L’immagine degli ex allievi che portano in spalla la bara del loro “maestro” e amico, e poi il lungo applauso finale con molti occhi lucidi per l’ultimo saluto al bravissimo artista e istruttore, e all’uomo che tanto si è speso per tramandare l’arte circense alle giovani generazioni, sono due momenti che resteranno a lungo, forse per sempre, nella memoria della folla che ha partecipato ai funerali di Aguanito Merzari.
Circo.it, insieme all’Accademia d’Arte Circense e all’Ente Nazionale Circhi, vuole ricordare la figura di Aguanito, che lascia un segno indelebile nella storia del circo italiano, ed esprimere le condoglianze più vive alla moglie Fatima Zohra, al figlio Ruby e a tutti i familiari.
Per narrare la storia di Aguanito (che fa tesoro delle notizie raccolte da Alessandro Serena), ricca di successi ma intessuta di fatica e duro lavoro, si potrebbe partire da un episodio che risale al 1972, quando al Cirque d’Hiver si registra una serie della trasmissione televisiva Le Piste aux etoiles, che per anni raccoglie i maggiori artisti circensi. C’è bisogno di un numero aereo e ad uno degli organizzatori viene in mente un doppio wasenton che ha visto esibirsi al Lido. Qualcuno obietta che l’altezza del Lido è di appena quattro metri, mentre la cupola dell’elegante stabile parigino raggiunge i quindici. Ma i fratelli Merzari riescono ad eseguire il loro numero per intero e ad incantare il pubblico del Cirque d’Hiver.
Figlio di Giuseppe Merzari (classe 1908) e Italia “Pia” Bartoli, ha nel nome che i genitori gli affidano un chiaro segno premonitore del destino: lo chiamano infatti Juanito, come l’ottimo saltatore a terra che Giuseppe Merzari conosce in Spagna quando lavora con i Cristiani e suggeriscono a Giuseppe di chiamare così il suo primogenito. Ecco il perché dello strano nomignolo attribuito ad Emilio, “Aguanito”, che nasce a Concordia Sagittaria l’11 agosto 1936. Sarà invece il nome di un attore messicano a suggerire l’appellativo, questa volta anche anagrafico, del fratello Juamado, nato nel 1938.
Nel 1936 i Merzari sono dagli Zorzan, dove rimangono fino al 1940, poi decidono di aprire una propria Arena che porta il nome di famiglia. Allo scoppio della guerra si fermano a Presina e sono alcuni partigiani di stanza nel piccolo paese a donare loro del materiale con il quale rimettere in piedi l’arena. Unico artista ingaggiato dalla rinata Arena Merzari è un personaggio che ricorre di sovente nei racconti degli anziani circensi: Pietro Pivetta, detto “Recia Sassina” perché mancante di una sezione dell’orecchio destro. Questo artista, che pare si spostasse con una minuscola roulotte tirata dai suoi cani, si esibiva come comico con i trampoli.
Già all’età di dieci anni Aguanito dimostra talento: fa le pertiche, il comico, il wasenton da solo, i salti a terra, il “cantante” e recita nelle farse finali. I Merzari decidono poi di allargarsi ed aprono il Circo Teatro Ars Nova, su palcoscenico. Lo chapiteau è fatto in casa, dipinto di verde utilizzando l’abbeveratoio degli animali di alcuni contadini della zona. E reso impermeabile a forza di sfregarlo con pezzi di paraffina. Con tutto questo lavoro, Giuseppe non ha molto tempo da dedicare ai figli, i quali provano da soli, appena possono. Per il numero delle verticali i loro modelli sono i celebri fratelli Marcantoni, che frequentano la loro famiglia e coccolano i due giovanissimi artisti in erba. I quali, più che altro per puro spirito di emulazione, cominciano a provare i loro trucchi per un’ora, un’ora e mezza al giorno, oltre a dedicarsi a tutti gli altri numerosi lavori dell’arena. Pare che la prima disciplina ben conosciuta da Emilio sia stata la meccanica… e infatti a dieci anni si fa modellare da un fabbro un normale picchetto, facendolo incavare il necessario per poter appoggiare meglio la testa. Il modello per il numero aereo è Adriano Bonora (cognato di Orlando Orfei). Ma altri artisti forti nella specialità in quel periodo sono Dante Rossetti e Riccardo e Olga Canestrelli.
