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Verso l’assemblea ENC: il Fus, la nascita dell’Accademia e la questione animalista

Fu feeling fra i socialisti e il circo. Bettino Craxi riceve da Egidio Palmiri una copia della Storia del Circo di Cervellati
Fu feeling fra i socialisti e il circo. Bettino Craxi riceve da Egidio Palmiri una copia della Storia del Circo di Cervellati
Non solo la legge 337 del 1968 segnò una svolta per il circo italiano, come abbiamo visto nelle puntate precedenti di questa breve storia a puntate in vista dell’assemblea generale dell’Ente Nazionale Circhi che si tiene fra tre giorni, giovedì 20 marzo, presso l’Agis di Roma. Ce n’è stata un’altra di particolare importanza ed è passata sotto il nome di “legge Lagorio”. E siccome dietro ad ogni conquista c’è sempre qualche artefice, nel caso della legge Lagorio bisogna ricordare, in modo particolare, il senatore di Vercelli (città di cui fu anche sindaco) Carlo Boggio. Classe 1931, storico esponente della Dc, fece vari mandati in Senato, a partire dagli inizi degli anni 80. In una fase che continuava ad essere molto dinamica per l’Ente Nazionale Circhi e che arrivava dopo il decennio d’oro degli anni 70 (che vedono anche la nascita del Festival di Monte Carlo), e in un parlamento ancora formato da politici molto attenti alle esigenze dello spettacolo dal vivo, prende forma la legge 163 del 30 aprile 1985: “nuova disciplina degli interventi dello Stato a favore dello spettacolo”, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 4 maggio dello stesso anno con la firma dell’allora presidente della Repubblica Sandro Pertini, del presidente del Consiglio dei ministri Bettino Craxi e del ministro del Turismo e dello Spettacolo Lelio Lagorio, anche lui socialista.
Introduce il Fus, fondo unico per lo spettacolo: “Per il sostegno finanziario ad enti, istituzioni, associazioni, organismi ed imprese operanti nei settori delle attività cinematografiche, musicali, di danza, teatrali, circensi e dello spettacolo viaggiante, nonché per la promozione ed il sostegno di manifestazioni ed iniziative di carattere e rilevanza nazionali da svolgere in Italia o all’estero, è istituito, nello stato di previsione del Ministero del turismo e dello spettacolo, il Fondo unico per lo spettacolo”, recita l’art. 1 della legge 163.
L'inaugurazione dell'Accademia nel 1988 a Verona
L’inaugurazione dell’Accademia nel 1988 a Verona
E’ in questa fase, nella quale lo Stato comincia a destinare fondi anche per dare concretezza a progetti innovativi, che Egidio Palmiri pensa di poter coronare il sogno di una scuola del circo. Il modello ce l’ha già ben chiaro perché lo ha visto all’opera in Lettonia: dovrà essere un centro di formazione d’eccellenza, di tipo convittuale, cioè organizzato come una sorta di college, in grado di preparare alle discipline del circo ma anche di curare la formazione scolastica. Dal concepimento del sogno alla sua materializzazione passeranno molti anni, ma alla fine ecco il debutto: è il maggio del 1988 quando nell’area del quartiere invernale della famiglia di Enis Togni s’inaugura l’Accademia del Circo. Resterà a Verona per due anni, quindi il trasferimento a Cesenatico, nel 1990, fino al ritorno “a casa” nel 2004, prima in via Francia per poi stabilirsi definitivamente in via Tirso, attuale location dell’Accademia. Il resto è una storia spesso raccontata, fatta di bravi istruttori, di figure decisive come Leda Bogino prima e Ivana Cipollina poi, e di un palmarès ricchissimo e prestigioso, che continua a crescere. Tutto raccontato sul portale dell’Accademia d’Arte Circense.
Qual è la consistenza della presenza dei circhi in Italia in quel periodo? L’ha ricostruita nella sua tesi di laurea in giurisprudenza (conseguita col massimo dei voti) Antonio Buccioni. Nel 1981 i circhi sono 109, suddivisi fra quelli a dimensione familiare (86), medie imprese (14) e a dimensione industriale (9).
Negli anni 80 esplode anche il fenomeno delle battaglie animaliste che, va chiarito subito, sono promosse da associazioni che “sfruttano” la popolarità del circo per farsi conoscere, andando al traino di una forma di spettacolo davvero popolare. Con molto coraggio, nel 1988 l’Ente Nazionale Circhi firma con la maggiore associazione animalista, l’Enpa, un protocollo d’intesa davvero d’avanguardia sul mantenimento e la stabulazione degli animali nei circhi. Come ha scritto Ettore Paladino su Circo, “fu un momento importantissimo, proprio perché fu l’occasione per considerare la presenza degli animali nei circhi come un aspetto da discutere, su cui confrontarsi, senza restare fermi su sterili e violente contrapposizioni. E sicuramente entrambi gli Enti sottoscrittori ne guadagnarono in immagine e stimolo a migliorare. I circhi impegnarono risorse umane ed economiche per adeguarsi agli standard richiesti dal protocollo. Purtroppo, vuoi per incomprensioni e diffidenza reciproca, vuoi per un atteggiamento chiuso della sua stessa base, l’ENPA, a distanza di pochi anni, rinnegò l’accordo, anche per non trovarsi isolata nel chiassoso coro delle altre associazioni consorelle”.
Walter Nones. La prima sentenza su circhi e animali si deve al Tar di Trento. A fare le spese del divieto imposto dal comune di Rovereto fu Moira Orfei, ma il Tar diede torto al Comune
Walter Nones. La prima sentenza su circhi e animali si deve al Tar di Trento. A fare le spese del divieto imposto dal comune di Rovereto fu Moira Orfei, ma il Tar diede torto al Comune
Ma prevalse l’atteggiamento di ostilità nel mondo animalista, della chiusura ideologica e preventiva, che cominciò anche ad influenzare qualche amministrazione comunale, più propensa a salvaguardare una manciata di voti lisciando il pelo agli animalisti, che non ad applicare la legge vigente (che in Italia consente il circo con animali) e ad impostare cum grano salis regole di buona convivenza e di garanzia per il benessere degli animali nei circhi. L’Ente Nazionale Circhi fu costretto a difendersi nelle aule di tribunale, impugnando regolamenti e ordinanze di divieto ai circhi con animali. La prima clamorosa sentenza che affondava l’animalismo annidato nei divieti imposti contra legem dai Comuni, fu quella del Tar di Trento e risale al 1994. Molte altre ne sono seguite, fino ai giorni nostri, ma resta l’ingiustizia di fondo: nonostante una giurisprudenza costante e consolidata che dice chiaramente che i Comuni devono limitarsi a mettere a disposizione le aree per i circhi e a regolamentarne la presenza, ma assolutamente non possono vietarli, anche dietro le pressioni di gruppi animalisti (che non sono espressione della maggioranza dell’opinione pubblica ma che fanno molto rumore), dotati di mezzi, denaro e rapporti con la politica, ci sono sindaci che continuano a concepirsi come sceriffi e pretendono di imporre divieti che, lo ripetiamo, sono del tutto illegittimi. Ma qui siamo arrivati al presente.