Articolo di Flavio Michi, servizio fotografico di Emanuele Vergari
Dal capostipite Arnaldo Dell’Acqua, milanese, e da Matilde Travaglia, di antica famiglia circense, nasce la storia del Circo Royal. Negli anni ’30 e ‘40 girano l’Italia col Circo Impero, che nel 1943 venne distrutto da un bombardamento provocando la morte di molti componenti della famiglia. Alberto, perduta la moglie Berta Hofmann in quell’evento funesto, si risposa con Latina di Iorio, una ‘ferma’ di Campobasso, dando vita a Loris, Rudy, Franca, Giovanna, Berta e Arnaldo.
A metà degli anni ’90 i dell’Acqua si uniscono alla famiglia di Darix Martini e rimangono in società per alcuni anni. Si arriva quindi al Royal attuale, con le famiglie di Loris ed Emanuela Bogino, Rudy e Matilde Dell’Acqua, Giovanni Giannuzzi e Vincenzo Sibilla con le sorelle Giovanna e Franca, oltre alla nuova generazione.
Royal rappresenta oggi una delle migliori realtà italiane tra quelli che possiamo considerare circhi medi. Tanto da far sembrare stretta la definizione. Basta vederlo in una piazza adeguata, e si nota subito la quantità di mezzi e di tensostrutture (ingresso, foyer, chapiteau, scuderie). Tutto ben tenuto e ben curato e arricchito da belle “cordoniere” di luci. L’attuale chapiteau è un 34 metri rotondo, ma presto verrà sostituito da quello nuovo di tre metri più largo.
“Il grande circo con gli animali”, come recita la bella pubblicità, si presenta con un bel parco zoologico, ma soprattutto con animali ben curati e ben tenuti, ospitati in ampi recinti, anche in piazze piccole.
In questi casi si sacrifica sempre lo spazio per le carovane abitazione dando priorità ai “compagni di lavoro”. Sinceramente si tratta di un bel colpo d’occhio e anche le autorità che operano i controlli sul welfare animale non possono esimersi dal fare i complimenti alla direzione.
Royal può contare su una notevole forza familiare composta da ben tredici giovani che si dividono i compiti di gestione del circo. Si tratta di un’impresa che funziona grazie all’impegno di ognuno, seppure in campi diversi, per un obiettivo comune: lavorare con successo e con profitto.
Qualcuno dice: “Royal lavora dappertutto. Ha un buon sistema”. Ma qual è il buon sistema? E’ quello di darsi da fare, innanzitutto. Credere nel proprio lavoro, promuoversi, farsi pubblicità, portare la gente al circo. Partire ogni mattina alle 10 e stare in giro fino alle 13 per controllare la distribuzione dei biglietti sconto e la pubblicità, prontamente rinnovata se danneggiata da qualche teppista. “Da quella parte della città ci hanno imbrattato tutti i manifesti”, mi diceva uno dei ragazzi, giorni fa, in Toscana. “Veramente mi sembra tutto a posto”, risposi. “Sì, perché abbiamo già risistemato tutto!”. Chi ha tempo non sprechi il suo tempo, questo potrebbe essere un buon motto pubblicitario.
Davis e Ronny, i freschissimi vincitori del Clown di Bronzo al XXXV Festival International du Cirque di Monte Carlo con il loro ‘mano a mano’, hanno frequentato i corsi dell’Accademia d’Arte Circense, affermandosi prima alla Premiere Rampe a Monte Carlo e poi al Festival di Wuqiao, in Cina.
Ronny presenta anche i dromedari, con una bella coreografia arabeggiante, ed i cavalli in libertà.
La parte comica è affidata ad Elder, che in alcuni spettacoli si esibisce anche alla scala libera. Ha una buona mimica e diverte come dimostra la reazione del pubblico. Interviene anche Gianni Giannuzzi, con riprese classiche, e col saluto finale al pubblico. Manuel Farina presenta il numero di gabbia con leoni e tigri. Figlio di Fabrice, per anni al Circo di Francia, ha messo insieme con passione un buon numero che piace soprattutto per il suo modo di presentarsi al pubblico, ma anche per la qualità. Un bell’inizio per la seconda parte dello spettacolo.
Buono anche il contorsionismo di Sandy e il “tavolo strisciato” dei fratelli Ronald e Terence e i monicicli dei Sibilla. Uno spettacolo ricco, presentato da Enrico Perretti, con un finale veramente bello. Esce in pista Elder, alias “Ridolini”, seguito dalla compagnia in completo bianco. Sulle note di un pezzo accattivante di Michael Jackson salutano il pubblico ballando. Non appena si fermano partono gli applausi e, quando c’è il pubblico giusto, anche il battito dei piedi sulle gradinate e gli urletti. In certi casi sembra di non essere in Italia, ma in Germania o in Svizzera. Sarà forse che quando uno spettacolo piace non c’è differenza tra il nostro pubblico e quello degli altri paesi europei? Forse è così. Un finale fresco e giovane con tanti ragazzi orgogliosi di lavorare e di presentarsi al pubblico.
I lunghi applausi fanno sempre piacere e sono un incentivo per domani.