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Adriana Togni: teenager di razza

di Alessandro Serena

Adriana e Flavio Togni al Cedac di Verona (foto Circo.it)

La giovane figlia di Flavio Togni ad appena 16 anni ha già le idee piuttosto chiare sul suo futuro. “Il circo è la mia vita, sia quando siamo in tour che durante le soste al quartier generale di Verona. Dove posso anche frequentare l’Accademia.” Adriana Togni, giovanissima, vanta già un curriculum di tutto rispetto, come la frequentazione dell’Accademia d’Arte Circense di Verona, esibizioni di vario tipo all’American Circus (lo spettacolo di famiglia) e persino nella pista più importante del mondo, quella del Festival di Monte Carlo.
Assieme alla sensibilità tipica delle adolescenti, ha un’energia fuori dal comune. L’abbiamo intervistata a Verona, dove tutta la famiglia Togni trascorre l’estate in attesa della riapertura del colossale Circo Americano.
Tuo padre è uno dei più apprezzati ammaestratori del mondo. Che effetto fa essere figlia di una star?
Per me è molto più importante di una star: è mio papà. Per questo posso apprezzare non solo tutto il lavoro che fa ogni giorno con i suoi animali e per lo spettacolo, ma anche l’amore e l’attenzione che dedica a noi familiari.
Quali animali preferisci?
Da quando sono nata sono circondata da esemplari di ogni tipo, cavalli, elefanti, tigri, cammelli, e ne sono affascinata. Ho già lavorato con cavalli ed elefanti. Sono due sensazioni entrambe bellissime ma molto diverse. Diciamo che quando sei in groppa ad un cavallo hai una sensazione di interazione e simbiosi, arrivi addirittura a controllarne tu i movimenti. Mentre se sei sopra ad un elefante ti sembra di essere su di un enorme montagna in movimento. Ti aiuta a ricordare quanto sei piccola!
Gli animali feroci ti incutono timore?
Mio papà lavora anche con i felini, ha cinque tigri di cinque colori differenti. Ma non ho una sensazione di timore quando entra in pista. Io assisto spesso anche al lavoro di addestramento e lui mi trasmette sempre una sensazione di sicurezza e di confidenza con questi grandi gattoni e forse per questo non riesco ad esserne spaventata. Anzi, se in futuro ce ne fosse la possibilità mi piacerebbe conoscerli meglio e se dovessi scoprire una sintonia vorrei arrivare ad esibirmi anche con loro.
C’è una piccola cosa che non mi piace del fatto che mio papà lavori con gli animali. Che finisce per dedicare più tempo a loro che a noi. Siamo un po’
gelosi. Ma abbiamo capito che la qualità del tempo è la stessa, formata da grande amore e grande attenzione.
L’American Circus della tua famiglia alterna momenti di tour a quelli di pausa nel quartiere di Verona. Quando sei ferma senti la nostalgia del viaggio?

A scuola, sotto il tendone dell'Accademia del Circo

Non faccio in tempo! Da una parte quando rientriamo a Verona ritrovo un sacco di amici e cugini, come i figli dello zio Andrea (direttore dell’Accademia d’Arte Circense, nda). Poi, se è il periodo in cui l’Accademia è aperta, ci sono le lezioni … un’occasione unica di apprendimento con istruttori che ti seguono con attenzione e professionalità. E per di più, per quanto ci riguarda, dietro l’angolo. Un sogno. E poi sono sempre consapevole che dopo qualche mese di pausa si riparte con gli spettacoli.

Cristina, Bruno, Adriana e Flavio Togni

Però la vita in tour è differente.
Certo, le mie giornate tipo sono molto diverse. Da quando non vado più a scuola (mi sono fermata dopo il primo anno di ragioneria: non faceva per me) le giornate sono tranquille. Al circo questo non si può dire. Sveglia la mattina, prove con lo zio Elvio (il figlio del mitico Cesare Togni, nda), pranzo e subito pronta in divisa per fare la maschera, ovvero accompagnare il pubblico al posto. E appena gli spettatori sono seduti corro dietro le quinte e mi preparo per lo spettacolo. Sono presente in molti momenti, nella parata iniziale, nel numero di magia, nei tessuti, nelle piramidi, negli elastici aerei (una specie di bungee jamping danzato), nella coreografia finale e ovviamente sugli elefanti! Abbiamo nove elefanti, la mia è una lei e si chiama Mosley.
Quale disciplina ti piacerebbe presentare nella tua carriera?
Me ne piacciono molte, quindi credo che diventerò poliedrica. Un po’ per necessità e un po’ per il piacere di cambiare e di provare di tutto. In questo momento sto trascurando un po’ l’alta scuola di equitazione per concentrarmi sul “senza sella”, il classico numero della ballerina a cavallo, dove ho un maestro d’eccezione, mio zio Elvio. Ma amo anche le discipline acrobatiche e per fortuna all’Accademia possiamo praticarne molte.
Cosa significa allenarsi all’Accademia del Circo di Verona?
C’è una bellissima energia. Oltre ai numeri presentati singolarmente o in coppia nello spettacolo lavoriamo anche su quelli di gruppo. C’è un sano spirito di competizione. A me era stato detto, per esempio, che pochissime donne hanno presentato il doppio salto mortale a terra e in questo momento nessuna italiana. Mi sono messa sotto e, grazie all’aiuto dei miei istruttori, Cesare e mio zio Marco, alla fine ce l’ho fatta. È stata un’emozione particolare, di fronte a molti importanti direttori di circo, ai miei compagni e ai miei famigliari.

Togni family al Festival di Monte Carlo

Ci sono state delle volte in cui ti sei emozionata particolarmente in pista?Devo dire che tre anni fa, a Monte Carlo, fare parte del numero degli elefanti in un momento così prestigioso è stato davvero bello. Una scarica di energia come poche. E alla fine vedere il mio papà premiato con il Clown d’Oro, sapendo che è uno dei risultati più ambiti nel nostro mondo e sapendo quanto lavoro fa lui tutto il giorno e tutti i giorni dell’anno, mi ha davvero commosso. Sono stimoli del genere che poi mi fanno mettere a testa dura se devo presentare il mio doppio salto mortale.

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