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Segreti e passioni di un costruttore di fruste

Giovanni Celeste nel suo laboratorio

“È assai probabile che l’intuizione del concetto di frusta sia venuta agli uomini osservando il movimento delle code dei bovini intenti a scacciare mosche e parassiti vari”. Parola di un vero esperto, Giovanni Celeste, uno che le fruste le costruisce in modo artigianale con passione e competenza. Ma quando e dove nasce la frusta? “Il concetto della frusta e del suo relativo moto si perde nella notte dei tempi per cui è assai arduo poter fissare un periodo storico determinato. Come area geografica, da reperti storici si è soliti inquadrare quella Euro–Asiatica”. Inizia così il racconto di un mestiere, che è anche un’arte, verso la quale Giovanni Celeste è stato attratto da bambino, andando al circo. Ed è stato subito colpo di fulmine, o di frusta, come preferite.

La frusta Michelle

C’è la “Michelle”, la frusta agitata dalla Catwoman Michelle Pfeiffer nel film Batman – Il Ritorno, c’è quella di Indiana Jones e l’Ultima Crociata, c’è quella dell’ammaestratore, c’è quella brandita dai cosacchi a cavallo, insomma, tutta la gamma disponibile.
Signor Celeste, si sente solitamente parlare di fruste “australiane” e “americane”. Che differenze ci sono? Non esistono fruste “italiane”?
Entrambe hanno come dato comune il controllo del bestiame, ma la distinzione tra fruste australiane ed americane attiene strettamente a dati legati alle caratteristiche esterne ed interne e ovviamente alla tipologia di pellame utilizzata.
Le australiane, le migliori in termine di fattura e di resa, si distinguono principalmente per l’uso di pelle di canguro (4 volte più resistente del vitello) il che comporta la possibilità di realizzare eleganti pattern di intreccio con listine sottili fino ad 1 o 2 millimetri in larghezza. Ulteriore elemento distintivo delle australiane è la presenza della plaited belly ossia di uno strato interno anch’esso intrecciato come se fosse una frusta intrecciata all’interno della stessa frusta. Infine, ulteriore macro elemento è rappresentato dal manico la cui lunghezza nei modelli australiani varia tra i 30 e i 50 centimetri ed il fall, ossia una coda di cuoio lunga circa 80 centimetri, affusolata, presente alla fine del corpo intrecciato che facilita la realizzazione di schiocchi multipli nonché tutta una serie di figure di precisione come il colpire o l’afferrare oggetti a distanza.
Invece le americane?
La loro origine è stata fortemente ispirata dalla cultura spagnola, a sua volta ispirata da quella dei Mori, maestri nell’arte della concia e della lavorazione del cuoio. Per cui i modelli strettamente americani presentano un manico lungo tra i 20 e i 25 centimetri, sono privi dell’intreccio interno in stile australiano plaited belly, ma hanno generalmente un cuore di corda come nucleo sul quale verrà intrecciata la frusta. La pelle generalmente impiegata è il vitello e l’intreccio delle fruste potrà variare da 4 a 8 strisce.
Ulteriore tratto distintivo è la presenza o l’assenza del fall (la coda di cuoio presente alla fine dell’intreccio di una frusta). Nei modelli americani in cui è presente esso avrà una forma molto tozza come una cinghia di cuoio di lunghezza di circa 50 centimetri ed una larghezza di 6. Nell’ipotesi di assenza del fall sarà presente un cracker, ossia un cordino finale direttamente fissato alla fine dell’intreccio.
In definitiva questi tratti distintivi apparentemente superflui all’occhio di un profano, creano una netto contrasto tra i due modelli rendendo le fruste costruite in stile australiano di gran lunga superiori in termini di performance e di resistenza nel tempo.
La frusta forse più famosa per gli amanti del cinema è quella di Indiana Jones: che caratteristiche ha?
Il modello di frusta di Indiana Jones è stato costruito negli anni ‘70 dal whipmaker americano David Morgan anche se fortemente ispirato ai modelli australiani.
Ciò che ha fatto Mr. Morgan è stato realizzare una frusta in canguro fondendo le proporzioni del modello americano (si pensi alla lunghezza di 20 centimetri del manico) con la costruzione interna ed esterna dei modelli australiani.
Modelli italiani di fruste non ne esistono?
Certo che esistono e sono fruste con un manico affusolato di legno flessibile di bagolaro lungo tra i 90 e i 130 centimetri, arrotolato come una corda a 4 trefoli, sulla cui estremità è fissata una cordicella intrecciata terminante con un fiocco preposto a generare lo schiocco. Sono famosi in tutto il mondo gli Sciucaren romagnoli che accompagnano polche e mazurche schioccando a tempo la frusta.

