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di Simonetta Purpura

Sandy balla con Leo, il leone marino
Non tutti i circhi sono sotto lo stesso cielo. Non so ancora, quindi, se “precipitando” in uno chapiteau sia sempre possibile, come per me adesso, trovarsi in una favola. Qui si vive una vita che nessuno vorrebbe cambiare, ma “non si può fare di tutta l’erba un fascio”, ripete sempre mamma Loredana.
Il Circo Acquatico Bellucci regge grazie alla forza e all’unione dei coniugi Medini che con il buon esempio hanno cresciuto una famiglia e dei figli che custodiscono regole d’oro e valori d’amore e d’amicizia. Sembra scontato, ma in realtà sono dei valori messi in atto concretamente.
Jennifer, figlia ultimogenita, mi racconta come vivere con dei genitori che non hanno mai litigato davanti ai figli sia stato fondamentale e, inconsciamente, come li abbia fatti crescere con il senso del rispetto e della dedizione al proprio uomo, ai propri figli, alla propria casa.
Sembra quasi un mondo fuori dal comune in cui possono esserci discussioni e toni alti, ma in cui presto torna il sereno. Ci sono delle regole, ma nessuno fa fatica a rispettare. Sembra sia tutto naturale.
Ogni martedì alle otto del mattino si parte per un viaggio che ha come meta la prossima piazza, luogo in cui si costruisce la propria “città” che, prima di essere demolita, resta in vita fino al lunedì successivo. Camion e “carovane” percorrono la loro strada in colonna. Anche le donne stanno al volante e questo dimostra la considerazione di cui godono e la fiducia nel contributo che sono in grado di fornire.
Il viaggio può essere lungo, ma si rivela entusiasmante; non si superano gli ottanta chilometri orari e, guardando il panorama dall’alto, ci s’immerge in racconti e chiacchiere infinite.
Una volta arrivati la disposizione in piazza è fissa, ogni mezzo ha il suo posto come anche lo chapiteau; ciascuno provvede a riaprire la propria roulotte e a riorganizzare quello che può, ma trascorrono delle ore prima che ci sia l’acqua e che tutto sia in ordine.
Ogni piazza significa nuovo rischio, nuovo pubblico, nuove aspettative. La mattina ci si sveglia a orari differenti in base alle proprie esigenze. L’auto del circo percorre le vie della città promuovendo lo spettacolo. Si alternano momenti in cui la piazza è piena perché tutti in attività, e momenti in cui rimane vuota.
Il mercoledì è giorno di riposo e giovedì ricomincia lo spettacolo che, intitolato “Pirati alla ricerca della felicità senza fine”, unisce circo e teatro in un evento che non annoia mai. Uno di questi giorni, finalmente, è toccato anche a me.
Accese le luci della ribalta sono comparsa tra la ciurma di pirati e ho “giocato” a fare la circense, provando l’emozione di imbattermi in un pubblico da circo e di destreggiarmi incompetente tra artisti talentuosi. Lo stupore, l’acclamazione e il riso sono le immagini più belle che il pubblico mi ha regalato e che resteranno per sempre impresse nella mia mente.
Il “mio” circo è caratterizzato dall’assenza della pista, sostituita da una scena frontale che esalta l’entrata degli animali lasciati liberi a passeggiare sul palco. Desta stupore e meraviglia la vista di coccodrilli senza catene, pinguini che “zampettano” allegramente da una parte all’altra, e fenicotteri che svolazzano raggiungendo la platea. Lo spettacolo piace, e alla fine il pubblico si sofferma a complimentarsi per la fantasia, per la novità, per la creazione di qualcosa di unico e capace di coinvolgere adulti e bambini in una storia che regala due ore di allegria e distrazione dal mondo.
Jennifer Medini
Tutti avranno notato il sorriso sulle labbra degli artisti ma pochi, forse, avranno pensato che talvolta può essere un dovere. Chi compra un biglietto per il circo, compra un paio d’ore spensierate, e chi vi lavora capita che, per garantirle, spesso sia costretto a nascondere il proprio stato d’animo. Il circo è un lavoro, quindi nonostante possano presentarsi giorni in cui non si ha voglia di lavorare non ci sono scuse, bisogna andare in scena comunque. Nonostante ciò, è impensabile tirarsi fuori da questa realtà così varia e scintillante.
Vedo il circo come una giostra: gira e rigira, splendente di luce con instancabili meravigliosi cavalli colorati uniti tra loro; una giostra che conosce mille volti e mille sorrisi ed è regolata da un’unica mano.
Sandy guarda suo padre con ammirazione, e mi dice commossa che “ne hanno passate tante”, ma sono sempre riusciti ad andare avanti per la passione per un circo dal quale, forse, solo a causa di un amore folle ci si potrebbe allontanare.
Mario e Loredana sono “la mano” che fa muovere l’allegria e gli altri sono come dei “cavalli” vincenti e indispensabili al funzionamento della giostra. Ognuno dà un grosso aiuto fisico e creativo, ma l’ultima parola spetta sempre a chi è più saggio.
Il “mio” circo è come una calamita che attrae; la gente che vi entra vi ritorna ansiosa di rifornirsi di una buona dose di “joie de vivre”. E questa gioia di vivere, nasce dal giudizio che la famiglia Bellucci-Medini ha della propria vita: semplicemente meravigliosa.

La prima puntata del diario.