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Vinicio Togni Canestrelli, il signore dei cavalli

di Ahara Bischoff

Ecco l’intervista esclusiva a Vinicio Togni Canestrelli realizzata in occasione della sua vittoriosa partecipazione al Festival di Monte Carlo. Dagli esordi come ragazzo di pista al Cirque d’Hiver Bouglione, alla decisione di aprire un proprio circo. Sino al racconto dell’esperienza monegasca.

Vinicio con la principessa Stephanie (foto Monte Carlo Festival)

Vinicio con la principessa Stephanie (foto Monte Carlo Festival)

Vinicio, cominciamo dalla fine. Clown d’Argento a Monte Carlo, un premio che corona una vita e una carriera.
Sicuramente è un premio con una grande importanza. Ma, fuori dalla retorica, sono forse ancora più contento dell’accoglienza che ho ricevuto qui. Tutto è stato organizzato alla perfezione, non tanto per me, quanto per poter far stare i miei animali nel migliore dei modi. Persino SAS la Principessa Stephanie una sera tardi, sotto una forte pioggia, è venuta di persona per sincerarsi che i pony fossero al riparo. Per quanto mi riguarda ho cercato di dare una mano in ogni aspetto dove pensavo di potere essere utile: a sistemare la scuderia degli elefanti, a montare e smontare la gabbia dei felini e così via, cosa normale per un circense.
Del resto anche l’invito al Festival era avvenuto in maniera molto cordiale e informale allo stesso tempo. In passato avevo già ricevuto diverse richieste di partecipare, ma per un motivo o per l’altro non era stato possibile aderire. Poi il signor Pilz mi ha visto a Latina, un festival che è diventato un’ottima rampa di lancio per molti artisti, ed è venuto l’estate scorsa a trovarmi portando persino i regali per i bambini. Mi ha assicurato che sarei stato accolto da una grande famiglia. Ci siamo stretti la mano e questo ha sostituito qualsiasi forma di contratto scritto. Questa volta è andato davvero tutto bene.

Facciamo un salto indietro. Come si sono conosciuti i tuoi genitori?
Inizialmente mio papà Riccardo faceva un numero di scala libera con i suoi famigliari. La troupe è stata ingaggiata dai Togni, dove lui, giovanissimo, appena dodicenne ha conosciuto mia mamma Lidia. Una dozzina di anni e parecchie tournée più tardi si sono sposati. Nel frattempo mio papà aveva cominciato a lavorare con i grandi felini. Del resto a quel tempo quel circo era una grande palestra per tutti.

Sulla pista di Monte Carlo (foto Andrea Giachi)

Sulla pista di Monte Carlo (foto Andrea Giachi)

Quali sono stati i tuoi primi passi di artista?
Ho avuto una grande fortuna. Quella di essere ingaggiato con la famiglia presso importanti circhi francesi. In particolare quando ero adolescente abbiamo fatto sei stagioni invernali di seguito dai Bouglione, al leggendario Cirque d’Hiver. Ebbene, lì si esibivano i più importanti nomi dell’ammaestramento di animali dell’epoca, fra i quali lo stesso Emilien Bouglione. Io già da ragazzo non ero capace di stare con le mani in mano, davo una mano dappertutto, in particolare quando si trattava di avere a che fare con gli animali. Quindi ho potuto assorbire da questi grandi maestri. Ecco, il Cirque d’Hiver è stata la mia scuola, forse, visto il livello dei docenti,
si può dire la mia Università. Ho avuto l’onore un anno di aprire lo spettacolo con un numero di cavallini e cani che mandavo vestito da pagliaccetto. Ho decisamente cambiato costume e modi, ma l’entusiasmo è rimasto quello di quel ragazzetto. Certo, ho capito subito che lavorare con gli animali significa mettersi nella predisposizione d’animo di imparare tutta la vita. Si è eterni studenti sempre per poter garantire il benessere dei nostri compagni di lavoro e di vita.

