Italia-Spagna non è solo binomio calcistico, ma è un connubio che caratterizza le origini circensi di molti artisti. E’ il caso della giovane Viviana Rossi, diciannovenne artista aerea che sta girando l’Italia con il Circo de los Horrores ma che con Circo ricostruisce tanti ricordi, ad esempio l’Accademia del Circo. L’abbiamo intervistata.
Viviana, parlaci delle tue origini metà iberiche e metà italiane.
Sì, sono italo-spagnola. Mio papà si chiama Enis Rossi, di famiglia circense italiana da generazioni. La sua famiglia 40 anni fa si trasferì in Spagna. In totale erano dodici fratelli e una volta là si sposarono con altrettante donne spagnole. Mia mamma, Gloria Jimenez, era ferma per parte di madre, lei e mio papà si sono conosciuti al circo perché mia nonna era sposata con un mago. Mio papà era un domatore e annunciatore e dopo che si sono sposati mia mamma è entrata in pista, anche lei facendo qualche numero di magia, lavorando come assistente e nel corpo di ballo.
Che cosa ricordi del periodo spagnolo?
I miei ricordi sono quelli di tutti i bambini del circo, e comunque da piccolo non hai consapevolezza più di tanto di quello che vorresti fare e nemmeno di quello che stai vivendo. Sai solo che ti diverti e che le occasioni di gioco sono molte. Io e mio fratello Kevin però amavamo profondamente il circo. C’è stato un momento in cui mio padre ha deciso di fermarsi, così ci siamo stabiliti a Barcellona. Io, amando così tanto le arti della pista, ho continuato in un certo senso a praticarle perché mi sono dedicata alla ginnastica artistica tanto da fare parte della squadra spagnola vincitrice delle nazionali.
Come sei tornata al circo?
Per questo fortissimo desiderio che avevamo io e Kevin. In realtà, venendo da famiglia circense, anche se ormai ferma, noi trascorrevamo le vacanze al circo, quindi non ne siamo mai totalmente fuoriusciti. Nonostante i successi nella ginnastica artistica, io volevo tornare in pista e allora mio padre, quando avevo 12 anni e mio fratello 15, disse che se volevamo essere artisti circensi validi avremmo dovuto lavorare sodo e imparare seriamente le discipline in una struttura che fosse ottima. Era sua intenzione mandarci all’Accademia del Circo di Verona perché pensava che lì avremmo raggiunto il livello che lui auspicava per noi. E così ho fatto il mio ingresso in Accademia.
A che cosa ti sei dedicata una volta in Accademia?
Mi sono specializzata nei numeri aerei, in particolare cerchio e cinghie. La disciplina che si apprende in Accademia è dura ma è proprio così che si diventa dei validi artisti. Io sono felice di aver avuto questa opportunità che non tutti possono avere, è stata un’occasione preziosa per imparare cose che difficilmente avrei appreso da sola, sia dal punto di vista della tecnica vera e propria che dello stile, oltre che del modo di vivere la propria scelta artistica.
Come ti sei avvicinata alle discipline aeree?
Diciamo che quando entri in Accademia hai già una direzione che vorresti prendere, anche se non tutto è definito. Io sapevo che volevo darmi all’acrobatica grazie anche al mio passato di ginnasta. Tuttavia il primo anno, per tutti, trascorre facendo molto esercizio di potenziamento e di forza. Serve per preparare i muscoli ma serve anche agli insegnanti per capire quanta forza hai, dove sei disposta ad arrivare e quali sono le tue potenzialità in modo tale da indirizzarti meglio se necessario.
Che maestro hai avuto?
Mi ha preparata Andrea Togni, quindi la mia fortuna è stata grande visto che lui è un grande artista proprio nella disciplina che io avevo scelto. E’ stato lui che ha pensato che io potessi avere delle buone potenzialità proprio alle cinghie e insieme a me ha lavorato non solo perché sviluppassi il numero, la forza e la tecnica, ma anche lo stile dal momento che le cinghie non sono un numero femminile, ma solitamente al circo è eseguito da uomini. Il numero che oggi porto al circo è quello che ho preparato con Andrea Togni. Poi nel tempo io ho lavorato sul miglioramento, sull’esercizio, sulla musica, i costumi e le coreografie.
Qual è la cosa che più hai apprezzato durante gli anni in Accademia?
Il fatto di imparare tutti i giorni cose nuove. Magari sull’immediato non me ne rendevo conto, ma essere affiancata da un maestro valido e poter vivere in una struttura nella quale, quotidianamente, mi dedicavo alla mia disciplina senza distrazioni, mi ha permesso, col senno di poi, di mettere a frutto ogni giorno qualcosa di importante. E’ una cosa che cerco di fare anche oggi, imparare sempre da quello che faccio e dal luogo in cui lavoro. Anche dallo show che metti in scena ogni sera puoi imparare qualcosa di nuovo.
Come ti alleni?
Proprio per il fatto che il mio numero è “maschile” richiede una costante forza e una particolare cura per il potenziamento. Due sono i modi che ho per esercitarmi: uno è provando tutti i giorni il numero, mi allena il corpo, fa sì che l’esercizio possa essere sempre più naturale e mi aiuta a migliorarmi. E poi vado a correre tutti i giorni. Se aggiungiamo che possono esserci anche due spettacoli al giorno direi che l’allenamento è completo.
Qual è stato il tuo percorso dopo l’Accademia?
Ci sono stati i normali contratti che un artista cerca di avere dopo essersi dedicato all’apprendimento. Per un po’ sono tornata in Spagna al circo di alcuni parenti, ho fatto un periodo al Circo Americano di Spagna (dove tutt’ora mio fratello si esibisce al filo) e alla scuola russa di Nikulin per perfezionarmi. Ho anche partecipato al Festival New Generation di Monte Carlo.
Pensavi ad un rientro in Italia o preferivi la Spagna?
L’Italia mi è sempre piaciuta, un po’ perché ho il papà originario di qui e in famiglia si è sempre parlato e studiato l’italiano insieme allo spagnolo. Poi i tre anni di Accademia sono stati molto belli, ho potuto conoscere da vicino una realtà che mi ha fatto amare di più questo paese. Tuttavia, da artista, ho sempre avuto la consapevolezza che sarei andata ovunque purché avessi potuto fare il mio lavoro. Il caso ha voluto che io tornassi in Italia con una produzione spagnola: infatti qualche tempo fa sono venuta a conoscenza delle audizioni che si tenevano in Spagna per la produzione Circo de Los Horrores fatta in collaborazione con un circo italiano. Ho partecipato alle selezioni, sono stata presa ed ora eccomi in Italia. Prima a Roma, poi a Milano e Torino.
Ti manca il circo spagnolo?
Come dicevo, da artista, sono felice di poter andare dove posso fare il mio lavoro. Quindi sono felice dove mi trovo a lavorare. E comunque Spagna e Italia sono simili per molte cose, mi sento comunque a casa. Ho anche la fortuna di avere mio papà con me: lui è circense nel sangue, mi ha seguito qui ed è lui che sta dietro le quinte a farmi andare il motore durante il mio numero.
Che obiettivo vorresti raggiungere?
Adesso sono contenta, sono felice di poter fare ogni giorno quello per cui ho lavorato e per cui mi impegno. Il mio sogno è quello di diventare una grande artista, conosciuta in tutto il mondo, e di poter viaggiare per il mondo grazie alla mia arte.
Stefania Ciocca
L’intervista a Viviana Rossi compare sulla rivista Circo, luglio 2014.