Il cardinale Gianfranco Ravasi ha parole di fede per ogni aspetto delle discipline umane e ne ha riservate di bellissime al circo nei giorni scorsi, come si è potuto leggere nella trascrizione on line effettuata da Claudio Monti. Quella lettura ha suscitato in me nuove emozioni però non mi ha sorpreso, e spiego subito perché. La mia prima conoscenza di questa figura ecclesiale così multiforme risale al 1974. In quell’anno io avevo dato alle stampe per la SEI di Torino un libro intitolato Sorella Terra in cui tentavo di addentrarmi – con temerarietà devo dire – in 2000 anni di intricato rapporto fra il cristiano e la natura. In quello stesso periodo usciva, nella medesima collana SEI, un libro di Ravasi intitolato Gesù, una buona notizia. Questa vicinanza di titoli fece sì che Ravasi prendesse visione del mio libro e ne traesse motivo per una lunga lunga riflessione tradotta in scrittura sul tema del rapporto religione-natura. Un testo come poteva sgorgare solo dalla penna di uno studioso dai mille interessi e attento, come Ravasi, a coniugare ogni occasione umana con l’occasione di un incontro con il sacro. Alcuni anni fa, avrei avuto un’altra eccezionale occasione di misurarmi con questa sorgente di “sapientia cordis”. In quel tempo, molto faceva discutere un film intitolato La Passione, fervido di pathos ma anche di particolari cruenti. Intervistai sul tema Ravasi per un articolo da pubblicare su Oggi, e di nuovo ebbi modo di essere preso da ammirazione per la lezione di fede proveniente da un uomo a cui nessun sentiero della cultura umana appariva inaccesso, si trattasse di pittura o di letteratura, di musica o di cinematografia. Non c’era sentiero di creatività a cui il mio interlocutore si mostrasse disinteressato, pur riconducendo ogni discorso all’orizzonte del rapporto umano con una più alta e profonda Speranza. Nel testo recente dedicato da Ravasi al senso più profondo, direi “predestinato”, del mestiere circense, Ravasi abolisce ogni distanza, così come con gli artisti di tutte le altre arti, arrivando alla radici del Gioco con la G maiuscola: dono meraviglioso di cui nessuno più dell’uomo circense sa esprimere, consapevole o no, la potenzialità di espressione artistica. Il cardinale Ravasi legge la mano di Dio ovunque l’uomo sia così felicemente “pazzo” da cercare nell’Arte qualcosa che c’è anche se non si vede. In questo caso ha avuto le parole migliori per dire quel che non si vede in chi, giocolando, cerca le vie del cielo.
Ruggero Leonardi