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Suor Geneviève Jeanningros. L’amica degli ultimi.

di Elena Lo Muzio

Suor Geneviève Jeanningros, piccola sorella di Gesù, è balzata agli onori della cronaca per il suo pianto composto e la sua preghiera silenziosa davanti al feretro di Papa Francesco. Questo gesto di profondo dolore ha commosso il mondo intero, rendendola un simbolo della relazione autentica e profonda che il Pontefice riusciva a instaurare con le persone più semplici e ai margini della società.

Suor Geneviève Jeanningros durante lo spettacolo del 10 maggio al Giubileo (foto Erica Poggianti).

Nata 82 anni fa, Suor Geneviève ha dedicato oltre 56 anni della sua vita alla pastorale in mezzo
alla comunità dei giostrai del Luna Park di Ostia Lido, vivendo per lungo tempo in una roulotte,
condividendo la quotidianità e le difficoltà di chi spesso è dimenticato. Questa sua scelta di vita
l’ha portata a essere un punto di riferimento per numerosi “ultimi”, che ha sempre accolto con
affetto e ha accompagnato a incontrare il Papa durante le udienze generali del mercoledì. Il suo
legame con Jorge Mario Bergoglio, significativo, complesso e, per certi versi, anche tumultuoso,
nasce alla fine della dittatura argentina, quando Bergoglio, all’epoca provinciale dei gesuiti, autorizza
la sepoltura dei resti delle suore francesi Léonie Duquet (zia di Suor Geneviève) e Alicen Dumon, dopo 27 anni dalla loro sparizione ad opera del regime, nella chiesa di Santa Cruz. In quell’occasione, però, le alte cariche della curia non prendono parte ai funerali e suor Geneviève sente l’assenza e la distanza dei vertici della Chiesa nei confronti del popolo e delle sue tragedie.

Suor Geneviève Jeanningros in Piazza San Pietro (foto di Stefano Gili).


Così, nel settembre del 2005, scrive una lettera (“un po’ dura”, dichiarerà in seguito), all’allora
cardinale Bergoglio, per esprimergli la sua sofferenza e quella degli altri parenti dei desaparecidos. In modo del tutto imprevisto il futuro Papa la chiama quella stessa sera, ringraziandola per la lettera e spiegando di non essere rimasto indifferente alle sue parole. Suor Geneviève però reagisce, è ancora arrabbiata e Bergoglio, dopo un momento di stupito silenzio, le risponde: “Grazie sorella! È così che si fa tra fratelli e sorelle”. Lei però, per quanto stupita dalla reazione è ancora diffidente, ma questo primo approccio apre un canale di comunicazione e la suora inizia a scrivere lettere al cardinale, nelle quali racconta le situazioni di disagio che incontra ogni giorno. La corrispondenza continua anche dopo l’elezione di Bergoglio a nuovo Pontefice e spesso Papa Francesco interviene in aiuto delle problematiche che Suor Geneviève gli presenta. Come durante l’emergenza Covid, quando chiede aiuto per un gruppo di transessuali e Papa Francesco invia il suo braccio destro, il cardinale Konrad Krajewski, per portare soldi e cibo. “Il cuore è aperto pertutti” ha sempre ripetuto suor Geneviève, con il pensiero agli ultimi, che riesce anche a portare in udienza ufficiale dal Papa. Si instaura tra loro un rapporto fraterno di reale affetto che lui dimostra recandosi in visita al Luna Park di Ostia, dove incontra la comunità in cui vive sorella Geneviève.

L’incontro al Luna Park di Ostia tra Papa Francesco e Suor Geneviève il 31 luglio 2024 (Getty Images)

Il Pontefice viene accolto da un’atmosfera festosa e benedice la statua della Madonna protettrice dello spettacolo viaggiante e del circo, un gesto che sottolinea la sua vicinanza alla comunità. Papa Bergoglio riconosce da sempre l’audacia e la determinazione con cui Suor Geneviève porta avanti il suo ministero tra le periferie dell’esistenza umana e tra di loro si crea un rapporto di stima e amicizia reciproca, lei vede in Francesco non solo il capo della Chiesa, ma un padre, un fratello, un amico che non smette mai di accogliere e ascoltare. La scena di Suor Geneviève immobile, in lacrime, davanti alla bara di Papa Francesco nella Basilica di San Pietro, è diventata una delle immagini più potenti dei giorni del lutto. Mentre cardinali e figure importanti si muovevano secondo il protocollo, lei infrange ogni convenzione, avvicinandosi per l’ultima volta al suo amico, esprimendo un dolore puro e sincero. Le sue lacrime non sono solo per il Pontefice, ma per l’uomo che le è stato compagno di viaggio e un faro di speranza per tutti coloro che lei rappresenta. Racconta di aver portato con sé, in quel momento di addio, le intenzioni e le preghiere di tutte le persone che le avevano chiesto di farlo, quelle persone escluse e spesso invisibili agli occhi della società. Il suo pianto è stato un monito e un ricordo della verità che abita nei gesti semplici e nella profondità dei legami umani, anche a fronte di una perdita così grande. Suor Geneviève ha dimostrato che l’affetto e la vicinanza del Papa hanno toccato profondamente la sua vita e quella di coloro che lei serve, lasciando un segno indelebile. Ma è un segno che anche lei lascia in chi la incontra.

Papa Francesco benedice la statua della Madonna nel Luna Park di Ostia

Lo si è visto nei giorni del Giubileo delle Bande Musicali e dello Spettacolo Popolare durante i quali quella di Suor Geneviève è stata una presenza che ha catalizzato l’attenzione dei pellegrini. Il suo arrivo in Piazza Santa Maria in Trastevere è stato accompagnato da un applauso spontaneo e molte persone hanno voluto avvicinarsi a lei, anche solo per un breve saluto. Lei ha donato sorrisi e ascolto a tutti, ha guardato con attenzione le esibizioni degli artisti e dei gruppi folkloristici, fino a tarda serata. All’apparenza instancabile, quella stessa mattina si è recata in pellegrinaggio con gli esponenti del mondo dei luna park, in Piazza San Pietro, e la domenica mattina è di nuovo in Piazza Cavour per la messa giubilare, Suor Geneviève sembra davvero spinta da una forza che arriva da Altrove, con la quale porta avanti la sua missione pastorale di accoglienza e di vicinanza, senza perdersi d’animo, rendendo vivo il Vangelo, proprio come il suo amico Francesco.