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Si è spento Andreotti, indimenticabile amico del circo

Egidio Palmiri con Giulio Andreotti
Si è spento questa mattina il senatore Giulio Andreotti. In tanti in questo momento lo ricordano per i suoi diversi riflessi sulla vita pubblica italiana dall’immediato dopoguerra ad oggi.
Andreotti è stato anche un grande amico del circo, in ottimi rapporti di amicizia con il presidente Egidio Palmiri.
Porta anche la firma di Andreotti la legge n. 337 che dal 1968 disciplina l’attività dei circhi e dello spettacolo viaggiante. Ma i rapporti con il sette volte presidente del Consiglio e i circhi italiani, erano già nati in anni precedenti.
In tempi più recenti si ricordano due testimonianze di particolare vicinanza di Andreotti alla gente del viaggio. Nel 2001, quando l’Ente Nazionale Circhi realizzò un’importante indagine nazionale per testare lo stato di salute del circo e le attese del pubblico, Andreotti rispose (come faceva sempre con grande cortesia e attenzione) con un biglietto rivolto a Palmiri che gli aveva inviato il sondaggio: “Caro Palmiri, l’indagine che avete fatto fare su tutti gli aspetti dei problemi sul vostro mondo contribuirà – spero – a farli conoscere meglio e a rimuovere molti pregiudizi che circolano. Io, a parte la frequentazione (non solo da ragazzo), ho avuto modo in varie esperienze di governo di esservi vicino con convinzione e apprezzando molto i risultati umani di una attività che richiede sacrifici ed una innegabile funzione sociale”.
Nel 2006, in occasione della uscita del volume di Ruggero Leonardi dal titolo Sospeso nel vuoto. L’avventura del circo italiano nella storia di Egidio Palmiri, suo grande protagonista, Andreotti scrisse la prefazione, che merita di essere riportata integralmente: “Tra i ‘mondi’ con i quali entrai in contatto nell’ambito delle tante competenze come Sottosegretario alla Presidenza, quello del Circo mi conquistò in modo particolare. Forse nel ricordo giovanile del circo che allietava in Roma le feste di Natale; ma anche della modestissima tenda che veniva alzata ogni anno a metà agosto nella collina laziale dove trascorrevo le vacanze. Non so dire se mi attraevano più gli animali in gabbia, le scimmie che saltellavano amichevolmente o i clown tanto divertenti.
Durante una settimana di cure a Montecatini, al termine di una serata al Circo Togni ebbi in dono un leoncino appena nato, che naturalmente potei trattenere solo alcune ore, restituendolo alla sua “famiglia”.
Di questo universo girovago due figure mi colpirono. Il primo, don Dino Torreggiani, si occupava della cura religiosa e spirituale di questi nuclei viaggianti per i quali dette vita anche a strutture stabili per ospitare bambini e anziani. L’altro era il titolare di un circo forse meno ampio di quelli più noti ma brillantissimo e di grande qualità. Per questo ho aderito con piacere a scrivere una invitante prefazione al saggio dedicato a Egidio Palmiri che ha ora la grande benemerenza di aver dato vita, in Verona, ad una imponente struttura formativa, plurinazionale per la gente dei circhi.
La storia dei fratelli Palmiri, raccontata con efficace semplicità, sarebbe ottima trama per un film. Ma è anche utile per rendersi conto – e dar merito a loro e ai loro colleghi – della tenacia necessaria per impostare la struttura e rimuovere via via gli ostacoli, anche burocratici accanto a quelli finanziari, che devono quotidianamente affrontare.
Un campo parzialmente analogo, quello delle compagnie di giro del teatro di prosa, ha visto una sensibile riduzione. Prima il cinema e poi, in modo spesso travolgente, le televisioni hanno conquistato attenzione e sostegni. Tuttavia alla televisione dobbiamo anche – con riprese da Montecarlo molto seguite – affascinanti trasmissioni dedicate al circo.
Quando incontro Palmiri avverto con ammirazione che non invecchia. Anzi il suo entusiasmo mi sembra via via crescente. Fui molto lieto nel 1968 di fargli conferire dal Presidente della Repubblica l’onorificenza di commendatore. Mai tanto meritata”.
Andreotti non si limitò a questo, ma partecipò anche alla conferenza stampa di presentazione del volume, che si tenne a Roma, insieme a Palmiri e a Ruggero Leonardi.
Un altro decisivo messaggio Andreotti lo lanciò intervistato da Giovanni Minoli per “Rai 150 anni. La storia siamo noi” dedicato al circo Togni. Disse Andreotti, a proposito della polemica animalista: “In tutto l’ambito dell’ecologia per tanto tempo abbiamo avuto forse troppo disinteresse. Anche la ricostruzione postbellica ha fatto a meno di considerare l’inquadramento ambientale e quindi come accade con le energie contrapposte, si finisce per pagare il prezzo di una esasperazione. Ma adesso bisogna pensare di rimettersi in una posizione media, in cui si tenga conto delle energie e dell’ambiente, ma non si facciano – scusi il termine – delle caprate di questo genere, cioè pensare che se io tengo un leone nel circo sono cattivo come gli americani a Guantanamo che tengono gli Afgani”.
Giulio Andreotti è stato anzitutto un grande statista e uomo politico, ma a noi piace ricordarlo per la sua semplice e profonda amicizia con il mondo del circo e con i suoi protagonisti.
Cordoglio alla famiglia del presidente Andreotti viene espresso dal presidente onorario dell’Enc, Egidio Palmiri, dal presidente Antonio Buccioni, dal consiglio direttivo oggi riunito a Roma, e da tutta la categoria.

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