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Villaggio: “L’Italia di oggi più tragica di quella di Fantozzi”

Il bocconiano a Palazzo Chigi, la comicità, l’animalismo, Federico Fellini, i clown, Fantozzi, il circo, Darix Togni e Moira Orfei, gli attori italiani più clowneschi, Fiorello, i giovani, la morte e tanto altro. E’ un fiume in piena Paolo Villaggio, che due mesi fa ha ricevuto il premio Grock a Imperia, in questa lunga intervista concessa a Circo.it nella quale dice la sua praticamente su tutto. “Anche Fantozzi nell’Italia di oggi sarebbe in difficoltà”, attacca. “In fondo il ragionier Fantozzi era quasi felice e accettava la sua condizione. Sfigato, ma con la speranza che nessuno se ne accorgesse, un posto fisso, poteva darsi malato quando voleva ed anzi era diventato un mago dell’assenteismo, aveva la sua casetta, la Bianchina, una moglie e una figlia, anche se orrende… insomma tutto quello che la cultura consumistica gli aveva imposto di desiderare. Era appagato, anche se di niente. Le pare che i Fantozzi di oggi, cioè la stragrande maggioranza delle persone normali, vivano questa condizione?”
Qual è questa condizione?
I neo Fantozzi sono travestiti da giovani felici ma sono spaventati e hanno il terrore di essere invisibili….
Cioè?
Hanno come modello quello che propina loro la televisione per cui sono diventati presenzialisti, vorrebbero avere le donne bellissime che vedono insieme ai calciatori, sgomitano per diventare famosi, andare in vacanza a Ibiza… I giovani fingono di essere felici però in fondo in fondo sono disperati, i diciassettenni il venerdì sera trincano alcol come facevano gli americani trent’anni fa, assumono pasticche, droghe, si stordiscono…
E perché lo fanno?
Perché dentro quella finta euforia non vogliono capire qual è la loro condizione, che è drammatica. Molti sono precari oppure un lavoro non ce l’hanno proprio, quindi hanno paura del futuro. Hanno paura di fare i bancari perché la televisione ha dato loro questa equazione: è felice chi è ricco, potente, con una modella al fianco, auto di lusso, frequenta gente importante. Ma questa è una impossibilità, non ce la faranno più, soprattutto le ragazze, e infatti sono quelle che bevono di più. Molte giovani pensano di trovare la felicità diventando veline e il velinismo è una malattia.
Non sarà troppo pessimista?
Guardi, tutto considerato sono felice di non essere giovanissimo. O meglio, vorrei tornare ad essere un ventenne ma con l’esperienza mia di adesso… L’età è l’aspetto più bello e seducente della vita.
Ha paura della morte?
Sì, ma non perché mi interessi il dopo, che secondo me non c’è, ma perché ho solo paura di percepire il momento in cui starò per abbandonare quella cosa incredibile che è la vita.
Cosa pensa del governo Monti?
Il mio dubbio non è che possa fare delle mosse sbagliate, no. I bocconiani sanno far bene di conto: qui si spende troppo, li si buttano via i soldi, la si ruba, qui bisogna tagliare… Ma in fondo bastava un bravo ragioniere per fare dei tagli e alzare le tasse. Da lui ci si aspetta il miracolo. Quello che mi fa un po’ paura è questo continuo appello agli italiani ad essere quel che non sono: in giro non vedo un amore per la res publica come c’è altrove, noi non siamo la Svizzera, Stoccolma o paesi analoghi. A Napoli c’è ancora la monnezza, Roma sappiamo com’è… E comunque i danneggiati oggi non sono i ricchi, che qualunque cosa gli portino via hanno soldi imboscati dovunque, e nemmeno i politici che sono ben tutelati. Quelli che hanno davvero paura sono i piccoli, i tanti che sono già sull’orlo della povertà.
Qual è il comico che in assoluto le piace di più?
Sono due: Ollio e Stanlio. A distanza di 90 anni fanno ancora ridere, pure a Fellini piacevano moltissimo. Nessuno mi ha mai fatto ridere di più.
Altri che le piacciono?
Jerry Lewis, Totò, il primo Alberto Sordi, Franco e Ciccio, che erano davvero due clown.
Fra quelli italiani di oggi quali sono gli attori più clowneschi?
Direi Pozzetto, Massimo Boldi… Gli attori comici attuali hanno la tendenza a fare i predicatori, e allora hanno perso un po’ quella assoluta e unica voglia di muoversi in maniera buffa che contraddistingue i clown. E poi oggi il successo premia solo i belli: Fiorello deve il 60 per cento della sua grande popolarità e simpatia al fatto che non è brutto come i Fichi d’India…
Ha seguito l’ultima apparizione televisiva di Fiorello e il clamoroso successo di ascolti?
