di Alessandro Serena
Roberta “Biba” Bellucci, neo mamma, donna e artista di circo, sta vivendo un’esperienza lavorativa in Egitto. In mezzo a tutti uomini mantiene grazia, femminilità e conserva gelosamente i suoi ricordi del circo Embell Riva e di un’infanzia trascorsa in Accademia tra grandi maestri e figure materne. L’abbiamo intervistata.
Parlaci della tua famiglia.
La mia famiglia è costituita da otto persone, mio padre Roberto Bellucci, mia madre Evelise Larible, il primogenito Cristian, il grande Elvit, Jody, la sottoscritta e a seguire le piccole della famiglia, Ilenia ed Emiliana. Attualmente, soprattutto per motivi lavorativi, la famiglia è divisa per cui io mi trovo in Egitto con mio padre, mio fratello Cristian ed Elvit. Jody si trova in Italia dove porta avanti il secondo circo di famiglia in collaborazione con gli Zavatta e Ilenia si trova in Sicilia con il circo Lidia Togni. Emiliana invece sta vivendo una bellissima esperienza di lavoro e di vita con il circo Florilegio in Brasile. Ora sono sposata con Ronni Niemen e abbiamo due bellissimi figli Michelle e Alessandro.
Come vivi la separazione in una famiglia tanto numerosa?
Sono cose che capitano, soprattutto per noi del circo. Purtroppo crescendo ognuno decide di prendere la via che ritiene più opportuna, c’è chi vuole fare esperienze lavorative diverse, chi invece preferisce essere autonomo o, ancora, chi decide di farsi una famiglia e avere dei figli. Succede così che ci si ritrovi sparsi in diverse parti del mondo, lontani gli uni dagli altri, ma con la consapevolezza di esserci sempre.
In quale circo hai trascorso l’infanzia?
Sono cresciuta al grande circo Embell Riva, e il ricordo che ho della mia infanzia è bellissimo: eravamo ancora tutti insieme, ero coccolata dalle mie zie e dagli zii, dalla mia cara nonna e avevo tutti i miei cugini attorno. Sono stati davvero dei bei tempi, quanto mi mancano. Mi piacerebbe tornare indietro per riviverli, ma purtroppo la vita va avanti e bisogna saper accettare ogni suo cambiamento. Allora ero troppo piccola per capire cosa rappresentasse il circo Embell Riva e lo dico perché in questi anni ho incontrato molte persone che mi hanno parlato di quei tempi e mi hanno riferito quanto i fratelli e le sorelle Bellucci, insieme alla madre, fossero stati bravi nel creare un’esperienza del genere.
C’è qualche ricordo che ti torna alla mente?
Tutti i ricordi che ho di quel tempo sono meravigliosi, ma ce n’è anche uno meno bello della mia infanzia, cioè l’incidente stradale di mio fratello Elvit. E’ stato devastante per noi, ha portato i miei genitori in primis, insieme a tutti noi fratelli, a fare grandissimi sacrifici.
Tu hai frequentato l’Accademia del Circo. Che ricordi hai?
Ovviamente speciali. A volte con Elvit mi ritrovo a parlare proprio dell’Accademia, lui ricorda sempre con affetto i suoi amici, mi racconta dei casini che combinava e di come si è trovato bene con i maestri e compagni. Mi racconta anche di come gli piaceva provare i volanti e della grande stima che aveva nel suo maestro, il grande Ronny Jarz. Parte di quei ricordi posso conservarli e condividerli anche io.
Tu quali maestri hai avuto?
Come mio fratello anche io ho avuto l’onore di avere come maestro Ronny Jarz. Oltre a lui ho avuto Fatima Moreira e Aguanito Merzari ai quali devo tutto, sono stati per me esempio di vita e di ambizione nel lavoro, mi hanno dato le giuste direttive per cercare di fare sempre del mio meglio, li ringrazierò sempre per quello che mi hanno dato. Oltre a loro un ringraziamento va Egidio Palmiri per aver dato a me e ai ragazzi del nostro mondo la possibilità di avere una struttura nella quale poter studiare nella maniera più corretta, e allo stesso tempo di poter imparare il mestiere più bello del mondo qual è l’arte circense. Un grazie particolare anche alla signora Leda e poi alla signora Ivana per esserci state sempre vicine, per averci ascoltate, per essere state severe quando meritavamo che lo fossero, per essere state dolci e per aver cercato di portare sempre la scuola al primo posto. Avevano un occhio di riguardo per me proprio perché ero tra le allieve che avevano una buona condotta e un buon rendimento a scuola. Entrambe persone squisite e dolci, a cui ero e sono molto legata.
