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Semplicemente sincero: Buccioni si confessa

Una confessione a cielo aperto con la categoria. L’inizio dell’estate è il pretesto per fare il punto con Antonio Buccioni, presidente dell’Ente Nazionale Circhi, sulla situazione del circo in Italia. Il settore si districa fra epocali cambiamenti delle normative ministeriali, una delle più dure crisi economiche mondiali, e l’attacco di potenti ed ostili lobby. Ma il circo può contare sulla tenacia e sulla sfida della creatività.

di Alessandro Serena

Il presidente Buccioni scruta l'orizzonte (foto Barberi)
Il presidente Buccioni scruta l’orizzonte (foto Barberi)
Presidente, questa intervista avviene poche ore dopo i deplorevoli fatti poco sportivi che hanno corredato la finale di Coppa Italia dando l’ennesimo poco allegro spaccato della società italiana. Con quale stato d’animo affronta l’estate la categoria circense?
Prima di tutto, visto che abbiamo accennato al calcio e dato che decorre oggi la ricorrenza, colgo l’occasione per ricordare gli scomparsi del Grande Torino, 65 anni fa, schiantatisi contro la basilica di Superga e volati in cielo in tenerissima età.
Al di là della rilevanza pubblica che l’esistenza stessa mi ha concesso, soprattutto nel mondo dello sport e dello spettacolo, io resto nel profondo un dritto e un fiumarolo. Sono abituato a preferire pane e frittata alle tartine di caviale. A preferire un bicchiere di bianco di Frascati gelato allo Champagne Cristal. Da una parte sono a conoscenza delle leve di potere e dall’altra ho maturato da sempre delle scelte che mi hanno fatto privilegiare quelli che considero i valori della semplicità, dell’umiltà e dell’amore per la verità. L’associazione di categoria ha dei limiti obbiettivamente modesti dal punto di vista politico e catastrofici dal punto di vista economico. Pur tuttavia siamo fra le poche avanguardie di un movimento a difesa di una filosofia di vita e di conseguenza di una forma di spettacolo che sta subendo un attacco di natura mondiale. Sia ostinato e concentrato da parte di lobby potentissime come quella degli animalisti, che da parte di interessi diversi come quelli dell’’audiovisivo, della comunicazione, per i quali anche se abiti in cima all’Everest hai il mondo in casa.
Voglio anche ricordare quanto successo di recente con un cantante, tale Mezzosangue, che è andato a realizzare un video musicale in un circo classico. Dopo aver in qualche modo carpito la buonafede del complesso è emerso che il video era avverso al mondo del circo, che veniva paragonato ad un centro forte di poteri. Da un punto di vista pratico, bisogna dire che io non vado certo a tifare per la Lazio nella curva sud della Roma. Poi, per quanto riguarda l’accostamento del circo al potere mi pare un’autentica assurdità. Pur nel rispetto della libertà d’espressione che è sacra e inviolabile, come pure però il diritto di critica, rilevo che il circo è nella storia un mondo alternativo al potere. Da un punto di vista storico i saltimbanchi e gli acrobati venivano sepolti fuori dalle mura delle città. E anche oggi l’accostamento al potere sembra quasi grottesco, con tutte le difficoltà che si patiscono.
In questa trincea non abbiamo tanti compagni di viaggio degni di questo nome. Ci sono le associazioni transnazionali quali l’European Circus Association e la Federation Mondiale du Cirque, alla quale purtroppo non aderisce un numero sufficiente di realtà, impegnate a pensare alla piccola realtà di oggi e non a più ampie prospettive. Abbiamo il grande appoggio della Dinastia Reale di Monaco, alla quale guardiamo con devozione e affetto, ma che pare un’oasi in mezzo al deserto.
Poi abbiamo il conforto della Chiesa Cattolica, che nei fatti in questi anni di mia presidenza ci è stata vicina e ci ha dimostrato attenzioni e affetto in modo inequivocabile. Non è l’unica confessione al mondo e ad essa guardano con fede una certa parte di persone e con rispetto tutte le persone illuminate del mondo.