Gli ascolti sono una cosa atroce. La tv commerciale ha scoperto, e questa è stata la grande invenzione di Berlusconi, che più si abbassava il livello del linguaggio e più aumentavano gli ascolti e quindi gli sponsor e gli introiti. La tv ha abbassato il livello culturale degli italiani, si è trasformata da televisione che sostituiva la famiglia, la scuola, la cultura, praticamente tutto, a contenitore commerciale. Pensi al grande successo di Mike Bongiorno, buon’anima, che aveva toni e un linguaggio da maestro elementare, e non era una cosa programmata, Mike era proprio così. Celentano parla come un bullo da bar, semplificando molto il linguaggio, per cui la gente lo capisce. Oppure la Clerici, una massaia televisiva di successo. La gente capisce molto meno il linguaggio di Eugenio Scalfari, che sembra scriva in sanscrito, chi lo legge? Nemmeno io lo leggo più, molti giornalisti si scrivono tra di loro, mi sembra quasi una forma di esibizionismo.
Condivide chi sostiene che i comici sono già in crisi perché non c’è più il bersaglio Berlusconi?
Non faccio fatica a capire che molti possano già sentire la sua mancanza perché il 99 per cento dei comici parlavano male di lui, e lui sinceramente ha lasciato fare perché ha capito che quella era la strada per aumentare la sua notorietà. Comunque non conosco i nuovi comici, io la televisione non la guardo, sono diventato pigro, vedo solo il pugilato e possibilmente i pesi massimi. Non posso dare un giudizio sugli altri comici né sui cinepanettoni e sugli altri film comici perché non li guardo e non per paura di trovarci qualcosa di più divertente di quello che ho fatto io, che è sicuro, perché tutto cresce anche se si involgarisce, ma non li seguo proprio per mancanza assoluta di interesse.
Fellini ha detto di lei: “Villaggio è la mia maschera ideale, l’ultima trasformazione del clown”. Cosa intendeva?
Fellini aveva una passione per i clown e questo suo amore era dovuto al fatto che i clown hanno qualcosa di disumano. Questo è un registro che Fellini ha sempre utilizzato nel raccontare i suoi personaggi. Soprattutto La dolce vita è piena di gente cattiva, mediocre, feroce … ma gli italiani si sono incazzati e alla prima lui e Mastroianni sono stati fischiati.
Cos’è la comicità?
Fellini amava molto dire cos’è la comicità e la spiegava così: un cane lupo che scende una scala suscita grande ammirazione, ma se gli metti un paio di occhiali da sole e un berretto da marinaio, cioè elementi quasi umani, il cane fa ridere. La scimmia fa ridere perché ha sembianze di uomo, i clown invece fanno ridere ma mettono anche paura. Ricordo benissimo la prima volta che sono andato al circo Busch, insieme a mio fratello gemello: i clown ci sono venuti vicino e abbiamo avuto paura.
Perché?
Perché il clown è disumano: questi nasi rossi, pantaloni e scarpe enormi, poi si danno delle martellate, fanno scherzi da carogna… al pagliaccio manca l’umanità. Non parliamo poi del Bianco: questo viso freddo, vestito da Pierrot, suona la tromba… è terribile. Il Pierrot fa ridere perché è un Pinocchio cattivo.
Com’è nata la sua decisione di fare Fantozzi al cinema?
Io non sono un attore e non avevo mai pensato di farlo. Ci fu l’incidente, chiamiamolo così, che nessuno si volle accollare il pericolo di fare il primo Fantozzi al cinema. Mi chiamò il commendator Rizzoli dopo il successo enorme dei primi due Fantozzi usciti in libreria, e mi disse: “Perché non facciamo un film?”. Allora io domandai a Ugo Tognazzi, che aveva appena fatto Amici miei
E non accettò.
No. Mi disse: “Io non sono adatto, fallo tu”. Allora sono tornato dal commenda e gli ho detto: “Maestà (Villaggio ride, ndr), non ho trovato nessuno. Tognazzi m’ha detto fallo tu”. E lui: “Va bene, fallo tu”. E così è stato. Fantozzi non è un attore, è un clown, si muove come un clown, e poi è carogna in casa con la moglie, ha le mani sudate, è ignorante…
Batti lei, congiuntivo! 
Esatto. Dice Filini: “Allora Ragioniere che fa, batti?”
Fantozzi: “Ma, mi dà del tu?”
Filini: “No no, dicevo, batti lei?”
Fantozzi: “Ah, congiuntivo…”
L’ignoranza più atroce. Poi ovviamente il grande successo dei libri ha aiutato molto la partenza del film, che ad un certo punto è entrato nel linguaggio comune e non ne è uscito più.
E con i clown ha mai lavorato.
Nel primo Fantozzi, nella partita di calcio aziendale, ci sono diversi clown, i fratelli Ukmar. A parte Filini (Gigi Reder, pseudonimo di Luigi Schroeder, ndr), forse l’attore italiano più comico che io abbia conosciuto, ne furono scritturati cinque per quel film. Clemente Ukmar è stata la mia controfigura. Bravo come attore, comico più di me, una persona straordinaria.
