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Krone: Autocelebration

Jana Mandana (foto tratta dal sito internet di Circus Krone)

KONSTANZ – Un circo ai bordi di un lago fa chiaramente la sua figura, se poi il circo si chiama Krone – a detta di quelli bravi, con tabelle e statistiche, il più grande d’Europa – allora il colpo d’occhio è praticamente assicurato. Varcato l’elaborato ingresso, molto stile luna park, si accede nell’imponente chapiteau. Un curato balletto introduce gli artisti in pompa magna e ci ricorda, qualora fosse sfuggito, che la produzione 2012 prende il nome di Celebration.
Alla troupe cinese Dalian all’altalena russa viene affidato il compito di aprire le danze. Eclettici e spericolati, raggiungono grandi altezze con salti mortali serviti in tutte le salse. Al termine, ecco apparire la regina del Krone, Jana Mandana, in compagnia di ben sei elefanti, coadiuvata da James Puydebois. Spazio al ritmo, con gli statunitensi Anastasini Brothers ai giochi icariani. I ragazzi, di chiare origini italiane, dimostrano una buona tecnica e altrettanto talento, ma la performance non è priva di imprecisioni e di una certa rigidità esecutiva. E un po’ eccessiva appare la continua ricerca all’applauso: caratteristica, va detto, che ha contraddistinto l’intero show.

I clown Rossyann (foto Circus Krone)

Arriva un tocco di buonumore con la prima ripresa della serata dei clown Les Rossyann, prima del ritorno di Jana Mandana con l’alta scuola di equitazione, seguita dai cavalli in libertà. Numero con discreta dinamica ed esecuzione, con tanto di ballerine a tempo di tango, ma purtroppo via via trasformato in un flamenco dai connotati più scontati.
Si rivedono Les Rossyann con la graziosa entrata musicale, sicuramente il loro pezzo forte. Mettono in mostra ragguardevoli virtuosismi dai risvolti esilaranti che il pubblico dimostra di gradire molto. Si tratta sicuramente di ottimi professionisti, ma magari con un repertorio non consono a supportare uno show di così lunga durata.
Si prosegue con gli angeli volanti della Troupe Brasiliana Flying Zuniga. Fantasia e varietà di soluzioni, con un bel doppio in avvitamento e un’estetica meno schematica di quella solitamente presente nei numeri di trapezio, rendono l’esito encomiabile. Dopo gli abituali quindici minuti d’intervallo, si ritorna con la gabbia di Martin Lacey.

La troupe Chy Fu Dey (foto Circus Krone)

Un numero sempre in costante evoluzione, con l’indole ovviamente aggressiva dei leoni resi docili dal carisma e dall’esperienza di Martin. La carrellata di animali continua con l’impalpabile esotico di miss Jana Mandana e col mastodontico rinoceronte mandato in pista dal temerario Martin Lacey. Un’elegante signora bionda, Elena Drogaleva, accompagnata da due giovanotti, presenta un perfetto numero di giocoleria. Coreografia gradevole, velocità notevole e assenza totale di errori.

Foto Michele Casale

Foto Michele Casale

Dopo l’intermezzo comico dei Rossyann, spazio alle simpatiche otarie degli svizzeri Petra e Roland Duss. Ci si rituffa poi in oriente con la troupe cinese Chy Fu Dey agli elastici. Un numero dall’impatto scenografico forte, ma dalla riuscita discutibile.
Il finale col botto è affidato al colombiano Crazy Wilson alla ruota della morte. A pieno titolo un folle del brivido, si perde il conto dei salti mortali che mette a segno in tutti i modi possibili e immaginabili.
La passerella degli artisti, in semi fotocopia a quella vista all’inizio, va a chiudere uno spettacolo ricco di quantità e qualità ma con una regia e dei tempi apparsi decisamente carenti e non all’altezza di un circo di tale blasone.
Michele Casale

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