Il Circo Merzari, toccando le fiere dell’Emilia e svernando a Presina, va avanti fino al 1956, quando effettua l’ultima rappresentazione a Bologna. Athos Folco li ingaggia allora per il suo Circo Cipriano, dove resteranno dal 1956 al 1960, presentando quattro numeri: un mano a mano eseguito da Aguanito, Juamado e lo zio Camillo, il wasenton a due, la bicicletta di Aguanito ed un numero comico. Oltre ovviamente ad apparire nello charivari e negli altri numeri di gruppo della compagnia. Al Cipriano hanno più tempo per le prove e migliorano notevolmente lo standard qualitativo già alto. E in effetti cominciano ad essere abbastanza richiesti. Finalmente riescono a parlare con Egidio Palmiri e ad accordarsi con lui. Sono da Palmiri in un bel programma che comprende anche i Nicolodi, i Macagi, i Brigherasio, Bubi Ernesto e gli animali dei Benneweis. Qui si possono concentrare sui due numeri: uno eseguito a terra, il mano a mano, ed uno per aria, il wasenton. Quest’ultimo si impreziosisce dell’ascensione a motore. Probabilmente il primo in Italia ad essere costruito con il motorino di una fabbrica inglese che produce riduttori per ascensori.
Il mano a mano è però messo in crisi dall’amore dello zio Camillo per Giuseppina Celli, che sposa, lasciando il trio che formava insieme ai due nipoti. Il suo posto di porteur è preso dapprima da Toni Brescianini ed in seguito dal padre Giuseppe, che torna quindi in pista per un primo contratto del nuovo Trio Merzari al Berny, in Norvegia.
I Merzari vengono scritturati per una manifestazione che presenta numeri di circo ed incontri di catch organizzata in grande stile sotto un enorme chapiteau del circo Renz montato in piena Berlino, al Tiergarten. Per un caso fortuito vengono ingaggiati in un importante night club di Berlino e tornati in Italia sono contattati dall’agenzia Bellini per una settimana al Puccini di Milano e, a seguire, per qualche altro teatro, avanspettacolo, rivista.
Una buona svolta arriva con un contratto a San Remo nello spettacolo di Claudio Villa, con il quale vanno anche in tournée per altre due settimane. Arrivano poi i buoni contratti con i complessi stranieri. Nel 1965 sono in Danimarca da Benneweis. Nel 1966 in Sud Africa da Wilkie, poi in Germania da Barum. Qui il padre decide di ritirarsi. Aguanito e Juamado hanno già passato i trent’anni e dimostrano una grande elasticità, sia mentale che fisica, nel provare nuovi forti esercizi da introdurre nella versione a due del numero, la cui colonna sonora è tratta da musiche del film Thunderbird, della serie di James Bond, arrangiata dal maestro d’orchestra del circo Barum. Con la nuova versione del numero di verticali a due e con quella consolidata del wasenton, sono ingaggiati nel 1968 da Palmiri e subito dopo a Lisbona al Coliseau do Ricreau. Poi sono in numerosi parchi del nord Europa e al Bau di Krone a Monaco.
Nel 1971, la tappa obbligata per gli artisti di qualità di quegli anni: Knie (nello stesso programma con i Fercos, Dieter Farell, i Moreno e i Grigorescu). Subito dopo sono per due anni al Lido 1972 e 1973. Nella capitale francese per due mesi “doppiano” esibendosi anche al Tour Argent, il noto ristorante della Torre Eiffel, che ancora adesso espone una loro foto. Durante la permanenza parigina sono richiesti per innumerevoli gala e televisioni. Appaiono tre volte a Le Piste aux Etoiles.