Ha avuto anche altri circensi nei suoi film?
Si, i Colombaioni. Tutte figure eccellenti, che ho voluto nei miei film tutte le volte che ho potuto.
Qual è stata la ragione del successo di Fantozzi?
E’ stato terapeutico. Per strada mi dicevano: sa che quel suo personaggio è uguale a mio zio? Cioè inizialmente molti non hanno accettato di riconoscersi in Fantozzi, poi è stato un po’ liberante capire che tranne pochi ricchi fortunati, gli altri devono accontentarsi. Se sei malato di asma in un gruppo di asmatici, accetti meglio e ti accontenti.
Una terapia che dovrebbe funzionare anche oggi allora.
Oggi la situazione è cambiata, i neo Fantozzi sentono che non sono più in corsa, che è sempre più difficile, non ci si accontenta di fare il messo comunale o il bancario, tutti vorrebbero diventare dei divi.

Moira

Cosa pensa del circo?
Da tempo non ci vado più, per pigrizia. Come Paolo Villaggio sono stato invitato varie volte nei circhi: da Darix Togni, Moira Orfei, donna di una simpatia assoluta, così come Togni. Darix mi ha convinto a entrare nella gabbia con le tigri. Davanti alla mia titubanza mi ha detto: “Non avere paura, vedrai che sono loro ad avere paura di te”. Ho fatto anche una trasmissione televisiva dove c’erano rinoceronti, cavalli, animali… (Gran premio del circo, su Rete 4, ndr).
Qual è stata la sua ultima occasione di lavoro con Fellini?
Per il cinema La voce della luna, ma l’ultima collaborazione sono stati gli spot per la Banca di Roma. La prese alla Fellini, ci mettemmo un mese per girarli. Poi avremmo dovuto fare uno special per la tv sul “Mestiere dell’attore”, una rivisitazione del “Viaggio di Mastorna”, ma non andò in porto.
Perché?
Il mago Gustavo Rol di Torino gli aveva detto “non farlo, perché se fai Mastorna muori”. Fellini prima di andare a fare un check up in ospedale mi confidò: “Lo vedi Paolino, abbiamo dribblato il maleficio, lo facciamo con un nome diverso, non più il Viaggio di Mastorna ma il Mestiere dell’attore”.
Appeso nel suo studio lei ha un disegno di Fellini de La voce della luna: che ricordi ha di quel film?
Sì, è uno schizzo di Fellini per la scena del walzer con la contessa, per la quale ho poi vinto il David di Donatello. E’ il film di gran lunga il più prestigioso della mia carriera. Il sogno di tutti era fare un film di Fellini, ed essere premiato per un film di Fellini. E’ un ricordo magico quello che mi lega a La voce della luna.
Cosa pensa del dilagare dei “dottor clown” nelle corsie degli ospedali?
Se si riferisce ai medici con i nasi finti che vorrebbero rallegrare i bambini malati terminali, trovo sia una forma orrenda di esibizionismo, di vanità e di protagonismo.
Addirittura?
I bambini sono terrorizzati dai clown, e poi sono piccoli che non capiscono la gravità della loro malattia, quindi trovo sia anche un inganno atroce, non riesco a capire come la presenza di questi “medici clown” possa far bene a quei bambini.
La descrizione della comicità secondo Fellini (l’animale che fa ridere per il “trucco” e gli esercizi che compie) stride con il pensiero unico dominante, quello animalista. Lei che giudizio ha degli animalisti?
Io penso che gli animali stiano meglio dove sono nati, ma l’animalismo mi sembra un’altra forma di vanità assoluta. Se hai pietà degli animali devi averla per tutti, non solo per il panda e le specie in via d’estinzione o per gli animali dei circhi. Che fine fanno le pecore, i conigli, le oche, le galline, i vitelli, i maiali, che sono molto più intelligenti dei cavalli e quando vanno al macello lo comprendono e urlano in maniera terrificante? Gli animalisti dovrebbero opporsi a tutte le macellazioni, invece stanno zitti. E poi ci sono delle contraddizioni enormi…
Ad esempio?
Gli animalisti hanno un obiettivo fondamentale: salvare il panda, che è un animale non competitivo, non adatto a sopravvivere e quindi destinato a scomparire. A differenza dei topi che solo a Roma sono 40 milioni e quindi altamente competitivi. Mi sembra che Darwin abbia già condannato certe specie animali: le balene sono troppo grandi, il panda è un animale mediocre che vive solo se è assistito. Chissà perché si devono proteggere solo specie come le balene, forse perché è divertente andare ad abbordare le baleniere come fa Greenpeace? Molti animalisti poi sono dei grandi mangiatori di cotolette e di fiorentine…
Claudio Monti