C’è stato un tempo in cui i grandi cabarettisti italiani si esibivano in pista. Alighiero Noschese nelle Follie sul ghiaccio da Moira Orfei, oppure Walter Chiari irrompeva sul cerchio di segatura con i suoi irresistibili aneddoti, giusto per dirne due. Ma erano gli anni 70. In tempi recenti la simbiosi fra circo e comici abituati a lavorare in teatro, al cinema o in televisione e per questo anche molto noti al grande pubblico, ha radicato all’estero, com’è il caso di Knie, che ha portato nei suoi show Cuche e Barbezat, Karim Slama, Joseph Gorgoni nel personaggio di Marie-Thérèse Porchet e di recente Laurent Deshusses. Adesso però anche in Italia rifà capolino un genere che merita senz’altro di essere riscoperto. Alessandro Politi, il grande mago in kilt, quel Martin Scozzese che ha conosciuto la popolarità grazie a Zelig e che poi è approdato in vari programmi televisivi, da Pomeriggio Cinque a Chiambretti Night, dallo Show dei record a Voglia d’aria fresca con Carlo Conti su Rai 1, solo per citare i più noti, ha fatto il suo ingresso sotto il tendone di Moira e non per assistere allo spettacolo (cosa che pure era successa qualche mese prima) ma per esibirsi davanti al pubblico.
Alessandro, come è nata questa esperienza da Moira Orfei?
In modo molto casuale. Ho partecipato ad uno spettacolo di beneficenza a Vicenza, insieme ai Fichi d’India e ad altri comici, per una serata organizzata al circo Moira Orfei. A Walter Nones era piaciuto molto il mio intervento, anche per il rapporto col pubblico che si era instaurato in quei pochi minuti, e mi ha chiesto se poteva esserci una collaborazione, un mio inserimento all’interno dello spettacolo del circo. Quando Moira Orfei era a Catania, lo scorso marzo e si è presentata l’opportunità, mi hanno chiamato ed io ho accettato molto volentieri e ho fatto il mio numero di alta magia (sorride Alessandro Politi, nda) per una decina di giorni.
Hai sostituito i clown?
Assolutamente no, anche perché il cabarettista non è un clown per quanto possano essere simili.
Immagino sia stata la prima volta per te in un circo, almeno dal punto di vista artistico: come valuti questa esperienza?
Sì, è stata la prima volta ed anche molto bella. Per un artista come me che viene dal teatro, dal cabaret classico, è stato necessario prenderci le misure perché è molto diverso lavorare in un circo…
In che senso?
Nel circo i tempi sono stretti e prestabiliti e vanno rispettati scrupolosamente, e poi devi fare sempre la stessa cosa, ogni giorno lo spettacolo si ripete, mentre io sono abituato a improvvisare, cambiare repertorio, anche perché altrimenti m’annoio. L’esperienza è stata comunque molto positiva.
Emozionato al debutto?
E’ stato un po’ come ritrovarmi al Circus di Zelig a Milano, che anni fa si teneva nel tendone, ma con un calore molto diverso. Nel circo ho sentito molta accoglienza e mi sono divertito.
C’è una differenza sostanziale fra esibirsi in un circo e tutte le altre esperienze che hai fatto?
Nei miei spettacoli la gente viene per vedere me, nel circo viene a vedere il circo, il fatto che io ci sia è un valore aggiunto. Per molti oltretutto è stata una sorpresa trovarmi da Moira, non credevano neanche che fossi io ma piuttosto un imitatore perché forse si pensa che un comico di Zelig non possa lavorare al circo… Senza nulla togliere al circo che è uno spettacolo dal vivo di livello alto.
Che rapporto hai instaurato col pubblico dello chapiteau?
Il pubblico credo che ami un artista a prescindere da dove si esibisce, e comunque al circo in prevalenza c’è una platea di famiglie con bambini e il mio personaggio sin dagli anni di Zelig andava verso i bambini e grazie a loro si sono fatti i record di ascolti… E poi il pubblico al sud è molto caloroso, ha voglia di divertirsi e dunque è andata bene.
Avrà un seguito questa tua esperienza al circo?
Io lo spero, in questi giorni devo sentirmi con Stefano proprio per parlare di eventuali sviluppi.
Immagino fosse molto tempo che tu non mettevi piede in un circo.
Invece no, la scorsa estate il circo Orfei era a Bellaria e sono andato a vederlo (Alessandro Politi abita nel riminese, nda). Era un po’ che non assistevo a uno spettacolo di circo, da quando ero ragazzino, e siccome gli amici mi avevano detto che il circo Orfei meritava sicuramente, sono andato. Ricordo che c’era tanta gente, ho fatto una fila lunghissima alla biglietteria. Dopo pochi mesi mi è arrivata la telefonata per partecipare alla serata di beneficenza nello stesso circo che avevo visto poco tempo prima.
Che impressione ti ha fatto il Moira Orfei?
