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Giorgia e Ugo a tutto tondo.

di Flavio Michi

Giorgia (20 anni) e Ugo Vinicio (18) sono i figli di Vinicio Canestrelli Togni, il celebre addestratore, e di Daniela Milla, trapezista cilena. Al circo sperimentano molte discipline diverse. Con un occhio sempre attento agli studi “normali”. E un modello da seguire, quello di nonna Lidia.

Giorgia e Ugo (foto di Flavio Michi)

Come si svolge la vostra giornata? La mattina ci occupiamo di cose quotidiane di casa, poi ci sono le prove, trapezio, cinghie aeree. Dipende soprattutto dalle esigenze dello spettacolo. Dopo naturalmente c’è il pranzo e a seguire la preparazione per lo show. Lavoriamo e molto spesso gli allenamenti si ripetono anche al termine dello spettacolo serale.

Quindi non ci sono solo i cavalli. Assolutamente no. Ci cimentiamo in molte discipline. In questo momento abbiamo i trapezisti. Mio papà ha le attrezzature e contratta persone esterne al nostro circo per comporre i numeri. Anche noi ci inseriamo. La pista ci piace veramente tanto e dove c’è spazio ci siamo anche noi. Il trapezio è una tradizione di famiglia. Nostra mamma, nostro padre, i nostri nonni e zii l’hanno fatto un po’ tutti. E vorremmo rinfrescare questa usanza. Ogni artista circense dovrebbe saper fare un po’ di tutto. Qui a casa nostra abbiamo molti numeri da comporre come il filo alto e la ruota, e abbiamo anche il vantaggio di poter scegliere.
C’è chi segue le origini della famiglia (stavamo parlando del trapezio) ma ci si cimenta anche in altre specialità.

Giorgia, hai portato avanti anche gli studi? Sì. Mi piacerebbe prendere una laurea, ma è una cosa che ancora vorrei valutare anche perché sono molto più integrata in questo mondo rispetto a quello esterno al circo. Per ora voglio specializzarmi in quello che sto facendo per poter avere varie strade. Vorrei iscrivermi all’università. Sono stata a lavorare in Canada e ancora non ho potuto. Per ora ho fatto le superiori: relazioni internazionali per il marketing. È un ex-ragioneria con una direzione un po’ particolare.

Vinicio, hai la passione del filo basso. Si, la mia giornata inizia con gli allenamenti, prima della scuola. Anche il pomeriggio, prima degli spettacoli, ho un’ora di allenamento. Provo il filo basso da alcuni anni, ma per vari motivi è ancora in fase di completamento. Ho dovuto lasciare per un po’ di tempo, ma poi ho ripreso. Ci sono tante altre discipline da provare, c’è solo l’imbarazzo della scelta. L’obiettivo è quello di arrivare ad un livello alto, ma ci vuole tempo e tante tante prove. Comunque, il mio numero sarebbe proprio quello del filo basso.

E con i cavalli? È ovvio che avendo un papà come Vinicio è sicuramente impegnativo per voi. È un dovere. Bisogna rispettare la tradizione. È un simbolo per questo circo. Abbiamo dei progetti, ma andiamo con calma.

Ugo Vinicio coi cavalli (foto di Flavio Michi)

Cosa vi ha insegnato e cosa vi ha lasciato l’esperienza del Festival di Latina? Partecipare ad un festival come Latina, che è di alto livello, accresce la tua professionalità. È stata anche un po’ una sfida contro il tempo. Quando Fabio Montico ha chiamato nostro papà i cavalli erano appena arrivati e per il numero del passo a due non ci eravamo ancora saliti. Noi non li conoscevamo e loro non conoscevano noi. Avere feeling con l’animale è la prima cosa e quindi partivamo già svantaggiati. Abbiamo fatto tutto di corsa e in due mesi siamo riusciti a fare quello che poi abbiamo mostrato al Festival. Purtroppo, abbiamo avuto un incidente nel quale Ugo Vinicio si è fatto male. Comunque, montare quel numero da zero in due mesi è stato veramente un grande lavoro. Stavamo ancora studiando e per la nostra famiglia gli studi sono al primo posto. Quindi ci dedicavamo di più allo studio che agli allenamenti per i vari numeri. È stato complicato perché per noi era una cosa completamente nuova. Per quanto ci riguarda è stata una grande crescita personale e artistica. Una vittoria. E proprio il genere di lavoro che vogliamo fare.

Quanto conta per voi la famiglia, il suo aiuto, il suo supporto? Penso che noi della famiglia Togni abbiamo delle radici molto forti. È una famiglia molto compatta con regole e rigidità che in altre magari non ci sono. È difficile nascere in una famiglia così importante perché parti sempre sotto esame. Ti dà la spinta a fare sempre meglio perché prima di te ci sono state persone che hanno fatto tanto. È comunque una cosa importante. Un nome che ti porti sempre dietro. Quando Giorgia è stata a lavorare in Canada, che è dall’altra parte del mondo, è bastato che sentissero il suo cognome per farci capire che sapevano benissimo di quale famiglia si trattasse. È motivo d’orgoglio: c’è una ragione se in Canada hanno riconosciuto il cognome Togni. E infatti per noi “il” punto di riferimento è nostra nonna Lidia. La sua scomparsa pesa ancora oggi. Faceva sentire la sua presenza. D’altro canto, la sua mancanza ci sprona molto. Ha fatto grandi cose e si è trovata presto da sola con tre bimbi piccoli. Si è rimboccata le maniche dopo la morte di nonno Riccardo e non si è mai persa d’animo. Aveva un circo importante e l’ha mandato avanti da sola (si trattava del Royal Americano, ndr). Per noi lei è stata il circo in tutti i sensi.

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