di Claudio Monti
Pensato, voluto e tenacemente costruito dal principe Ranieri III per tenere alto il livello artistico e il valore del circo nel mondo in una fase in cui “la sopravvivenza del circo era in pericolo”, come spiegò nella intervista concessa a Roberto Bianchin per Repubblica, dal 1974 ad oggi (con la sola eccezione di tre anni senza Festival: 1982, 86 e 91 e sempre a causa di forza maggiore) ha offerto il meglio del meglio, dando visibilità ai “Nobel” della pista di segatura.
Tre i temi principali che emergono, tutti molto significativi. Primo: il Festival è stato e continua ad essere un investimento su ciò che di meglio il circo tradizionale continua ad offrire, nella convinzione che classico e tradizionale non sono sinonimo – quando bene interpretati – di vecchio e superato, ma anzi di continuamente nuovo. Secondo: circo e benessere degli animali possono benissimo convivere, ed anzi “devono”, come spiega la principessa nella intervista. E’ fuori dal mondo, e forse anche un po’ accecato dai pregiudizi, chi pensa il contrario.
Il Festival Internazionale del Circo di Monte-Carlo si appresta a vivere la 37esima edizione, che si preannuncia come al solito molto qualificata. Quali criteri hanno fatto da guida nella scelta degli artisti che si potranno vedere sulla pista di Fontvieille dal 17 al 27 gennaio?
Direi sempre gli stessi criteri: presentare i migliori numeri del momento nelle discipline dell’acrobatica, della comicità e dell’ammaestramento degli animali, i tre pilastri del circo tradizionale.
Russia, Ucraina, Cina, grazie alle loro “scuole” di circo. Il circo italiano ha proposto e continua a proporre dei buoni numeri di giovani artisti, ma può fare molto di più.
Il tema del benessere degli animali ha assunto un impatto considerevole sull’opinione pubblica: a suo parere gli animali nei circhi sono un aspetto superato e da abolire oppure devono continuare ad essere parte integrante dello spettacolo sotto allo chapiteau? Ritiene possano coesistere il benessere degli animali e il loro impiego nei circhi?
Naturalmente tale coesistenza è possibile e necessaria. Per quanto riguarda il Festival diamo il nostro contributo in questa direzione, osserviamo i regolamenti europei e vigiliamo affinché tali regolamenti vengano rispettati da parte di tutti gli ammaestratori che portano in pista numeri con animali.
New Generation è un evento importante sia per gli artisti che per noi. Mia figlia Pauline si occupa di questo Festival con passione ed entusiasmo. Le scuole del circo giocano un ruolo importante, che è quello di sviluppare numeri che possano affermarsi per la loro qualità e dunque favorire una carriera professionale dei giovani artisti. Io penso che la migliore riuscita di tali numeri sia di svilupparli con più immediatezza e meno “racconto”, che risulta difficile da seguire…
Lo scorso 1° dicembre Benedetto XVI ha accolto in Vaticano tutta la grande famiglia del circo, non solo italiana, ed ha pronunciato parole di forte sostegno e incoraggiamento ai circensi, ma ha anche valorizzato alcuni valori portanti che la gente del circo esprime: l’accoglienza, l’ospitalità, il coraggio, la capacità di stupire e suscitare meraviglia. Per lei qual è il Dna più autentico e profondo della gente del circo, e cosa la affascina di più?
Il mondo del circo è prima di tutto una grande famiglia. I suoi valori fondanti sono il rispetto e la solidarietà ma, soprattutto, tutti i suoi componenti sono animati dalla stessa passione.
Quali nuovi traguardi immagina per il Festival Internazionale del Circo di Monte-Carlo? Pensa che il modello attuale continuerà ad essere replicato ancora a lungo oppure le piacerebbe introdurre qualche innovazione?
Il Festival funziona molto bene così com’è e il nostro sforzo è quello di seguire le tendenze del momento preservando i valori del circo tradizionale.
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