Convocata dal direttore generale dello Spettacolo dal vivo, Onofrio Cutaia, si è tenuta il 23 ottobre scorso la Consulta per lo Spettacolo, che aveva all’ordine del giorno un tema molto importante: la proposta di riparto delle risorse di cui alla legge 28 settembre 2018, n. 111, “Disposizioni per l’assestamento del bilancio dello Stato per l’anno finanziario 2018”. Abbiamo chiesto al presidente dell’Ente Nazionale Circhi, Antonio Buccioni, di illustrarci quanto emerso dalla Consulta.
“La Consulta ha approvato all’unanimità la proposta del ministro Alberto Bonisoli relativa alla ripartizione delle risorse integrative al Fus (Fondo unico per lo Spettacolo) per l’anno 2018”.
Qual è l’ammontare delle risorse integrative rispetto al 2017?
“Sono 10 milioni di euro, che vanno ad aggiungersi allo stanziamento già noto, e complessivamente per tutti i settori dello Spettacolo dal vivo la cifra è pari a 343.941.798 euro”.
Per il circo e lo spettacolo viaggiante qual è l’incremento integrativo?
“Parliamo di 70mila euro per entrambi i settori, una cifra non particolarmente significativa. Invece è significativo che il ministro si sia riservato fondi speciali per 2.480.000 euro: l’auspicio è che molti esercenti del circo, che non sono stati ammessi a contribuzione dalla Commissione consultiva – e che anche dietro nostro suggerimento si sono mobilitati nell’ambito della nascita del Movimento Spettacolo dal vivo, che ha riunito anche colleghi di teatro, musica e danza, egualmente esclusi dalle provvidenze ministeriali – mediante la concertazione di questi progetti possano beneficiare di risorse sui fondi speciali del ministro. Ma personalmente sono rimasto positivamente colpito anche da un altro aspetto”.
Quale?
“Reputo meritevole di particolare attenzione il cambio di passo rispetto alla stagione Franceschini, che il ministro Bonisoli mi sembra stia imprimendo con chiarezza anche per il nostro settore”.
Ci faccia capire.
“Ho apprezzato, ad esempio, le parole del ministro sullo spettacolo dal vivo come “settore più a rischio di omologazione”, un pericolo da fronteggiare investendo “per mantenere viva, ricca e diversificata l’offerta culturale, che deve essere la più ampia possibile”. Nei confronti del circo c’è stato, e c’è ancora, un forte tentativo di omologazione, che passa attraverso l’obiettivo di cancellare la sua storia e identità più vere, radicate da secoli, cioè l’arte dell’ammaestramento e la convivenza sotto ai tendoni di uomini e animali. Nella direzione di questa omologazione è andato anche il Codice dello Spettacolo, che non a caso abbiamo avversato con forza, che avrebbe voluto imporre la “graduale eliminazione” degli animali dai circhi, trasformata poi in “graduale superamento”. Ci siamo sempre opposti alla cancellazione per decreto della ricca e variegata esperienza del circo italiano, dentro la quale rientrano gli spettacoli con animali, e continueremo a farlo. Una volta garantite le condizioni oggettive di benessere per le specie presenti nei complessi e nate in cattività, deve essere lasciata al pubblico la scelta su quale forma di spettacolo preferire, non allo Stato”.
Lei ha fatto presente al ministro le attese della categoria?
“Ho chiaramente espresso le nostre rivendicazioni e i motivi di profonda insoddisfazione rispetto al trattamento ricevuto in passato, ed ho trovato un ministro attento, disponibile e competente, che al di là dei mezzi tecnici coi quali eserciterà le proprie prerogative di ministro, ha comunque tenuto ad esprimere un concetto che condivido profondamente”.
Quale concetto?
“Quello del recupero del pieno rapporto e della considerazione sostanziale, non di facciata, delle categorie. E’ un tema sul quale batto da anni: normare contro le categorie non serve a nessuno, produce solo danni, occorre una concertazione virtuosa.
Un’altra indicazione importante scaturita dalla Consulta è che, con tutta probabilità, il governo, e per esso il ministro per i Beni culturali, chiederà di poter redigere e approvare i decreti attuativi previsti dal Codice dello spettacolo beneficiando di una proroga di 12 mesi. Questo significa che tutto il mondo del circo italiano deve sentirsi già allertato per un 2019 che ci vedrà nuovamente in prima linea per emendare profondamente l’assunto contenuto nella legge 22 novembre 2017, n. 175 (“Disposizioni in materia di spettacolo e deleghe al Governo per il riordino della materia”) che al circo ha dedicato solo questo comma: “revisione delle disposizioni nei settori delle attività circensi e degli spettacoli viaggianti, specificamente finalizzata al graduale superamento dell’utilizzo degli animali nello svolgimento delle stesse”. Nel frattempo abbiamo anche ampiamente dimostrato la completa infondatezza delle pretese scientifiche alla base della richiesta di eliminazione degli animali dai circhi. Si sono espressi luminari etologi del calibro di Ted Friend e Kiley-Worthington, denunciando la manipolazione dei loro studi, compiuta per “sponsorizzare” il divieto degli animali nei circhi. Ma non vogliamo ridiscutere solo la questione degli animali: c’è da affrontare, finalmente, il presente e il futuro di una categoria che chiede aree pubbliche sulle quali poter lavorare, semplificazione burocratica e tanto altro”.