Giovanni Celeste all’opera

Quali sono le tipologie principali di fruste?
Solitamente le fruste si dividono in due macro categorie: mono sezione o doppia sezione.
Fanno parte del primo gruppo le fruste dove la sezione manico corpo flessibile rappresenta un unico pezzo non interrotto. Ne fanno parte i modelli Bullwhip e Targetwhip: sono caratterizzate dalla presenza di un manico la cui lunghezza è compresa tra 20 e 50 centimetri, la lunghezza del manico al di sopra dei 30 centimetri la rende ideale per l’esecuzione di numeri di precisione, conferisce un miglior controllo a tutta la frusta.
Poi ci sono i modelli Snakewhip e Signalwhip: entrambe sono sostanzialmente come una bullwhip anche nei processi di costruzione ma prive dei manici che le rendono flessibili in tutta la loro lunghezza. Da qui l’origine del nome.
La Signal whip si differenzia ulteriormente per l’assenza del fall e per la presenza del cordino direttamente intrecciato sulla parte finale dell’intreccio in pelle.
 Particolare caratteristica di questi modelli è la presenza all’interno del cuore di una guaina di pelle rivestita da pallini di piombo (shot loaded core) che si estende per buona parte della lunghezza finale della frusta.
 La finalità di questa particolare procedura è quella di aumentare il peso della frusta e ottenere una maggiore facilità di schiocco.
Da cosa si giudica un’ottima frusta, dallo schiocco?
No, poiché posto che anche un cordino fissato ad un bastone per una questione di fisica possa schioccare, non sarà tanto lo schiocco in sé l’elemento di valutazione di un’ottima frusta, quanto la facilità e la puntualità di realizzazione ed esecuzione dello stesso schiocco. Per cui ci sono molti criteri di valutazione di una buona frusta la cui puntuale presenza in un solo modello fa si che una frusta possa essere considerata ben fatta, come ad esempio: pellame impiegato e relative tecniche di costruzione, precisione dell’intreccio, proporzioni dell’affusolatura della frusta, mancanza di rigonfiamenti evidenti nei punti in cui si scala il numero di strisce da intrecciare, costante tonicità dell’intreccio in tutta la sua lunghezza e altro.
Quali sono i segreti per realizzare una buona frusta?
Come tutti i lavori artigianali la preparazione di una frusta richiede la necessaria presenza di quelle che io definisco le tre “p”: passione, perizia, pazienza.
Di che materiali è fatta una frusta?
Generalmente i materiali impiegati sono pelle bovina, di canguro o in nylon in aree territoriali caratterizzate da eccessiva umidità.
Quanto tempo occorre per costruire una frusta?
Costruire una frusta è un lavoro che richiede una certa quantità di energia e di pazienza nella preparazione manuale di tutti i set necessari, per cui non è facile poter dire esattamente in quanti giorni si possa realizzare poiché variabili come la lunghezza finale richiesta e il numero di listine di rivestimento esterno potranno incrementare il numero di giorni. Se proprio si volesse dare una stima di massima potremmo dire tra i 5 ed i 14 giorni.
Costo medio di una frusta? Minimo e massimo?
Anche in questo caso valgono le considerazioni appena citate, poiché variabili come tipologia di pellame, lunghezza finale richiesta e il numero di listine di rivestimento esterno potranno incrementare il costo da 150 ad oltre il migliaio di euro in ipotesi ad altissima personalizzazione.
Le sue fruste sono state utilizzate in qualche film?
Si, ho costruito fruste per cortometraggi, ed ho avuto il privilegio di costruire una frusta donata alla voce italiana di Indiana Jones: Mr. Michele Gammino. Inoltre le mie fruste sono state richieste in altri contesti artistici come circhi, teatri, vetrine e gallerie d’arte.
Non si sente un po’ un pesce fuor d’acqua a costruire fruste in un’epoca di particolare sensibilità verso gli animali? La frusta non rischia di essere un simbolo negativo, che richiama in qualche modo alla imposizione e alla sottomissione?
Quanto alla prima domanda personalmente ritengo politicamente scorretto assistere a sport come la corrida, la caccia alla volpe dove lo sfruttamento dell’animale avviene per scopi puramente frivoli o folkloristici. Il motivo ulteriore che mi ha spinto nello scegliere la pelle di canguro oltre che per le qualità di resistenza ricordate precedentemente, attiene al fatto che dato l’eccessivo numero di esemplari che minano l’equilibrio dell’ambiente e dei territori australiani, il governo dispone il loro sistematico abbattimento. Di conseguenza tutti i pellami da me utilizzati sono certificati della Convenzione di Washington tutelante sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvatiche.
Per quanto concerne l’annosa e stereotipata equazione frusta uguale imposizione/sottomissione mi tocca dover fare delle precisazioni su questo classico luogo comune.
Dica pure…
Non è che non sia vero, giacché la frusta è stata utilizzata come strumento punitivo e di tortura. Ma questo rappresenta soltanto una sfaccettatura delle tante in quanto la frusta ha avuto da sempre un profondo legame ancestrale con l’uomo essendo stata utilizzata nei secoli in contesti e scopi diversi come strumento per allontanare gli spiriti maligni, per propiziare la fertilità, per superare alcune prove di virilità maschile, per raggiungere la purificazione dello spirito e la sublimazione del corpo ed altre ritualità religiose.
Alla luce di quanto detto appare curioso ed ingiusto dover relegare necessariamente la frusta ad un solo ambito.