In canoa (foto Barberi)
In canoa (foto Barberi)
Ci si può però ancora una volta far forti almeno dell’appoggio della categoria.
Non esattamente. Il divario fra fumo e arrosto è troppo considerevole per non produrre una amarezza fondata e radicata. Per cento che parlano uno agisce. Molti non si rendono conto del ridicolo a cui si espongono. Potrei indire dieci iniziative e so che all’antivigilia ci sarà una cospicua parte di persone colpite all’ultimo momento e con rincrescimento da malattie che la scienza ha certificato scomparse dalla faccia della terra da secoli: vaiolo, peste, scabia, poliomelite. Salvo sopravvenire miracolose guarigioni un’ora dopo la fine delle manifestazioni. Non parliamo degli ingorghi stradali che sembrano nascere a Villa San Giovanni per dipanarsi al Brennero. C’è tutta una schiera di persone che invocano iniziative clamorose come la manifestazione pubblica, salvo poi dovere registrarle come assenti nell’unica effettuata, pure con buon esito, davanti a Montecitorio, dove ognuno sa perfettamente se c’era o non c’era. Gente che apre bocca e tira fiato ed è sempre pronta a lanciare iniziative di finanziamento, salvo poi scoprire che da anni non versa un euro ed anzi è largamente debitrice.
Questa è la situazione nella quale si lavora e non mi si venga a dire il contrario. Nonostante questo io continuo a lavorare con temerarietà e volontà incrollabili, come scrivono di me i tifosi della Lazio.
Sembra che ci siano anche all’interno della categoria persone che remano contro. Il 1 dicembre 2012 abbiamo realizzato l’importantissimo evento dell’udienza papale, un successo incredibile con 7.000 appartenenti al mondo delle bande musicali, sbandieratori, gruppi folk e quant’altro. Ebbene tanta gente aspettava che passasse il cadavere del presidente di fronte ad un flop clamoroso. Ma io sono molto meno candido e ingenuo di quanto pensano. Ho visto morire un uomo con un razzo dentro l’occhio a sei metri di distanza, subito minacce di rapimento, avuto rapine a mano armata con un mitra puntato sulla schiena. Insomma conosco abbastanza la durezza del mondo.

Infatti l’iniziativa ha avuto un grandissimo eco anche fuori dai confini nazionali e molte istituzioni straniere importanti, come il Circo di Mosca, di Bucarest e di Budapest si sono dette disposte a collaborare in maniera ben concreta ad un’eventuale futura edizione.
Personalmente considero Papa Francesco il faro più luminoso che possa far luce nella notte fonda scesa sul mondo all’inizio del terzo millennio. Pare che abbia comunicato al pontificio consiglio della pastorale dei migranti e itineranti un forte desiderio di unirsi con i viaggiatori dello spettacolo di tutto il mondo. È stata ipotizzata la data del 6 dicembre. Per il mio carattere sarà necessario puntare a raddoppiare l’esito precedente. Sia dal punto di vista delle strutture allestite che da quello dello spettacolo che dovrà prevedere vere e proprie star nazionali e internazionali. Ma ci vorrà maggiore attenzione anche da artisti ed imprenditori italiani. Certo non posso dimenticare esempi come il signor Cristiani, persona per la quale nutro molto rispetto, alle prese con i problemi di sopravvivenza di una gloriosa azienda che due anni fa ha allestito un autobus proveniente da svariate centinaia di chilometri per partecipare all’evento. Ma in generale molti italiani sono stati latitanti e non sarò io ad implorarli di partecipare. Ho già contatti con i maggiori rappresentanti di tutti i continenti, riguardo al circo. Inoltre i grandi serbatoi dello spettacolo popolare mi hanno già dato la loro reiterata e incondizionata solidarietà e sostegno.

Mi pare di intuire una certa delusione verso la base associativa.
Non sono deluso ma miglior conoscitore. Oggi so chi sarebbe disposto a tagliarsi un braccio per l’Ente Nazionale Circhi ed in genere per il futuro del Circo, mentre per altri se mi dicessero l’ora verificherei con altri cinque orologi.

