Forse mai come in questo periodo il circo dà voce – è proprio il caso di dire – alla politica. L’ultimo clamoroso esempio è quello di Stefano Ceccanti, braccio destro di Veltroni, che nello spiegare il documento politico dell’ex segretario del Pd, ha fatto ampio uso della simbologia del circo e del clown in particolare. Ecco qui il suo intervento:
PD: CECCANTI, UNA BREVE GUIDA ALLA LETTURA DEL DOCUMENTO VELTRONI
(ASCA) – Roma, 16 set – ”1. Siamo nel punto piu’ basso di credibilita’ del Governo, ma siamo anche al punto piu’ basso delle intenzioni di voto per il Pd. Come alle amministrative, quando il Pdl ha perso alcuni milioni di voti verso l’astensionismo ma noi ne abbiamo persi di piu’. In questa situazione sono i silenzi, i facili unanimismi, che danneggiano il Pd. Questo e’ il senso del documento, soprattutto nel suo punto 1”.
Lo afferma il senatore del Pd Stefano Ceccanti, stretto collaboratore di Veltroni, in una nota che definisce una una ”breve guida alla lettura” del documento.
”2. Il Pd -prosegue Ceccanti- ha percepito nei mesi scorsi se stesso in una sindrome da sconfittismo, di inevitabile incomunicabilita’ col Paese che sarebbe stata sanata solo da possibili alleati, come in una storia che riporta il teologo Harvey Cox ripresa da Joseph Ratzinger nel volume ‘Introduzione al cristianesimo’. C’e’ un circo vicino ad un paese; il circo e’ aggredito dalle fiamme, il fuoco minaccia in breve tempo di arrivare fino al paese. Gli attori sono gia’ vestiti, il piu’ pronto e’ il clown: allora la comunita’ del circo manda il clown nel paese vicino per dire che esso e’ in fiamme, che occorre tutti insieme spegnere l’incendio perche’ altrimenti brucera’ insieme al paese.
Ovviamente, che cosa succede? Vedendosi arrivare il clown, vestito da clown, che urla disperatamente che il circo e’ in fiamme, gli abitanti del paese pensano che sia un’efficace strategia propagandistica pervendere lo spettacolo. In breve, non li convince, brucia il circo e brucia anche il paese”.
”Il messaggio appare cosi’ strano e stravagante -spiega Ceccanti- che non solo viene rifiutato, ma non viene neanche capito. Abbiamo allora dato l’impressione, per restare a quella metafora, di ricorrere alle alleanze, dando per scontata la nostra incomunicabilita’ col Paese: chi vedendo la salvezza in Casini, chi in Vendola. Questo spiega il punto 5 del documento e subendo passivamente le derive di Di Pietro, di cui parla il punto 6. Ma se il circo brucia, difficilmente sarebbe creduto e capito chi non ne fa parte.
Ne’ basta urlare piu’ forte, puntare sull’emergenza e su coalizioni fondate su di essa: il clown dimostra che l’emergenzialismo non funziona. Non ci sono scorciatoie: spetta agli attori di quel circo recitare una parte diversa da quelle tradizionali, soprattutto dalla nostalgia delle identita’ tradizionali, quella che fa ad esempio ripetere ‘amici e compagni’ invece di ‘democratiche e democratici’, una parte nuova di cui vi sono suggestioni ai punti 2, 3 e 4.Se poi qualcuno di ulteriore aiuta, meglio, ma non e’ li’ la soluzione”. ”3. Infine il Movimento di cui al punto 7: ma come, in un partito per definizione movimento, com’e’ quello che e’ basato sulle primarie, basta untermine del genere per far pensare a scissioni, a subordinate, secondi fini? Cosa furono le primarie del 2007 -chiede Ceccanti- se non ungrande Movimento del Paese, un partito estroverso che sa assumere l’agenda del paese come propria agenda?”.