Elvio Togni

La frusta significa dominio sull’animale oppure no?
Preferirei parlare di controllo e di comunicazione in quanto il concetto di dominio presuppone una condotta posta in essere finalizzata alla sopraffazione gratuita dell’uomo verso l’animale.
Differentemente usare la frusta senza colpire l’animale fa si che lo stesso sibilio possa indicare all’animale la direzione da mantenere onde evitare che lo stesso si allontani dalla mandria. In poche parole la frusta ha la stessa funzione del clacson dell’automobile o da cane da pastore.
Quali impieghi trovano oggi le fruste?
A parte gli immediati impieghi circensi e quelli legati al mondo del cavallo, oggi si sta sempre più diffondendo anche in Europa lo sport del whipcracking ossia l’arte di utilizzare la frusta per esibizioni spettacolari come il cronometrare il numero di schiocchi al minuto oppure il realizzare schiocchi in modi differenti, o nel colpire con precisione bersagli a distanza…

La frusta dell’ammaestratore

Fra i suoi clienti ci sono anche i circhi? Che caratteristiche deve avere la frusta utilizzata nel circo?
Oltre che per collezionisti ho il piacere di annoverare tra i miei clienti prestigiosi nomi della scena circense italiana noti in tutto il mondo, artisti di strada, gallerie d’arte e costumisti cinematografici.
I modelli variano in relazione all’animale da gestire per cui avremo fruste per cavalli, elefanti, leoni ed altri felini.
In ogni caso parliamo sempre di fuste costruite in due sezioni, manico e corpo flessibile, ma le proporzioni varieranno in base ad i contesti appena menzionati.
Come nasce la sua passione per le fruste e perché ha deciso di iniziare (quando?) questa attività?
Ricordo di aver avuto circa 8 anni quando la vidi al circo e ne rimasi impressionato nel vederla svilupparsi nell’aria come se nascesse dallo stesso braccio del domatore o come se fosse un prolungamento dello stesso.
Ricordo solo che tornando a casa presi un pezzo di legno e gli fissai una corda e con la fantasia che può avere un bambino a quella età mi sembrava una vera frusta!
Il mio primo “whipmaker” fu mia madre che m’insegnò ad intrecciare con tre strisce, da allora ho provato, provato ed ancora provato, ma i risultati erano molto lontani dal costruire una frusta simile a quelle viste attraverso i film.
 Poi, vidi al cinema Indiana Jones e la mia sofferenza di non avere una frusta crebbe sempre più. Il vero problema era la totale mancanza di informazioni, foto, manuali che spiegassero come fosse fatta, immagini dettagliate, primi piani… 
In compenso conoscevo a memoria tutti i film in cui c’erano le fruste (western, epici, fantasy) ed era l’unico modo per vederle almeno in video. Ma dopo il “medioevo” è venuto il “rinascimento”: internet! Ricordo che la prima ricerca che feci sul motore di ricerca Altavista fu quella di scrivere in italiano frusta trovando numerosi link di siti BDSM, così provai a scrivere Whip e invece fu il trionfo!
Ho così conosciuto Mr. Morgan ed altri grandi costruttori di fruste e scoperto il suo grande contributo alla produzione di Indiana Jones.
Ma il mio limite ovviamente era la lingua dei loro siti internet, tutto in inglese… Cosi aiutandomi con un dizionario ho scoperto il significato di termini tecnici come bolster, plait, overlay, etc..
 Non avendo ancora una carta di credito mi era praticamente impossibile comprare libri didattici così mi è toccato studiare e cercare sul web centinaia di foto per vedere i dettagli e guardando attentamente le foto ho capito da solo e poco per volta come intrecciare. Praticamente sono stato un self made man, da allora sono passati tanti anni e sto ancora imparando.
Ma perché un giorno ha deciso di imbarcarsi nella professione del costruttore di fruste?
Il perché io abbia deciso di iniziare ad intraprendere questo lungo percorso non mi è dato saperlo, nel senso che dovrei andare in analisi per poterne conoscere le reali motivazioni.
È senz’altro singolare l’aver fatto la scelta di non proseguire la carriera forense e dedicarsi a quella artigianale. Diciamo che poter trasformare la propria passione in un’attività lavorativa potrebbe essere il sogno di molti. Personalmente nutro una forte attrazione per tutto ciò che è artigianato, il poter vedere un pezzo di marmo, legno e pelle e sapere già in anticipo che forma assumerà e cosa diventerà ha un fascino tutto suo.
In un’epoca sempre più dinamica trovo quasi terapeutico il dover prendere le distanze con certi stili di vita cimentandosi con lavori “manuali” in continua sfida nel domare e plasmare la materia.