buccioni-antonio-enc-2014Come vede la situazione delle imprese circensi.
Come un piccolo specchio dell’Italia, dove i dati reali sono largamente peggiori di quelli comunicati ufficialmente. Vogliono prenderci per bischeri, direbbero gli amici toscani. Gli anni d’oro dei Sessanta e Settanta sono lontani non solo per il circo, ma per ogni settore. Pensate alla TV, l’ascolto del primo e del secondo canale era ben superiore ai venti milioni di spettatori. Ora sono diminuiti del 90% o spalmati su centinaia di canali. Il cinema negli anni ’60 strappava circa seicento milioni di biglietti l’anno. Ma quelli non strappati erano presumibilmente molti di più e si può pensare che il totale arrivasse ad un miliardo di persone all’anno che andava al cinema in Italia. Ora sono tutti contenti quando verso la fine dell’anno si raggiunge il traguardo di cento milioni, che per altro si devono di solito a poche pellicole di grande successo. La stessa cosa succede al circo, i numeri si sono ridotti di molto. Inoltre gli aiuti ministeriali sono un’elemosina e spesso non possono essere erogati per dei limiti organizzativi di molte aziende. In alcuni casi anche per provvedimenti in materia animalistica che non sono stati affrontati con i giusti strumenti di difesa giudiziaria.
Nonostante questo mi piace ribadire che il circo, insieme allo spettacolo viaggiante (giostre e parchi) ed in parte al cinema, sarebbero gli unici settori che non soffrirebbero mortalmente della cancellazione del FUS. Mentre settori come prosa, musica, danza e opera non potrebbero sopravvivere pur ricevendo moltissimi altri aiuti pubblici a livello locale, ovvero da regioni, province, comuni e fondazioni bancarie. In ogni caso il Ministero Beni e Attività Culturali varerà una nuova normativa valida dal 2015. Per certi aspetti sarà un fatto epocale perché si è voluto normare lo spettacolo nella maniera più omogenea avvicinando nella normativa teatro, musica, danza, circo e spettacolo viaggiante. L’Enc ha mosso alcune osservazioni. Dedicheremo comunque la tradizionale riunione di inizio estate, riservata ai soli iscritti, alla più rigorosa e puntuale informazione circa quello che farà fede dal 2015 in poi perché gli associati abbiano la possibilità di affrontare la materia.

Sembra un panorama alquanto pessimista. Ci sono note di speranza?
Sicuro, di diversi generi. Ho conosciuto molti giovani direttori e artisti che desiderano vivere la loro esistenza di lavoro con il circo. Non desiderano interromperla. Forse non sono ancora molti, ma hanno fatto cose buone in questi anni mettendoci la faccia, a volte sbagliando magari, ma comunque dimostrando amore e caparbietà, e in alcuni casi già una provata capacità. C’è da aggiungere che in mezzo a una serie di produzioni obbiettivamente scadenti si riesce a vedere qualche decina di produzioni tradizionali di livello buono o molto buono.
Voglio anche citare il fatto della formazione professionale che, oltre all’incontestabile livello di eccellenza dell’Accademia, vede qualche altra interessante realtà in continua crescita, per citarne alcune la Flic di Torino, la Vertigo di Grugliasco, ma anche le più recenti scuole di Liana Orfei a Roma e di Paride Orfei a Milano. Infine c’è la grande importanza della ricerca.

circo-degli-orroriSi riferisce in particolare al Circo degli Orrori, i cui artisti sono anche in onda su Rai Due proprio mentre parliamo?
Mi riferisco proprio al grande e indiscutibile successo che lo spettacolo sta riscuotendo anche nel nostro paese. Non è necessario spendere parole di encomio verso gli ideatori spagnoli o gli imprenditori italiani che lo hanno proposto da noi. Mi limito ad astrarre da questa esperienza una semplice osservazione: la creatività è una chiave di lettura del futuro. Certo, le nuove creazioni devono essere frutto di un’attenta osservazione, di un desiderio di essere originali, e prodotte da chi lo sa fare e non ha solo segatura nel cervello. Commisererei sinceramente se vedessi degli scimmiottamenti di una produzione di questo genere in giro per l’Italia magari andando a comprare le maschere di lattice del carnevale.
So quanto il tema degli “Orrori” sia caro al pubblico romano e italiano, avendo io stesso ideato e seguito per 25 anni il treno fantasma del Luneur chiamato Horror House, incassando una delle mie più grandi soddisfazioni professionali. E so che il pubblico richiamato dalla produzione spagnola era al 95% lontano dalle abitudini del circo classico. Ma, come dice Enis Togni, pecunia non olet, l’importante è l’esito al botteghino. Si è stimolata una fetta nuova di spettatori che se sollecitata da una buona creatività tornerà sotto la tenda per altre belle produzioni. Insomma, il circo ha un futuro assicurato, ma ancora una volta sarà necessario rimboccarsi le maniche e puntare al meglio. Allo stesso tempo voglio chiudere quest’intervista ricordando il passato ovvero tutte le persone scomparse di recente appartenenti al mondo del circo. In particolare Elio Bizzarro, mio amico personale per un quarto di secolo, e Roberto Gerardi, la cui scomparsa per le sue modalità, oltre che toccare nel profondo incarna una delle più importanti lotte del settore.

L’intervista ad Antonio Buccioni compare sulla rivista Circo maggio 2014