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Quel Bronzo un po’ stretto ai fratelli Dell’Acqua

Sulla rivista Circo di febbraio, in uscita in questi giorni, Alessandro Serena lo definisce “un Bronzo un po’ stretto” quello che la giuria ha assegnato ai fratelli Davis e Ronny Dell’Acqua al Festival monegasco ancora caldo di emozioni e di numeri stupendi rimasti impressi nella memoria. Il circo italiano è più che soddisfatto per l’Oro conquistato da Flavio Togni, ma resta un pizzico di insoddisfazione perché i Royal Brothers “hanno presentato un numero di mano mano maturo, ben forgiato, rotondo, con esercizi con alto coefficiente di difficoltà e ottimamente eseguiti”, scrive Serena. Che non a caso si sono meritati una doppia standing ovation di cui una a scena aperta, ma “solo” il terzo gradino del podio. “Prima dell’evento il Bronzo poteva apparire un risultato da sottoscrivere, ma per come si erano messe le cose e soprattutto per il grande esito ottenuto, erano maturate concrete speranze di qualcosa di più”. Peccato.
Il trofeo ai Dell’Acqua è solo l’ultimo della serie di riconoscimenti piovuti sulla generazione di giovani forgiati in quella che qualche giornalista in passato ha definito “l’università del circo” fondata da Egidio Palmiri. L’Accademia nata negli anni ’80 a Verona, migrata poi a Cesenatico, sulla Riviera romagnola, e tornata nella città scaligera nel 2004. L’Accademia d’Arte Circense, sottolinea Alessandro Serena, “con questo ulteriore successo si conferma come una delle scuole di circo di maggior esito al mondo, non teme confronti con la scuola di Mosca o quella di Montreal”.
Ma il risultato di Monte Carlo merita di non essere subito archiviato anche per un’altra ragione: “L’Italia, con i due successi di quest’anno, si conferma prima potenza occidentale nel palmares del Festival. E prima in assoluto a voler considerare solo gli ultimi dodici anni”.
Ora è italiano l’artista in assoluto più premiato al Festival Internazionale del Circo di Monte Carlo: Flavio Togni. “Quando Sua altezza la principessa Stephanie, la Principessa del Circo, al termine della lunga lista dei premiati ha citato l’ultimo, ovvero il primo, la sala dei banchetti dell’Hotel Fairmont è esplosa in un sentito tributo. Una storia incredibile. L’ammaestratore veronese frequenta la pista della competizione più importante del mondo da quando nel 1976, appena 17enne, conquistò il suo primo trofeo, l’Argento, con un poderoso numero di elefanti. Nel 1983 Flavio torna al Festival e con una memorabile performance con quattro elefanti e quattro cavalli, sfiora il primo posto, che secondo molti critici ed operatori avrebbe meritato. Infine nel 1998 altro Argento con un carosello di cavalli in libertà. E anche in questo caso molti reclamavano l’Oro. Se contiamo la partecipazione del 1974 con un’alta scuola di equitazione e quella del 2006 nella leggendaria edizione del 30ennale, ecco registrato il primato di sei presenze alla kermesse con il bottino record di un Clown d’Oro e tre d’Argento”. Se a questo sommiamo mezzo secolo di ammaestramento in assoluta dolcezza, gli ingaggi nelle case più prestigiose d’Europa, il biennio da Ringlin Bros. and Barnum & Bailey, i numerosi riconoscimenti internazionali, ci troviamo di fronte ad una carriera obiettivamente straordinaria. E Flavio torna a casa con un record nel record: “Cinque numeri diversi nella stessa manifestazione. È la prima volta nella storia che un ammaestratore mostra un talento tanto poliedrico in una sola edizione. E che numeri. Una performance di cinque tigri di colori diversi. Non sono molti esemplari, ma tenuti ottimamente e capaci di esibirsi in maniera fluida con un paio di exploit davvero notevoli, come il velocissimo debù all’indietro e il salto in debù in avanti di un altro esemplare. Poi un’elegante alta scuola con Hans “Boule Suppmeier, Cristina Togni e Jessica Gobbi.
Un bel dressage misto di quattro cavalli e quattro cammelli in perfetta sincronia e accompagnati dalla voce di Tonia Cardarelli. Un’orda di cinque pachidermi scattanti in pista. E soprattutto un carosello di cavalli perfetto e completo di ogni possibile exploit, presentato con una classe che si trova nel Dna, se pensiamo allo stile dello scomparso e compianto Ferdinando, una delle maggiori figure della disciplina”.
Nel servizio completo che si potrà leggere fra qualche giorno sulle pagine del mensile Circo, Serena passa in rassegna tutto il meglio del 35esimo Festival, ovviamente senza dimenticare l’altro grande personaggio che ha strabiliato l’esigente pubblico di Monte Carlo: Bello Nock. “Lo statunitense è un artista del brivido in comico, arrivato a questa edizione del Festival con una traiettoria limpida e precisa che lo ha portato, dopo aver vinto l’Argento nel 1998, a diventare la stella di Big Apple Circus prima e di Ringling Bros. poi, acclamato da milioni di americani”. Diventa il quinto artista comico a vincere l’Oro, dopo Charlie Rivel, Popov, George Carl e David Larible. “Tutti nell’olimpo della comicità”, commenta Alessandro Serena, che dice la sua anche sulla Cina, sulla “sorpresa” Valérie Inertie alla ruota Cyr e su tutto ciò che si è visto nella pista più ambita dagli artisti di tutto il mondo.

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