E’ una città, un’azienda viaggiante con mille problematiche e tante persone che devono risolverle. Da fuori non lo si immagina, lo comprendi solo quando inizi a stare con loro, in mezzo alle carovane, con gli animali, col veterinario, con gli artisti e gli operai… E soprattutto da fuori non capisci tutto il lavoro che c’è dietro ad un circo, in particolare di quelle dimensioni. E poi nel circo si lavora tanto e sempre, Stefano non conosce vacanze, il tendone non può chiudere per ferie. E’ un genere di intrattenimento che coincide con un modo di vivere e siccome io non ci sono nato dentro quel mondo, non potrei farlo con quei ritmi. Dopo 10 giorni ho sentito l’esigenza della mia casa, ma non perché non mi piacesse l’ambiente e il ruolo che avevo nello spettacolo, anzi, ma perché la vita nel circo assorbe completamente.
Fra i personaggi che hai lanciato fino ad oggi quello più popolare in assoluto penso sia….
Il Grande Mago…
Infatti, mentre quello che ti piace di più?
E’ un personaggio nuovo, che sto provando e che ogni tanto ho proposto nei miei spettacoli e che tra l’altro mi piacerebbe portare da Moira. Si tratta di un barbone, che non parla ma fa cose allucinanti, con niente crea degli effetti speciali, puoi chiamarla magia se vuoi… Gli ingredienti sono davvero minimi: un pezzo di carta, un uovo sodo, un wurtsel andato a male, una birra, le musiche di Fellini… un personaggio che sfocia nella clownerie e che sta riscuotendo un certo successo perché un po’ emoziona e un po’ fa ridere.
E con Zelig hai chiuso?
Al momento si ma in futuro non si sa mai, magari ci potrò tornare con il clochard invece che con Martin Scozzese.
Lo scorso anno hai realizzato lo spot contro l’abbandono dei cani che è andato in onda sulle reti Mediaset. C’è qualcos’altro in arrivo?
Sì, uno spot che ho girato in Africa, vestito col kilt, per “Persone come noi”, una Organizzazione non governativa che opera per la difesa e la protezione dei diritti dei minori in undici Paesi del mondo, e che dovrebbe uscire a giugno sempre sulle reti Mediaset.
Per il futuro hai anche programmi legati al cinema, un’altra delle tue passioni?
Nel cinema sto iniziando pian piano con dei piccoli progetti, uno di questi molto nuovo ma non so ancora a cosa approderà. Mentre ero in Africa per girare lo spot, insieme agli operatori mi sono spinto in luoghi abbastanza rischiosi e nascosti agli occhi dei turisti. Ne è uscito un documentario della durata di 35 minuti, che in maniera comica racconta una realtà drammatica, quella dei bambini che muoiono ai margini delle strade. E’ un modo nuovo di avvicinare il dramma dei bambini in Africa, qualcosa che somiglia alla clownterapia. Si inizia ridendo e si arriva alla fine del documentario che verrebbe voglia di piangere, ma di certo non lascia indifferenti. Stiamo cercando di iscrivere il documentario a qualche concorso, magari internazionale, per sensibilizzare il pubblico, non solo italiano.
A proposito, cosa pensi della maschera del clown?
Mi piace moltissimo e credo abbia ancora oggi una forza artistica incredibile. Ho conosciuto e anche lavorato spesso con Jango Edwards, da lui ho appreso tante cose nella mia formazione, lo considero un po’ il mio maestro e uno dei miei riferimenti più significativi.
Ma è vero che detieni un guinness?
Come no! Ho eseguito tredici giochi di prestigio sott’acqua.
E quando è successo?
Al programma lo Show dei record condotto da Barbara d’Urso.
E detieni ancora quel record?
Non credo ci sia un altro deficiente che abbia voglia di fare quello che ho fatto io.
Cosa pensa Alessandro Politi del circo?
Sarebbe un vero peccato se il circo dovesse finire. Le famiglie devono continuare a portare i loro figli al circo, è un’esperienza troppo bella e unica, non ha eguali. Ma al di la dei bambini, il circo è l’unico luogo dove lo spettacolo dal vivo regala emozioni incredibili, che non puoi avere nemmeno se lo stesso spettacolo lo vedi in televisione o in un video. Stare a bordo pista e guardare un clown, un giocoliere, un equilibrista è una sensazione speciale. Il circo deve vivere, magari diventare sotto certi aspetti un po’ più moderno, aggiornarsi, però quello spettacolo deve continuare.
Hai conosciuto Moira?
Certo, era entusiasta che io fossi al suo circo e sai perché?
No.
Aveva saputo che io faccio anche televisione, come ha fatto lei e quindi poteva avere un confronto su quella esperienza, pescare nei suoi ricordi. Più di una sera è venuta a vedermi in pista, era curiosa del mago arrivato nel suo circo.
Ti ha dato qualche consiglio?
No, mi ha detto che sono simpatico e che era contenta che io fossi arrivato nella sua famiglia.
Claudio Monti