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Su Jacob e Marlena la critica mondiale si divide

Fa discutere, anzi divide, l’atteso film che riporta nelle sale cinematografiche di tutto il mondo un soggetto circense. Cominciamo dalle reazioni che negli States hanno accolto Come l’acqua per gli elefanti. Il Boston Globe, per la penna di Wesley Morris, scrive che “rimane da capire se Pattinson sia un attore o meno, ma non sarebbe prematuro dire che, almeno, non è un cattivo attore”. Roger Ebert, noto giornalista del Chicago Sun-Times, è convinto che “si tratta di intrattenimento per famiglie, ma non stupido, e un interludio rinfrescante prima dei blockbuster estivi”. Un altro recensore che non passa inosservato, Cole Smithey, parla di “un film che ammalia” e aggiunge che “il brillante adattamento del romanzo di Sara Gruen scritto da Richard LaGravenese è un grande esempio di narrazione cinematografica distillata”, anche se bolla il “montaggio sonoro non sempre all’altezza”.
Anche Chris Bumbray (JoBlo) l’ha trovato “quasi un grande film” ma “purtroppo, c’è l’inconveniente della performance senza carisma di Robert Pattinson”. Più severo Stephen Holden che sul New York Times parla del film come del tentativo “di stipare diligentemente tutti gli eventi e i personaggi del libro in due ore, da dimenticarsi che sta raccontando una storia”. Per il Washington Post (Michael O’Sullivan) il film funziona, tanto da “trascinare lo spettatore”, ma non sempre risulta facile guardare certe scene violente che colpiscono l’emotività, tanto che il ruolo di Christoph Waltz (August) viene giustamente definito “sopra le righe”. E forse non sbaglia prospettiva la lettura di George Pennacchio che su ABC scrive che il Water for Elephants non coglie “il fascino del circo”. Complessivamente, però, la stampa americana promuove il kolossal tratto dal romanzo di Sara Gruen e il box office pure: nel primo fine settimana dopo l’uscita si è piazzato al terzo posto incassando 17.5 milioni di dollari, dopo Rio (il cartoon con protagonista un pappagallino in cerca della sua anima gemella) e Madea’s Big Happy Family.

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Stesso piazzamento anche in Italia nell’ultimo week end, anche se i giudizi che si raccolgono sono molto più tranchant (come un po’ in tutta Europa). Per il tedesco Zeit, ad esempio, “vale la pena di vedere soltanto Rosie, l’elefantessa, soprattutto quando Jacob riesce a strapparle il suo segreto”.
In Italia l’accoglienza non è stata positiva. Un critico autorevole come Maurizio Porro, sul Corriere della Sera ha scritto queste poche e fulminanti righe: “Bestseller sentimentale ambientato in un circo di serie B nell’America depressa anni 30 dove la mini star Whiterspoon vorrebbe amare l’ex vampiro ora veterinario Bob Pattinson, anche se ha una sola espressione (sbagliata) ma è costretta a stare col perfido Chris Waltz. Un melò antico per forma e sostanza, dove fa bella figura un elefante che, prima della beatificazione del Papa, dimostra di capire il polacco. Il tutto raccontato da un irrefrenabile 90enne in flashback”. LiveCity affonda il lavoro di Francis Lawrence: “Non bastano alcune immagini da mozzare il fiato, come il panorama notturno ammirato dal tetto del treno in corsa o quella meravigliosa elefantessa che, almeno lei, ruba la scena: il film sono due ore di battute prevedibili e sequenze piuttosto scontate, dall’inizio fino alla conclusione con l’arzillo vecchietto tutto compiaciuto del suo ritorno al circo: «Non sto fuggendo, torno a casa», più o meno la stessa frase che potreste dire uscendo dalla sala a metà film”. BestMovie sostiene che è “un film che ha poco e nulla del bel romanzo da cui è tratto. Un buon soggetto sprecato in malo modo. Peccato, forse cambiando regia, sceneggiatori e protagonisti maschili, si poteva fare molto di più”. Mariarosa Mancuso, Il Foglio, non lascia scampo a nessuno del cast se non a Rosie, “una veterana del cinema”, scrive, “ha fatto più film di tutti gli altri attori messi insieme, e se la cava da star”.

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