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Vulcanica Gilda, donna del circo

Gilda in una foto (by Stefania Ciocca) recente col marito Mitch

Gilda in una foto (by Stefania Ciocca) recente col marito Mitch

Nell’immaginario universale, grazie soprattutto al cinema, il nome Gilda è sinonimo di malìa, di femminilità e di passione. In effetti niente è più appropriato per Gilda Vulcanelli, artista, domatrice, trapezista, coreografa, autista, pr, moglie, mamma. In una parola, una vera donna del circo.
Ci accoglie tra uno spettacolo e l’altro di un normale giorno festivo al Circo di Moira Orfei di tappa a Milano. É ancora in costume da trapezista e sfoggia un fisico in perfetta forma, a nulla serve che lei rimarchi che ha già 46 anni e due figlie. Forse è la magia del trapezio. “No”, ribatte lei, “É la salvezza del trapezio. Per noi artisti il solo fatto di esibirci in media due volte al giorno ci mantiene in ottima forma”.
Ci spostiamo verso il suo campino dove fervono i preparativi: “Domani, dopo dieci anni di onorato servizio, ci esibiremo per l’ultima volta qui al circo di Moira Orfei e lunedì partiremo per il sud Italia”. Tappa al circo di Rinaldo Orfei fino a che Nicole, la figlia minore, non terminerà la terza media. E poi? “Poi forse ci sarà anche l’estero. Chi lo sa”.
Gilda e quarant’anni di circo. Una vita circense che, per il fatto di essere donna, è ancora più densa, ricca, vissuta sempre con grande energia e con la sapiente arte di gestire una casa, una famiglia, delle figlie, una troupe (tutta composta da uomini), degli allenamenti e dei leoni e in passato anche un circo con tutti i suoi impegni.
Gilda in gabbia coi leoni

