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Livio Togni
RIO SALICETO (PARMA) – 13 MARZO 2012 – “Oggi le spese massacrano i circhi e non sono quelle per gli artisti, che non sono aumentate. Le piazze costano carissime, la pubblicità non ne parliamo: il Darix Togni ha speso a Milano circa 220 mila euro per la promozione, contando solo manifesti, tasse di affissione, inserzioni sui giornali. Le spese per i trasferimenti in ferrovia sono aumentate di circa cinque volte. Per questa ragione i circhi italiani decidono sempre più spesso di andare all’estero per lunghi periodi”. E’ quanto dichiara Livio Togni (foto), da Rio Saliceto, quartier generale del “Circo Togni”, in una intervista al sito www.circo.it.
Per Togni, “Il circo italiano è caratterizzato da una tipologia familiare, tante persone che vivono di questo e che sono disposte a tutto per andare avanti, e dico proprio a tutto, anche a sacrifici inimmaginabili, in alcuni casi gente che fa il circo in un modo più vicino alla disperazione che ad un progetto di vita. Un discorso a parte meritano i circhi maggiori – Medrano, Moira Orfei, Americano, Darix Togni – e devo dire che mi stupisco per come facciano ad andare avanti”.
Per quanto riguarda le uscite, un circo grande spende fra i 10 e i 18 mila euro, dunque il contributo ministeriale, che è al massimo di 350 mila euro annui, copre dai 10 ai 25 giorni su 365. Sul tema del contributo pubblico, Livio Togni, che per una legislatura è stato senatore, dice che dovrebbe cambiare: “Non dovrebbe essere dato ai circhi ma alle persone che vanno al circo. Questo farebbe fare anche un passo in avanti nel senso della trasparenza, tutti sarebbero ‘costretti’ a denunciare il 100% e questo porterebbe un ulteriore beneficio al circo: finalmente si saprebbe la vera dimensione del fenomeno circo, che continua ad avere un pubblico enorme”.
Più favorevole la situazione all’estero, come dimostra l’ attuale esperienza in Ghana: “Ci siamo andati – dice Livio – spendendo nel viaggio circa 150 mila mila euro e lì possiamo contare su degli sponsor che spendono 200 mila euro di pubblicità”. E il Circo Togni, che ha debuttato il 2 marzo ad Accra, ha ottenuto anche il patrocinio del ministero per i Beni culturali.
Anche lì ci sono problemi, ma del tutto differenti: “E’ un terreno vergine, anche troppo. Siamo il primo circo in assoluto ad andare in Ghana e il problema che stiamo incontrando è che la gente non sa cos’è circo. La parola circus non evoca niente in quelle popolazioni. Un manifesto non sanno cos’è e lo stesso dicasi per lo spettacolo, per gli animali … non sanno cos’è la tigre. Siccome la classe dirigente nera, che è la maggioranza, scambia la tigre per un cane e il circo per una chiesa, pescando con la loro immaginazione nei riferimenti culturali che hanno, abbiamo pensato di puntare su degli spot perché c’è bisogno di far conoscere qualcosa che per loro non esisteva. E il pubblico risponde: “Comincia a farlo, ma la cosa curiosa è che la gente sta in piedi sopra alle sedie perché ha paura, si emoziona tantissimo quando entrano in pista la tigre, il coccodrillo, il serpente, e alla fine ci chiedono se nella tigre c’era un pupazzo”.
Giornale dello Spettacolo