Alla presentazione del volume Viene prima l’uomo o la gallina?, avvenuta il 24 maggio a Roma, fra i diversi interventi di qualificati relatori (fra i quali il nutrizionista Giorgio Calabrese, che da anni è anche dietologo della squadra della Juventus, che ha quasi gridato: “non togliete la carne dalla vostra alimentazione, soprattutto da quella dei bambini”) quello di mons. Mauro Cozzoli, docente di teologia morale alla Pontificia Università Lateranense, ha avuto il merito di chiarire molto bene alcune gerarchie e differenze. Lo riportiamo quasi integralmente riprendendolo dall’audio del suo intervento.
“Quale rapporto fra individui umani e individui animali? Affronterò questo tema con particolare attenzione al problema etico dell’animalismo. Occorre impostare in maniera corretta il problema, e per farlo bisogna procedere ad una ricognizione in radice degli esseri viventi. O noi andiamo alla radice ontologica della vita oppure giriamo a vuoto e la babele aumenta sempre di più.
La vita sulla faccia della terra non esiste in maniera indifferenziata ma differenziata. Noi dobbiamo entrare in questa differenza, che diventa poi principio di eticità, cioè di ciò che è bene ed è giusto fare e di ciò che è male ed è ingiusto fare e quindi da evitare.
La vita esiste in maniera differenziata, dunque, e cioè in vita vegetale, animale e umana. La differenza è segnata dalle tre componenti che strutturano gli esseri viventi e ve le voglio dire nel linguaggio clasisico (così come le chiamavano Artistotele, Platone e la cultura romana). Le tre componenti che strutturano gli esseri viventi sono il bios, la psiche e il pneuma.
La vita vegetale è caratterizzata soltanto dal bios, è vita meramente biologica, fisica, pulsionale, tendenziale.
La vita animale è caratterizzata dal bios e dalla psiche: c’è psiche negli animali, in tanti di loro c’è una psiche anche superiore a quella umana, anche più precoce e organizzata di quella umana. E psiche vuol dire emotività, sensibilità, passioni, desideri, reazioni, e tutto questo c’è negli animali in maniera differenziata da specie e specie, in alcune ce n’è di più e altre ce n’è di meno.
La vita umana è caratterizzata da bios, psiche e pneuma, che è lo spirito, ciò che specifica l’individualità umana. Il pneuma è dato dalle due facoltà spirituali, che sono l’intelligenza e la conoscenza, da una parte, la volontà e la progettualità dall’altra, che insieme formano la libertà.
Mediante il pneuma l’essere umano sporge sullo psicofisico e in questo modo l’individuo umano assume dignità di persona, dignità che gli essere preumani non hanno, non possono avere, perché non hanno pneuma. Mediante lo spirito l’individuo umano ha dignità di persona, è un corpo, una emotività spiritualizzata. L’essere umano mediante lo spirito che è intelligenza e volontà, e quindi libertà, si autodetermina. Gli esseri preumani invece, anche le specie animali più evolute, non si autodeterminano ma sono predeterminati dalla natura ed eterodeterminati dagli uomini. Per questa natura spirituale la vita umana vale in sé e per sé, dunque ha dignità di soggetto e mai di mezzo, ha valore di fine e mai di uso, perché è persona ed è persona perché è spirito.
La vita preumana invece, di piante e animali, non ha valore in sé e per sé e come tali piante e animali sono relativi e perciò relativizzabili all’uomo e ai suoi bisogni. Nella natura c’è questa gerarchia, è scritta nell’òntos della vita, non è che questa gerarchia ha cominciato a sorgere con una certa cultura, no, appartiene all’òntos della vita, perciò l’uomo ha un diritto di proprietà e di uso su piante e animali, diritto che un uomo non ha su nessun altro uomo.
Questo significa che l’uomo può servirsi di piante e animali, secondo i suoi legittimi bisogni, perché ci sono anche bisogni illegittimi. L’uomo ha un diritto di uso ma non di abuso, tale diritto di uso comincia dal rispetto dovuto a piante e animali; non avendo pneuma, anima spirituale, gli animali non hanno libertà, molte volte hanno una psiche assai più evoluta di quella umana, ma è sempre una predeterminazione della natura alla quale a volte si aggiunge quello che chiamiamo l’addestramento che noi facciamo agli animali, ma non è libertà.