Gilda in gabbia coi leoni

“Sai qual è il segreto? Che noi amiamo troppo quello che facciamo per avvertire la fatica. É naturale che ci siano giorni in cui non vorrei alzarmi ma rimanere a poltrire nel letto. Magari sono andata a dormire alle due del mattino, ancora truccata perché troppo stanca, e invece alle sei e mezza sono in piedi per portare mia figlia a scuola. Non importa, vivere tutto questo mi regala troppa passione per poterne fare a meno”. Ed è sempre stato così, un’energia unica che ha caratterizzato tutta la sua vita sotto il tendone.
Si comincia dal passato, dalla sua nascita dentro il complesso di famiglia, con il padre Mario Vulcanelli, alla guida del Circo di Berlino. Lì muove i primi passi, non si risparmia in nulla, curiosa tra gli operai che montano lo chapiteau e le gradinate e impara i primi rudimenti delle varie discipline ma Gilda è conosciuta per il suo passato da domatrice di tigri e leoni. Le belve feroci l’hanno sempre appassionata ed è a diciotto anni che intraprende ufficialmente questa carriera, divenendo così la più giovane domatrice donna in Italia, “Gilda dei leoni”. Non è stata una scelta facile, per poter entrare in gabbia ha dovuto combattere non poche battaglie dal momento che la stessa famiglia non era favorevole a questa decisione così forte. Ma la stessa Gilda non ha un carattere che demorde, si applica e impara la disciplina diventando così una delle attrazioni principali del circo Wulber dove lei, oltre che artista, si occupa anche degli aspetti organizzativi e gestionali insieme ai genitori e ai fratelli. “In realtà il mio ruolo preferito era quello di responsabile comunicazione e relazioni pubbliche”, affermazione che non stupisce data la sua carica dirompente e dalla naturale propensione che ha nella comunicazione. In più con lei le relazioni pubbliche conoscono una declinazione tutta particolare, infatti per pubblicizzare il circo e il suo numero una delle modalità di promozione consisteva nell’andare in giro con un felino al guinzaglio. Mostra una foto che la ritrae sorridente.
gilda-vulcanelliIl suo è un amore puro per gli animali, di qualsiasi specie, ma dopo vent’anni di carriera deve prendere una decisione: nel frattempo infatti, insieme al ruolo di domatrice, Gilda si è specializzata anche in un numero di trapezio insieme ai suoi fratelli Matteo e Claudio. A loro si è aggiunto un ex ginnasta bulgaro di nome Mitch (nome d’arte di Miltcho Kolev) che poco dopo convola a nozze con Gilda. Sposata e con due figlie, Michelle e Nicole, la responsabilità deve farsi strada sulla passione e così Gilda esce dalla gabbia per occupare definitivamente il posto sulle pedane dei trapezisti, lassù in cima allo chapiteau. Il trapezio è senza dubbio un altro amore “ma gli animali mi mancano. Qui da Moira ho la fortuna di poter vedere Stefano Orfei, le sue tigri e i suoi leoni. Spesso vado con lui vicino alle gabbie per poter accarezzare anche solo per un attimo quel meraviglioso aspetto del circo”.
Ci si sposta naturalmente a parlare di attualità, fuori e dentro al circo, soprattutto per quel che concerne gli animali: “Gli animalisti ci sono sempre stati ma oggi, rispetto a quando io ho cominciato, la situazione è molto cambiata, purtroppo in peggio. Io non capisco come quelle persone possano venire qui davanti al circo ad insultare il pubblico in presenza dei bambini. E non capisco davvero come possano offendere una signora di tutto rispetto come Moira Orfei. Non esiste che al circo si maltrattino gli animali. Banalmente, per un circense porta male abbandonare o trattare con poco riguardo un animale. Da noi non succederà mai che qualcuno abbandoni un cane, anzi, li accogliamo”, dice indicando la sua cagnolina, presa da un canile, “Amiamo profondamente gli animali, siano essi cavalli, tigri, elefanti, cani o conigli. Fanno parte del nostro mondo e delle nostre famiglie. Se si andasse bene a fondo della questione animalista si troverebbero tanti scheletri nell’armadio”. Certo la situazione di crisi, economica e di valori, si sente anche fuori dalla cerchia dei “campini” e dall’ambito circense.
vulcanelli-gildaIl circo non è avulso da questi argomenti, deve sapersi destreggiare in un momento difficile in cui le persone non possono spendere e deve saper andare avanti nonostante le accuse degli animalisti e i sospetti di chi non riesce e non vuole conoscere il mondo del circo. “Io spesso ho a che fare con persone ferme, fuori dal circo. Ad esempio quando accompagno mia figlia a scuola. Devo confessare che da qualche tempo a questa parte ho smesso di dire che sono un’artista del circo quando mi chiedono cosa faccio. Se me lo domandano rispondo che sono di passaggio, perché inevitabilmente se dici che sei del circo vieni considerato uno strano ibrido tra uno zingaro e una persona poco raccomandabile, magari che maltratta gli animali e costringe i figli ad una vita di continui spostamenti”. E dire che basterebbe comunicare. Basterebbe confrontarsi con semplicità per comprendere che le differenze tra i fermi e i dritti non sono solo a svantaggio di questi. “Sai qual è la cosa bellissima di noi circensi? A parte il fatto di vivere una vita avvincente, di poter essere artisti ogni giorno della propria vita e di vedere posti sempre diversi. C’è di bello che noi possiamo goderci i nostri figli. Ho tanti amici fuori dal circo e vedo che loro lavorano molte ore, passano molto tempo fuori casa dove ritornano stanchi morti la sera e possono godersi la famiglia solo nel weekend, magari con tutto lo stress accumulato. Noi i nostri figli li abbiamo sempre sott’occhio, a loro non capita nulla senza che noi non lo sappiamo e soprattutto li vediamo crescere e ci lavoriamo insieme”.
La parola famiglia ricorre spesso nei discorsi di Gilda, dalla famiglia originaria dove è cresciuta a quella che ha formato con il marito Mitch sapendo gestirsi come donna, come artista e come moglie.
“Fuori possono essere capaci anche di giudicare come siamo vestiti in pista. Io quando mi esibisco ho ben poco di vestito, ma quella è la pista. É normale che sia così, ma se lo facessi fuori dal circo Mitch non sarebbe così contento. Solo che è molto difficile riuscire a far capire che i valori e il rispetto che noi abbiamo al circo sono difficili da trovare altrove”.
Poi indica con un cenno le due figlie Michelle e Nicole. Michelle è la più grande, ha 16 anni e ha iniziato a esibirsi anche lei al trapezio. Con orgoglio la mamma dice: “Tre anni fa ha preso il diploma di terza media e se l’è cavata benissimo, nonostante nel nostro caso sia difficile avere una continuità negli studi. Ma è importante. Di pomeriggio invece si allena qui con un insegnante bulgaro di ginnastica artistica e si sta perfezionando nel verticalismo”.
La figlia più piccola è Nicole e se la famiglia non parte ora verso nuovi orizzonti è perché la questione dello studio è così importante che non intendono distoglierla dall’obbiettivo del diploma di terza media. Sfida più importante visto che tenterà l’esame da privatista.
Quindi Gilda organizzatrice, comunicatrice, domatrice, trapezista, mamma e moglie. Ci tiene a ribadire quanto sia più facile gestire dei leoni
piuttosto che degli uomini, del resto prima la formazione al trapezio era composta da Mitch e dai suoi due fratelli, mentre ora questi ultimi sono stati sostituiti da due ragazzi sudamericani, Amadeo e Patricio. Comunque un gruppo tutto al maschile.
Si guarda avanti e si mira agli obiettivi futuri, all’imminente viaggio verso sud dove le persone sembra amino di più il circo, perché lo considerano come un momento di festa e sono più calorosi.
Quale sarà il prossimo impegno di Gilda? Piano piano l’attenzione si sposta di più sempre sulle figlie: “Al momento sto montando un numero insieme a Michelle. Mi piacerebbe continuare a lavorare con lei e sua sorella, realizzare un numero anche di verticalismo e perché no, magari pensare a un atto unico di una certa lunghezza che si possa presentare non solo al circo, ma anche nei varietà, sulle navi, in teatro. Un numero che possa costituire da solo un intero spettacolo”. Solo per Michelle e Nicole? “No, ovviamente anche con mamma e papà. Siamo una famiglia, da noi si fa tutto insieme”.

Stefania Ciocca

L’articolo compare sulla rivista Circo gennaio 2014.

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