Una frusta Terget con personalizzazioni in argento

Quante fruste realizza in un anno?
Essendo un’attività commerciale, quindi per definizione fluttuante, non è un dato preciso quello che sto comunicando, ma se volessi fare una media annuale la produzione si attesa intorno alle 50/60 unità.
Lei è l’unico produttore italiano o ce ne sono altri?
Essendo stato il primo in Italia per diversi anni ho fatto da pioniere con tutte le conseguenze piacevoli e meno piacevoli che ne derivano. Oggi, grazie anche alla presenza dei social network come youtube la scena è in parte cambiata poiché si cominciano ad affacciare nuovi aspiranti whipmaker che pensano che basti soltanto imparare ad intrecciare per ambire alla vendita di prodotti come questi, senza avere l’umiltà di rendersi conto che si è solo all’inizio.
Per fortuna posso annoverare due persone molto promettenti che in parte hanno beneficiato del mio lavoro pionieristico. Il primo, Emanuele, è un mio carissimo amico oggi valido costruttore part time di fruste in vitello e grande collezionista di modelli provenienti da whipmaker di fama mondiale.
Inizialmente è stato in un certo senso il mio primo apprendista poiché facendo tesoro dei miei errori e della mia esperienza attraverso ore ed ore di conversazioni telefoniche parlando sempre di fruste e week end l’ho aiutato a crescere velocemente fino a sviluppare, come è giusto che sia, un suo modo e stile costruttivo.
Oggi da cliente nel corso degli anni si è tramutato in amico e bravo costruttore part time di fruste cominciando a crearsi un suo giro.
Ulteriore valido produttore di fruste in vitello anch’esso in parte mio ‘discepolo’, gravita nel mondo del BDSM costruendo e personalizzando con accessori ottimi gatti a nove code.
Chi è invece il numero uno nel mondo?
Personalmente credo che ciascun whipmaker nel suo io più profondo creda di essere il numero uno, poiché ognuno di noi alla fine sviluppa un suo personale modo di interpretare e costruire e assemblare una frusta. Questo alla fine si traduce in un ottimo scenario stimolando un regime di competizione e dando vita a modelli sempre migliori in termini estetici ed utilitaristici. In realtà penso non esista il migliore, ma anche in questo caso ci si divide in buoni e mediocri costruttori. Del resto sarebbe un pò come chiedere se si preferisce Michelangelo o Caravaggio… Ovviamente anche in questo caso, posto l’indiscutibilità artistica dei due, la scelta dipenderà dalle particolari emozioni che le loro opere saranno in grado di suscitare. Ogni whipmaker, fermi i principali capisaldi del whipmaking, interpreta a suo modo i processi legati alla costruzione di una frusta specie nella parte interna dando quindi vita a modelli unici nel proprio genere, unici in termini di forma, peso, dimensioni e risposta.
La scelta di acquistare un modello rispetto ad un altro oppure di preferire un costruttore rispetto ad un altro sarà quindi dettata da un’infinità di circostanze, gusto personale, budget disponibile, attrazione estetica, feeling e persino moda o per motivi “politico– patriottistici.”

Per contatti e approfondimenti: il sito internet di Giovanni Celeste.