Un animale non è mai un indivuo libero. La vita degli animali è articolata a quella dell’uomo, che con la sua libertà si fa voce, tutore e promotore dei legittimi interessi degli animali, proprio perché con la sua libertà sporge sulla vita animale. Gli animali hanno interessi che vanno tutelati e l’uomo porta con la sua libertà la responsabilità di tutela e di cura degli animali, cosicché in questa responsabilità mentre è legittimo servirsi degli animali per giuste esigenze di lavoro, di nutrimento, di vestiario, di compagnia…, non è legittimo, anzi è riprovevole, far soffrire gli animali, sfruttare e violentare gli animali. E qui non c’è solo una violenza fisica verso gli animali, ma oggi assistiamo a una violenza contro la natura degli animali: è illegittima e persino offensiva per gli animali una ipergratificazione come accade oggi ad alcune specie animali, che sono ipergratificati, e questa è una forma di violenza che porta a ominizzare gli animali, violentandoli nella loro indole animale. Avviene per ipergratificazione ma è pur sempre una violenza perché non si consente all’animale di essere ciò che è, un animale.
Ho parlato di interessi degli animali, non di diritti e qui è bene essere chiari anche terminologicamente oltre che concettualmente: gli animali non sono soggetti di diritti per il semplice fatto che non sono soggetti, cioè non sono persone. Può essere soggetto di diritto chi può essere soggetto di dovere, ciò che un animale non potrà mai diventare. Nessuno può dire ad un animale “tu devi”, parlerebbe a vuoto, il padrone “deve”, non l’animale. C’è diritto laddove c’è la soggettività in grado di riconoscere anche il dovere e nell’animale non c’è.
Consentitemi infine una breve digressione biblico-teologica: gli animali sono creature di Dio dotati di anima sensitiva, non di anima spirituale. Il grande Tommaso d’Aquino alla domanda hanno un’anima gli animali, rispondeva sì, arrivava persino a dire che anche le piante anno un’anima, ma vegetativa; negli animali c’è anima sensitiva e negli individui umani, uomini e donne, c’è anima spirituale e questa è esclusiva dell’uomo e della donna.
L’anima spirituale che fa dell’uomo e della donna degli esseri con dignità di persona, è in quell’alito di vita soffiato dal creatore nelle narici dell’uomo che leggiamo nel racconto estremamente simbolico della creazione. L’alito di vita, espressione dello spirito, viene dal creatore donato soltanto all’uomo e alla donna. L’anima spirituale, sempre stando al racconto biblico, è anche nella sua creazione a immagine e somiglianza di Dio; soltanto dell’uomo e della donna è detto che sono creati a immagine e somiglianza di Dio. Degli animali il testo biblico dice solo che sono creati secondo la propria specie, infatti l’uomo e la donna sono più che natura, me gli animali sono soltanto natura, ognuno secondo la propria specie.
L’uomo e la donna hanno il pneuma, lo spirito, che è intelligenza e volontà, è libertà, con cui l’uomo e la donna sporgono sulla vita vetegale e animale, in tutta la loro libertà, buona o cattiva.
Non cogliere queste distinzioni antropologiche, cosmologiche e teologiche, significa cadere – come spesso accade oggi – in una babele, in quel naturalismo e vitalismo qualunquista – e ce n’è tanto oggi – che arriva alla contraddizione di abbassare tante vite umane al livello animale (per cui tante vite umane semplicemente non valgono), ed elevare tante vite animali al livello umano. Anche questo è estremamente contraddittorio e frutto semplicemente di una preferenzialità su base sentimentalistica e ideologica.
Il mondo vegetale e animale è creato per l’uomo. L’uomo è chiamato dal creatore alla signoria su piante e animali, ce lo dice il racconto biblico, ma non ad una signoria padronale e abusiva, come spesso è avvenuto e avviene, ma ad una signoria intelligente e amorevole”.