Skip to content Skip to footer

Andreotti: “Il circo non è la Guantanamo degli animali”

Rai 150 anni. La storia siamo noi, il programma di Giovanni Minoli che sta ripercorrendo le italiche vicende osservate e narrate da varie angolazioni, ieri mattina ha mandato in onda una puntata dedicata al circo Togni. Una storia “particolare” anche se espressione di una delle famiglie simbolo dell’arte della pista, ma rappresentativa del circo italiano, che in quasi un’ora di interviste e servizi ha fornito uno spaccato reale e documentato della tradizione, della cultura, dell’arte, ma soprattutto dello spessore umano, dell’ingegnosità, della forza familiare, della indomita creatività della gente del circo.
Le prime immagini mostrano un giovanissimo Ennio Togni in giacca e cravatta (somiglia più all’amministratore delegato di una grande azienda dell’Italia del boom economico che un uomo di circo, ma non c’è da stupirsi perché il tendone è, e lo è stato ancora di più in maniera generalizzata fino agli anni 70, un’impresa a tutti gli effetti), davanti al microfono dell’intervistatore: “Quanti siete voi Togni?”, e risponde con disarmante semplicità: “Guardi, adesso abbiamo perso il conto”. Molto più avanti in questo documento video si ascolterà anche il seguito della risposta: “Fino al ’53, quando eravamo ancora tutti uniti, eravamo una settantina, 74 esattamente. Adesso penso che ci siamo duplicati”.

Darix Togni
Il documento trasmesso da Rai3 non è nuovo a molti, almeno in buona parte, perché si tratta del lavoro che Luca Verdone ha realizzato per Rai Educational alcuni anni fa: La famiglia Togni e il circo in Italia, con filmati d’archivio che escono dalle teche della Rai e dell’Istituto Luce, oltre a interviste ad alcuni dei protagonisti della famiglia Togni (Livio, Corrado, Davio, Divier, Vinicio, la signora Fiorenza, Leda Togni) e ad alcune figure di spicco che col circo hanno interagito per motivi professionali e di coinvolgimento personale, come Mario Verdone, Giulio Andreotti, Claudio G. Fava, fino a Antonio Giarola intervistato in veste di direttore del Cedac. Ma i filmati ne mostrano molti altri di protagonisti del circo italiano attraverso brevi spezzoni di interviste, ad esempio Egidio Palmiri, Ferdinando e Bruno Togni, oltre ovviamente al protagonista indiscusso, Darix.
Fiorenza, moglie di Darix
L’introduzione di Giovanni Minoli è una vera e propria celebrazione del circo, non solo di quello dei Togni:
“Fondato nel 1872 il circo Togni è da subito uno dei più grandi e prestigiosi spettacoli circensi in Italia e in Europa. L’incredibile carovana della famiglia Togni ha attraversato oltre un secolo alimentando la fantasia e l’immaginario collettivo di un’intera popolazione. Quella che vi proponiamo è la storia di una famiglia che con la sua passione per il circo, tramandata di padre in figlio, di generazione in generazione, rende ancora oggi l’arte circense uno spettacolo unico che incanta milioni di persone. Un mondo, una passione, un’atmosfera, che ha ispirato tra gli altri Fellini, Chaplin, Benigni e poi pittori come Serrault, fino a esperienze innovative come il Cirque du Soleil”.
Giulio Andreotti (nella foto in home page con Egidio Palmiri e Ruggero Leonardi ad una conferenza stampa)
Ma è la testimonianza di Giulio Andreotti che, ascoltata in questi giorni, suona come un punto di vista che fa riflettere. Dopo aver ricordato il suo incontro con la gente del viaggio da sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega allo spettacolo, Andreotti spiega: “In tutto l’ambito dell’ecologia per tanto tempo abbiamo avuto forse troppo disinteresse. Anche la ricostruzione postbellica ha fatto a meno di considerare l’inquadramento ambientale e quindi come accade con le energie contrapposte, si finisce per pagare il prezzo di una esasperazione. Ma adesso bisogna pensare di rimettersi in una posizione media, in cui si tenga conto delle energie e dell’ambiente, ma non si facciano – scusi il termine – delle caprate di questo genere, cioè pensare che se io tengo un leone nel circo sono cattivo come gli americani a Guantanamo che tengono gli Afgani”.
Claudio Monti