C’è stato un momento, nella seconda metà dell’800, in cui il circo ha rappresentato per molti pittori e artisti, soprattutto francesi, una fonte immaginifica di idee e ispirazioni che si sono tradotte in opere poetiche e suggestive. Nello stesso periodo, nel 1869, Baudelaire dichiarava che il poeta (e l’artista in generale) aveva “perso l’aureola”, non era più un eletto in grado esprimere alti pensieri e somme verità suscitando plauso e ammirazione. Ma ora, nei panni di comune mortale, poteva mischiarsi alla folla di reietti, rimanendo pur sempre testimone di verità forse scomode per i più. E così Baudelaire e molti dei suoi contemporanei rifuggivano la città industrializzata per rifugiarsi nei bordelli, nei luoghi di spettacolo e alcuni anche nel circo. Baudelaire in particolare amava vedere se stesso, come faranno poi molti altri artisti sino ad oggi, nei panni di un buffone, del vecchio clown che dalle stelle ora è passato alla polvere e alla dimenticanza.
Oggi si è giunti alla retorica dell’antiretorica e molti artisti contemporanei preferiscono prendere dal circo non più la parte sognante e suggestiva, ma gli aspetti più controversi e grotteschi, distorcendoli ulteriormente: a questo scopo ben si presta l’ambigua figura del clown, celato dietro lustrini e pesante trucco che ne muta i tratti, e i freaks.
Un secolo dopo l’artista non ha ritrovato la sua aureola, ma spesso ha folle pronte ad acclamarlo. Spostandosi verso l’arte musicale, con l’avvento della musica rock, sono molteplici le influenze che i nuovi idoli delle masse hanno tratto dal circo, a volte esplicitamente, a volte velatamente e talvolta riprendendole per caricarne determinate particolarità.
In ordine di tempo si comincia con l’abbinamento del concetto di circo al rock: Circus Magazine è infatti il nome di una famosa rivista mensile editata dal 1966 sino al 2006 che racchiudeva nel suo staff i veri adepti del giornalismo del rock, nomi oggi assurti ad icone del genere.
In questo caso il circo diventa suggestione ed estetismo per un artista che di estetismo e sperimentazione ha fatto la sua cifra stilistica. Sempre del 1968 è la malinconica ballata Life’s a Circus nel cui testo traspare la solitudine dell’artista che tutti vanno a vedere ma che è sempre costretto ad andarsene. Rolling Stones e David Bowie sono i due casi musicali il cui tributo al circo non è mai stato nascosto ed è conosciuto ai più, non solamente ai cultori. Prestando attenzione, spulciando tra i vinili e i vecchi video e ripercorrendo le varie fasi della storia della musica ci sono però altri casi di fantasmi circensi che con le loro suggestioni catturano gli artisti musicali.
Curiosamente Robert Smith dichiarò di non aver mai sopportato il circo, ma si imbarcò in un’impresa “circense” nel 1981: la band inglese tenne una serie di concerti sotto il tendone di un circo viaggiando per l’Olanda proprio con gli stessi mezzi dei circensi. E lì Smith dovette ricredersi e rimase affascinato, più che dall’estetica, dall’atmosfera che si viene a creare vivendo uno spettacolo viaggiante alla maniera dei nomadi artisti.
Come estetica la new wave si caratterizza anche per i suoi aspetti un po’ dark, gli artisti sono tormentati e danno un’immagine triste e decadente. Le influenze del circo, questa volta quelle grottesche che come si diceva all’inizio si richiamano al ruolo di reietto glorificato che l’artista assume, tornano nei Cure nel 2008 nella canzone Freakshow, dove i componenti della band sono l’attrazione principale di un canonico side show, accanto alla donna barbuta e alla donna cannone, in un teatrino minuscolo, sproporzionato rispetto alle dimensioni umane, dove i Cure si trovano quasi soffocati.
In realtà l’immagine del clown, del mimo, o del personaggio circense estrapolato dal suo contesto e dal suo ruolo originario per essere reso grottesco, distorto, e occhieggiante ai film horror, è propria anche di altri artisti controversi: Marilyn Manson, comparso sulle scene nel 1989, figura molto discussa quanto sapientemente studiata, si presenta con un trucco bianco, spesso con lenti a contatto rosse o bianche e con abbigliamento tendente al gotico quasi a presentarsi come un Mr Loyal tenebroso. Recentemente Trent Reznor, leader dei Nine Inch Nails e protettore di Manson, lo ha definito un “clown drogato”, ma questa è un’altra storia…
La band degli Slipknot si presenta con un inquietante aspetto da orrorifica trasmutazione di maschere grottescamente clownesche, quasi fossero usciti da un film horror.
Anche Alice Cooper è una figura degna dei migliori side show. Non a caso questi artisti, insieme ad altre figure dell’hard rock e del metal, sono stati spesso apprezzati e hanno anche preso parte al Jim Rose Circus, la versione moderna del side show e che non disdegna di mescolarsi con questi artisti in importanti festival del rock e del metal.
Ispiratisi ad Alice Cooper sono i membri della band Motley Crue, fondata da Nikki Sixx e Tommy Lee nel 1981, anche loro capelloni ed esageratamente truccati di bianco e nero. oggi il trucco è rimasto, i capelli anche… Il fascino si è affievolito ma non la verve nè il gusto per il trash; è del 2008 il singolo dal titolo White Trash Circus il cui video, rigorosamente rosso, bianco e nero, si avvale di trucchi e suggestioni del circo riproposte in salsa metal.
Un’altra band, gli irlandesi U2, tutt’ora attivi e con gran seguito di fan, si sono ispirati al circo per una loro canzone del 1988, All I want is you. La storia del suo poetico video è delle più semplici: un triangolo amoroso che si consuma sotto il tendone di un circo, rappresentandone un clichè, ovvero l’amore per una bella trapezista. Qualche riferimento in senso lato al film degli stessi anni Il cielo sopra Berlino di Wenders lo si può cogliere.
Oppure succede che sia il circo, nelle sue nuove forme, a prendere le suggestioni della musica: su tutti, il Cirque du Soleil che ha ripreso le più belle canzoni dei Beatles creando lo spettacolo Love, Viva Elvis dedicato a Elvis Presley o il recente Michael Jackson, The Immortal World Tour dedicato al re del pop. E forse in questi termini qualcuno restituisce l’aureola all’artista.
Stefania Ciocca
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