Di Nicola Campostori
“Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano”: questi celebri versi di Antonello Venditti si prestano molto bene a raccontare il rapporto tra il circo e Milano, alla luce del grande successo della prima edizione di BAM Circus, festival di circo e teatro di strada del capoluogo lombardo. L’evento, voluto dalla Fondazione Riccardo Catella, si è svolto dal 17 al 19 giugno presso la Biblioteca degli Alberi, un luogo iconico per lo spettacolo popolare nel territorio meneghino, dato che sorge alle ex Varesine nel quartiere Porta Nuova, laddove per decenni i principali circhi del nostro paese si fermavano, proprio accanto allo storico luna park della città.
La rassegna è stata concepita proprio per celebrare il circo a Milano, riscoprirne la storia, guardare al futuro del settore con i piedi ben piantati nella tradizione. Molta dell’iconografia del festival richiamava esplicitamente il circo classico, con scenografie e cartelloni che si rifacevano all’immaginario ottocentesco fatto di uomini forzuti, discipline della meraviglia e animali.
All’interno di questa cornice sono state presentate nove compagnie provenienti da sei nazioni (Francia, Paesi Bassi, Spagna, Ucraina, Brasile e Italia), con una forte attenzione ai talenti più giovani generazioni (sette di questi gruppi erano under 35). Un’esplosione di colori, tecniche, poetiche portate in scena da trampolieri, clown, mimi, acrobati e dai migliori esponenti dell’arte di strada internazionali che per l’occasione hanno ideato performance site-specific.
Il cartellone, il cui focus era l’attenzione ai temi ambientali e alla natura, si è aperto con Anime leggere dei Dekru, quattro pluripremiati mimi ucraini considerati eredi spirituali di Marcel Marceau, capaci di evocare col solo uso del corpo gli scenari più fantasiosi e scene di vita quotidiana ricche di poesia e umorismo. Grazie alla collaborazione con l’Associazione Quattrox4 (da anni un punto di riferimento per queste forme espressive in Lombardia), la kermesse ha ospitato poi un Trittico di circo contemporaneo, unione di tre brevi performance sperimentali itineranti nel parco: Passages di Alice Rende, giovane artista brasiliana ideatrice di un “circo cubista” che unisce danza, equilibrismo e contorsionismo all’interno di una cabina di plexiglass, e Moon 1 e Moon 2 di Bastien Dausse e Julieta Salz, che si propongono di simulare l’assenza di gravità grazie a installazioni in metallo disposte in un percorso pensato per interagire con le varie zone della Biblioteca degli Alberi e che consentono acrobazie sospese a qualche metro da terra, un’esperienza interattiva che suscita un ripensamento del proprio rapporto col mondo reale e con ciò che ci circonda.
Largo spazio alle compagini di trampolieri, dall’italiana Piccolo Nuovo Teatro, con la sua affascinante Danza degli alberi (particolarmente adatta al contesto di BAM, con gli artisti vestiti da arbusti che si confondevano con la vegetazione vera), all’olandese Compagnia Teatro Pavana, che ha stupito il pubblico coi suoi costumi sgargianti ispirati al Carnevale. Anche le altre esibizioni sono state d’impatto visivo straordinario: La ballerina e il gigante della Compagnie with Balls, composta da una marionetta alta 4 metri e una danzatrice che si muove graziosamente su una grande sfera, e MOB dei francesi Transe Express, che fonde la marching band e la danza aerea grazie a un’enorme struttura capace di sollevare acrobati e percussionisti in quella che è stata definitiva “shock creation”. Uno degli show più apprezzati è stato la parata di cavalli luminosi della Compagnie des Quidams, che dalla Francia sta conquistando il mondo coi suoi animali gonfiabili alti tre metri e mezzo che, mossi da burattinai in abiti leggendari, riscrivono in maniera emozionante il connubio tra esseri umani e natura, tra libertà e bellezza, il tutto sotto l’influenza fondamentale del circo classico.
E proprio al circo classico era dedicato il talk del 18 giugno, che ha permesso di rievocare l’avventura dei tendoni a Milano. Il dibattito, animato tra gli altri da Francesca Colombo (direttrice di BAM), Alessandro Serena (fondatore di Open Circus, content partner del festival), Claudio Madia, Filippo Malerba e Paride Orfei, è stata anche l’occasione per proiettare Ti ricordi il circo a Milano?, un documentario curato da Cinevan che ripercorre la storia dello spettacolo popolare alle Varesine attraverso testimonianze, interviste, materiale d’epoca. Un film davvero emozionante, sia per chi quell’epoca l’ha vissuta in prima persona sia per tutti gli appassionati di circo che guardano ad essa con ammirazione e nostalgia. Nostalgia almeno in parte attenuata dalla vivacità di BAM Circus, che ha dimostrato ancora una volta la ricettività del capoluogo lombardo per il live entertainment.
Per tutta la durata del festival, Maurizio Accattato e i suoi clown hanno invaso la Biblioteca degli Alberi con incursioni comiche in pieno stile Milano Clown Festival: happening che sfruttavano il potere della risata per spingere il pubblico a partecipare a divertenti “azioni d’amore”. La Brassato Drum ha invece esplorato un repertorio musicale fatto di standard jazz ed etnici, soul, ska e pachanka con uno scatenato ensemble di fiati e percussioni.
Accanto agli spettacoli, BAM Circus ha proposto a tutte le ore attività parallele quali workshop di discipline circensi, laboratori di scenografia (sotto la guida degli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Brera e dello scenografo Fabio Carturan), momenti di scoperta dei “giochi” del tendone, con una “officina creativa” che dava la possibilità a tutti di mettersi alla prova con gli attrezzi del mestiere, ma anche sessioni di yoga per connettersi in maniera più profonda con la propria interiorità ed entrare in sintonia con il verde della location.
In questa sua prima edizione, BAM Circus si è presentata come una bella novità, capace di tenere assieme l’amore per il circo classico e l’attenzione alle sperimentazioni contemporanee. Milano e il circo, un legame indissolubile.