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E questa volta io dico sì, è così che si fa. Mi riferisco a una trasmissione di TV 2000 vista qualche giorno fa e dedicata al vivere interno del Circo Medrano. Per me una rimpatriata. Casartelli che ho conosciuto ragazzi e che qui parlano da gestori di una grande compagine ma ciascuno mantenendosi fedele alla propria identità.

Davio Casartelli intervistato da Tv 2000
Ecco Davio, quello che fra tutti è rimasto più fedele alla vocazione al gioco, che risponde alle domande fronteggiando da par suo la telecamera che – io lo so bene – può intimidire anche chi ha dimestichezza con la presenza in pubblico. Ecco Eros, il più introverso, che non per nulla ha fatto la scelta degli animali e parla del rapporto con loro senza usare una parola in più o in meno di quelle che sono necessarie.
Elio Casartelli
Ecco Elio, che parla come si addice a persona responsabile di ogni lira che viene spesa, o non spesa, in una macchina da spettacolo che fagocita euro e risorse umane ogni giorno. E ancora una volta quanto mi piace rivedere la Ghisi, che con parole parsimoniose svela – a chi non sa – quanto possa essere equilibratrice la presenza femminile in un mondo dove la muscolarità è soltanto uno degli ingredienti per campar la vita. Molto mi è piaciuto anche il riferimento a un battibecco in famiglia a proposito della scelta di certe piazze. Ma certo, anche questa è vita di circo. La piazza giusta, la piazza sbagliata, che spesso è un terno al lotto. Quanto volte ho ospitato in gran segreto le recriminazioni di qualcuno che, prendendomi in disparte, mi diceva: “Ah, se avessero dato retta a me….”
Ghisi
Qualche tempo fa, in occasione di una presenza del Medrano a Milano sono stato redarguito da Elio per aver osato dire che, nella verve dello spettacolo proposto, ritrovavo la ricetta di allegria di papà Casartelli. “Io non valgo neanche un pollice di mio padre”. Il discorso è finito lì ma sono rimasto nella mia idea. Qui mi limito ad aggiungere che, assistendo alla trasmissione, mi è parso di tornare agli anni ’70 quando Leonida Casartelli a un certo punto interrompeva le chiacchiere e battendomi la mano sulla spalla diceva “Avanti, tutti a tavola” e io gli ubbidivo anche se in redazione mi attendevano un po’ di cose da fare. E sono grato a chi ha condotto il programma perchè, contrariamente a quanto accade fin troppo spesso, non lo ha “condotto” nel senso tradizionale del termine, che consiste nell’imporre ad altri una sua personale verità ai fini dello spettacolo. Lo ha condotto, anche in virtù dei principi che stanno alla base di questa rete televisiva di cui anch’io una volta sono stato ospite, nella direzione di quella che nel circo è sempre verità e nel Medrano lo è primariamente. Parlo delle fondamenta del cemento familiare, senza le quali nulla di quanto appena detto sarebbe possibile. Niente di melenso, intendiamoci, niente di deamicisiano. Una convivenza talvolta dura e talvolta difficile. Ma dove, quando si lavora bene, lo spettacolo è un inno alla gioia come quello del Medrano.
Ruggero Leonardi