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Anche in Brasile il circo parla italiano

di Nicola Campostori

Intervista ad Alessandro Serena, docente di Storia dello Spettacolo Circense e di Strada, recentemente ospite di un Seminario Internazionale dedicato al circo organizzato dall’Università Federale di Bahia. L’occasione per conoscere la situazione dello spettacolo popolare in Brasile, dove l’amore per il circo classico con gli animali è molto forte, al pari della considerazione nutrita nei confronti degli artisti italiani.

Dall’8 al 10 ottobre, presso l’Università Federale di Bahia si è tenuto un Seminario Internazionale dal titolo Il Circo nel Brasile di ieri e di oggi. Tra gli invitati c’era anche Alessandro Serena, docente di Storia dello Spettacolo Circense e di Strada. Spesso chiamato in occasioni simili a tenere speech e lezioni sulla storia del circo e sull’imprenditorialità del live entertainment, Serena è direttore scientifico di Open Circus, un progetto sostenuto dal MiBAC per la formazione del pubblico ed il ricambio generazionale nel settore. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare questa esperienza.

Una delle performance dal vivo durante il Seminario

Come è stato questo seminario in Brasile?
Molto bello. Tre giorni di studi, incontri e spettacoli. Ho partecipato ad approfondimenti su Philip Astley, sulla figura del pagliaccio, sull’itineranza ai giorni nostri. Un programma davvero ricco, dall’alto spessore culturale. Tanti ricercatori ed esperti riuniti a discutere di circo, in un clima appassionato. Il circo in Brasile è molto sentito, sia a livello popolare che accademico, e questo seminario è stata la dimostrazione dell’attenzione che viene rivolta a quest’arte. Ho percepito, tra l’altro, molto rispetto per il circo classico. Anche le avanguardie, che magari si discostano come estetica dalla tradizione, guardano ad essa con attenzione, con stima.

Orlando Orfei (foto Fondo Massimo Alberini)

Di cosa ha parlato nel suo intervento?
Ho raccontato la straordinaria epopea del circo italiano, dai pionieri alle grandi famiglie fino ad arrivare ai migliori talenti tricolori contemporanei. Un lungo elenco di personaggi incredibili che hanno fatto la storia del circo in Italia e nel mondo.
Mi sono poi concentrato su due aspetti. Innanzitutto, ho evidenziato quali sono, a mio avviso, i caratteri peculiari del circo, che è un mondo tanto affascinante quanto opaco, fondato su un sistema di simboli forti ma spesso in contraddizione tra loro. Da una parte il rigore e la dedizione degli artisti, dall’altra l’atmosfera malinconica e dismessa del tendone felliniano; da una parte il lavoro di gruppo e la centralità della famiglia, dall’altra la preminenza di personaggi e artisti divenuti star internazionali. Per non parlare del rapporto col mondo: se è vero che molti circhi sono fortemente caratterizzati in senso locale (Circo di Mosca, Circolombia, ecc.) è innegabile che da sempre lo spettacolo dell’arena di segatura ha l’ambizione di parlare un linguaggio universale e di portare sotto il tendone meraviglie provenienti da tutti i continenti.
Il secondo aspetto che ho sottolineato è come la situazione del circo di oggi assomigli molto a quella esistente tra Sette e Ottocento, con una varietà infinita di luoghi dove fruire l’esperienza spettacolare (il tendone, ma anche i teatri, la piazza, i palazzi dello sport e le piccole sale d’esibizione) e diversi formati di show, dal singolo giocoliere armato solo delle sue clave alle imponenti produzioni di colossi come il Cirque du Soleil. Sembra davvero di essere tornati nella Venezia del Settecento, dove era possibile assistere a spettacoli praticamente ovunque.

La locandina del Seminario sul Circo

Cosa l’ha colpita di più del Seminario?
In apertura della prima giornata, la professoressa Regina Horta Duarte dell’Università Federale di Minas Gerais, una dei pionieri della ricerca sul circo brasiliano, ha offerto una panoramica davvero interessante su questa forma di spettacolo popolare nella sua nazione e del rapporto che esso ha avuto col resto del mondo. Sono orgoglioso di dire che viene riconosciuto agli italiani un ruolo importantissimo nella diffusione del circo in Brasile.

Il Circo Chiarini in Brasile (1876) – Foto di Circopedia

Come mai?
Andando molto indietro nel tempo, possiamo risalire al nostro connazionale Giuseppe Chiarini, direttore di una delle compagnie più importanti della seconda metà dell’Ottocento, che nel suo immenso girovagare per ogni angolo della Terra toccò anche il Sudamerica e nel 1875 divenne scudiero privato dell’imperatore Don Pedro del Brasile. Ma il nome che i brasiliani ricordano con più affetto è senza dubbio quello di Orlando Orfei, l’eroe dei due mondi. In Brasile è un vero e proprio mito. Da quando arrivò in quella nazione nel 1968 e fondò coi figli il Circo Nazionale Italiano ha influenzato profondamente lo spettacolo popolare carioca, entrando nell’immaginario collettivo e nel cuore della gente, tanto che al suo funerale nel 2015 fu salutato da una folla immensa con grandissimo affetto. Ancora adesso il Brasile guarda all’Italia come la patria del circo.

Qual è la situazione del circo con gli animali in Brasile?
Anche in Brasile, come in altre parti del mondo, ci sono norme, soprattutto a livello locale, che vietano totalmente o in modo parziale l’utilizzo degli animali nei circhi. Devo dire però che molti degli ospiti del seminario erano rammaricati di ciò. Alcuni hanno citato casi nei quali gli animali sono morti dopo essere stati tolti dai circhi. In generale, mi sembra che, al di là dell’accettazione della legge, non ci sia ostilità preconcetta riguardo al circo con gli animali, che anzi è visto come una tradizione dall’immenso valore che va salvaguardata, sostenuta. E che merita di essere studiata in università. Una lezione che forse potrebbe essere utile anche in Italia.