Nel 1973 a Parigi Aguanito conosce Fatima Zohra Mesdoubi, ingaggiata al Moulin Rouge. Inizia così la loro storia che culminerà con il matrimonio avvenuto nel 1974 in Italia, a Presina, mentre i Merzari sono ingaggiati al Circo di Moira Orfei. Ma gli anni ‘70 sono proprio d’oro per i Merzari che ottengono numerosi contratti prestigiosi. Eccone solo alcuni: a Londra al Savoy Hotel, al Churchill Club e soprattutto al Palladium in uno spettacolo con Cliff Richard. A Las Vegas allo Stardust. A Monte Carlo allo Sporting Club e alla prima edizione del Festival nel 1974. E poi a Montreal per lo spettacolo allestito in occasione delle olimpiadi del 1976, da Scott nel 1977 e nel 1979. Lo stabile di Budapest nel 1978, oltre a numerose apparizioni televisive e moltissimi gala fra i quali quelli per l’allora famosissima kermesse del ciclismo, la Sei Giorni di Milano. Gli anni ‘80 si aprono da Achille Zavatta, poi Nock nel 1981, Giancarlo Cavedo nel 1982 e quindi il Clown Circus di Antonio Giarola nell’84 (dove i fratelli Merzari e Fatima sono i protagonisti indiscussi). In seguito l’attività comincia a diradarsi e dal 1988 Juanito si limita ad assistere la moglie nel numero di contorsionismo. Nel 1990 comincia la sua carriera di istruttore all’Accademia del Circo, quando viene aperta la nuova sede sulla riviera romagnola.
L’approccio di Aguanito Merzari all’insegnamento è quello che ha contraddistinto anche la sua lunga e fortunata carriera di artista: ovvero quello della costanza e della perseveranza. La seduta di insegnamento viene aperta da una serie di esercizi di riscaldamento che, soprattutto per le discipline delle quali è istruttore (equilibrismo e trapezio), sono essenziali. Per l’equilibrismo numerose piegate, spaccate e soprattutto forze di polsi. Mentre per il trapezio wasenton gli esercizi di riscaldamento assolvono anche alla funzione di fortificare il collo. Perciò molti “ponti”: piegatine all’indietro che permettono il potenziamento delle fasce muscolari, poi si passa alla metodica trasmissione della conoscenza delle tecniche. I tempi, le forze, i movimenti devono essere ben impresse nella mente degli allievi fino ad essere eseguite in maniera del tutto naturale. Ma soprattutto ogni disciplina deve essere appresa lentamente, un esercizio alla volta. L’equilibrismo in particolare richiede infinita pazienza, gli allievi rimangono lunghissimo tempo “a piombo” in verticale, il tirocinio è abbastanza statico, quindi all’apparenza noioso, anche se a sentire gli allievi assai gratificante. Ci sono ovviamente alcuni “segreti del mestiere”, ad esempio nell’equilibrismo non tutti sanno quanto sia fondamentale il lavoro delle spalle, che regola quasi tutti gli equilibri permettendo di “riposare” quando si è stanchi e di spostare il baricentro del corpo quando si passa dall’equilibrio a due braccia a quello ad uno. La verticale poi va mantenuta dritta, con le spalle aperte, ed il petto in dentro. E’ necessaria enorme costanza. E l’amor proprio richiesto agli allievi deve necessariamente essere presente anche nell’istruttore. Questo si manifesta soprattutto nell’insegnamento agli allievi meno dotati. Dato che all’Accademia il livello di selezione fisica degli allievi non è alto, una volta che un ragazzo è stato ammesso bisogna lavorarci con lo stesso entusiasmo che su gli altri. L’istruttore deve avere la costanza e la pazienza di stimolare anche gli allievi meno portati.
Aguanito Merzari è stato paziente e grande istruttore con tutti gli allievi che ha avuto all’Accademia durante la permanenza a Cesenatico, fino al 2003. E sono stati anni incredibilmente prolifici che hanno sfornato notevoli talenti. Finita quella esperienza si è dedicato ai ragazzi del Circo di Romina Orfei della famiglia Niemen.
Se ne va una persona speciale, educatore nel vero senso della parola, capace di insegnare l’arte con una passione e una dedizione rare. E lascia molti “figli”, artisti oggi affermati, che a lui saranno sempre riconoscenti.