togni-vinicio-canestrelliPoi siete diventati imprenditori. Quali sono state le tappe importanti in questo senso?
Ci tenevamo tanto ad aprire un’impresa tutta nostra, la famiglia stava crescendo e avevamo bisogno di essere insieme e trovarci in un ambiente nostro. Nei primi anni Ottanta abbiamo deciso di aprire un complesso in Italia. In quegli anni avevamo un modo di condurre il circo diverso dagli altri. Ovvero puntavamo sulla rapidità di spostamenti e sulle brevi o brevissime permanenze nelle varie città. In realtà modelli del genere esistevano già negli anni precedenti, ma quando siamo arrivati noi, eravamo pressoché gli unici e questo, insieme a un po’ di fortuna, ci ha permesso di fare bene. Di conseguenza abbiamo sviluppato l’ambizione di lavorare con grande professionalità per presentare spettacoli di pregio e poter affrontare le città importanti. È stato nel 1997 che abbiamo cominciato a girare con tendoni ampi, dirigendoci verso le grandi metropoli. Anche in questo caso un po’ ci ha aiutato la buona sorte e noi ci abbiamo messo tanto lavoro e sacrificio e abbiamo superato anche quell’esame. Da allora e per tutti questi anni abbiamo viaggiato molto, cambiando lo spettacolo quasi ogni anno, dal circo brasiliano al circo sul ghiaccio a due piste. Questa strategia di puntare sulle tappe fisse alla fine non ha però portato all’esito che mi aspettavo, perché in Italia la gente pensa spesso di aver già visto il circo del quale legge il nome sul manifesto. Non si aspettano che intanto potrebbe aver cambiato programma, non ci credono più.

Vinicio Togni Canestrelli

Vinicio Togni Canestrelli

Com’è lo spettacolo che avete presentato a Natale a Napoli?
Anche quello molto veloce! Con un cast giovane e di un entusiasmo contagioso. Ho un folto gruppo di clown, perché credo che la gente abbia voglia di divertirsi. Inoltre molti animali: 38 cavalli con i quali presento tre numeri (ma possono essere sino a sette). In più un elefante e l’esotico con i dromedari e i lama che tengo in un maneggio. Abbiamo anche un numero di cinque felini con il quale apriamo lo spettacolo, che, nella versione originale, spesso ha fatto alzare in piedi il pubblico, cosa in Italia per niente facile. Mi piace segnalare che abbiamo un altro numero di animali esotici attualmente fermo in Tunisia di un livello altissimo, con animali del posto, rari a trovarsi in Europa. Uno dei più belli che abbia avuto il piacere di presentare nel mio circo.

circo-lidia-togniL’Italia sta conoscendo una seria crisi: come vedi questa situazione?
Siamo stati ancora una volta fortunati, perché nel momento in cui la situazione stava peggiorando, abbiamo avuto l’occasione di andare all’estero. Abbiamo scoperto la Tunisia come seconda patria, perché era assetata di spettacoli popolari, con una grave rivoluzione interna che aumentava il desiderio della gente di divertirsi. Così abbiamo diviso il circo in due complessi, io e mio fratello Davide, indispensabile nel suo ruolo, e nel fare ciò quello destinato al mercato italiano è stato ridotto, progettato fino al millesimo con carta e penna. Alla fine è emerso che era proprio il momento adatto per un ridimensionamento. Ora giriamo con uno chapiteau di 36 metri di diametro e 1.200 posti, in questo periodo è l’ideale: puoi montare in piazze piuttosto centrali e aspirare a riempire. Il numero di automezzi è ben pensato, il personale non in eccesso. Siamo in grado di muoverci senza problemi da un paese all’altro facendo anche due giorni e via. Credo che oggi sia necessario arrivare sino a sotto casa dello spettatore, che pensa a risparmiare anche sui piccoli spostamenti. Di recente ci concentriamo sui piccoli paesi e sulle città medie, perché lì spesso non c’è abbastanza divertimento, ma ci sono i soldi e terreni più ampi.

vinicio-togni-horsesCome viene accolto il circo dalle istituzioni?
Credo che dipenda molto dalla condotta dei singoli. Finché non ti conoscono personalmente possono essere vittima di pregiudizi, ma poi se ti comporti con professionalità e serietà non hanno problemi nel darti lo spazio che meriti e aspettarti anche con piacere in caso di ritorno sulla stessa piazza nel giro di un paio d’anni. Per questo motivo io chiedo sempre controlli di ogni tipo. Sul personale, sulle strutture, sugli automezzi. In particolare sul benessere degli animali. Dimostriamo di essere in regola e non potranno avere nessuna remora ad accoglierci. L’Ente Nazionale Circhi, nella persona di Antonio Buccioni, sta lavorando molto duro in questa direzione cercando di dare ascolto a tutti e di farci ascoltare dalle istituzioni. Ma in questo momento difficile purtroppo il divertimento finisce per essere un po’ trascurato. Allora sta agli imprenditori cercare di rimboccarsi le maniche perché quando finirà la crisi i complessi migliori potranno trovare terreno fertile.

L’intervista compare sulla rivista Circo febbraio 2014.

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