaria del rapporto fra l’uomo e il cavallo”, o anche la “riscoperta di una natura selvaggia dentro di noi”. Nella nuova produzione di Bartabas c’è l’influsso di Ko Murobushi, “erede diretto di Tatsumi Hijikata, fondatore del Butoh/danza di tenebra”, che “lavora da anni al recupero di una verità profonda del corpo”. C’è voluto un anno e mezzo, prosegue l’articolo, “per preparare adeguatamente gli altri ‘protagonisti’ – i cavalli Horizonte, Soutine, Pollock e Le Tintoret -, che entrano a pari grado nell’interpretazione de Le centaure et l’animal“. Racconta Bartabas quale metodo ha seguito con i cavalli: “Non posso dire di avere fatto Butoh con loro – scherza Bartabas -, ma ho lavorato sull’energia a partire dal vuoto, cioè sulla respirazione: permettevo loro di muoversi solo quando espiravano, in fase di de-tensione, in modo che in scena non c’è stato bisogno di briglie e di morsi. Bastava dar loro dei leggeri impulsi”. Quel che si vede in scena è il “risultato di un lungo addestramento fatto di ascolto e sintonia”, si legge nel servizio. Come sanno bene – aggiungiamo noi – gli artisti del circo che realizzano i loro numero con i cavalli e con gli animali in genere. Dichiara Bartabas all’Unità: “La relazione con il cavallo è trovarsi davanti a uno specchio: quello che gli dai ti ridà indietro. Se cerchi di dominarlo con la forza puoi ottenere sottomissione o rivolta, ma per avere la sua fiducia devi saperlo ascoltare. L’arte del cavaliere è una scuola di preveggenza su come passare da una fase all’altra. A un cavallo si propone di fare qualcosa, non si dispone”. E li deve avere “convinti” bene i suoi cavalli, commenta Rossella Battisti, “perché Horizonte, Soutine, Pollock e Le Tintoret non fanno un nitrito nello spettacolo. Galoppate al rallentatore, pose in stallo senza scuotere un crine, afflosciandosi a terra con sospiri alla Duse e persino con un certo sussiego quando vengono portati alla ribalta per l’applauso finale. Degni partner artistici di questa sinfonia scura, doppio sogno che prende forma sul proscenio con un bendato Murobushi in giacca e cravatta mentre sul fondo si percepisce più che vedere l’ombra di un misterioso cavaliere”.