Come è stato il tuo primo approccio con l’Accademia?
Sono entrata all’Accademia nel 1997 e ci ho studiato fino al 2002. Avevo solo sei anni la prima volta che ci entrai, perché i miei genitori si trovavano con il circo in Grecia. Soltanto poco tempo prima Elvit aveva avuto l’incidente per cui i miei furono costretti a mandarmi a fare gli studi in una buona struttura. Come si può immaginare, per una bambina di quell’età è difficile stare lontana dalla famiglia, ma è stata proprio la signora Leda, con il suo grande amore verso i bambini, a farmi pesare meno la tristezza. Mi faceva sentire una figura materna accanto. Mi ricordo che lei era affascinata dal mio modo di comportarmi, ma soprattutto dal fatto che ero molto ordinata, da come mi autogestivo in tante cose, diciamo che aveva un debole per me infatti, quando morì, il signor Palmiri parlando con mio papà gli chiese di farmi tornare, ed io entusiasta accettai.
In cosa ti sei specializzata?
Nella disciplina del trapezio e nei volanti. Quando ho terminato il percorso di studi nel 2002 ho comunque deciso di tornare in Accademia per altri due mesi nel 2003 per specializzarmi nelle fasce, sempre con l’aiuto dei miei maestri Fatima ed Aguanito. Sono stati cinque anni duri perché vissuti poco in famiglia ma allo stesso tempo sono stati bellissimi. Ho avuto modo di imparare tante cose e di avere un insegnamento educativo come pochi hanno potuto avere. Sono stata fortunata e ho potuto conoscere tantissime persone e soprattutto ho avuto dei compagni d’avventure che porterò sempre nel cuore.
C’è un modello a cui fai riferimento per la tua disciplina?
Non ho un vero e proprio modello di artista o personaggio al quale mi sono ispirata. Più che altro sono diversi gli artisti di diversi ambiti per i quali provo ammirazione come gli Errani, i Perez, Alesya Gulevich, Viktor Kee e potrei elencarne tantissimi altri. Credo che ognuno debba essere se stesso perché è così che ci si distingue, non copiando gli altri. Altrimenti si diventa solo la brutta copia di qualcuno.
Che cosa ricordi dei tuoi esordi?
In tutti i miei primi debutti con i vari numeri per fortuna non sono mai capitate cose a mio sfavore o che mi abbiano ostacolato in qualche modo nella buona riuscita. Sicuramente ho sempre avuto agitazione, paura che capitasse qualcosa di strano, la classica ansia da palcoscenico. Di certo nelle mie esibizioni mi sono capitati tantissimi imprevisti, per esempio al mio primo debutto da Louis Knie con il circo colmo di gente, mi si è rotto il gancio della tuta ed ho dovuto terminare il numero perché o tenevo il costume o mi avrebbero visto il seno. Tante le situazioni strane e a volte anche imbarazzanti, d’altronde fa parte del nostro mestiere incorrere in questo tipo di inconvenienti. Se non fosse cosi non sarebbe normale.
Con quali circhi hai lavorato?
Oltre che da Louis Knie in questi anni ho lavorato anche al circo Errani in società con Nando Orfei, da Barelli in Germania, al Bonn Weihnachts Circus, da Stey in Svizzera, al Caroli e naturalmente al circo Embell Riva. Con quest’ultimo ho potuto visitare varie nazioni come Grecia, Spagna, Slovenia, Croazia, Bosnia, Serbia, Kosovo, Albania e Montenegro. Ho avuto anche il piacere di lavorare alla trasmissione Circo Massimo su Rai Tre.
Se dovessi fare un bilancio, cosa diresti?
Per il momento sono soddisfatta di tutte le esperienze di lavoro che ho fatto, dalle più belle alle meno belle, perché comunque c’è sempre da imparare e da trarre del positivo anche da ciò che non ci soddisfa fino in fondo. Naturalmente ho l’ambizione di andare sempre più in alto e di cercare di affermarmi maggiormente: mi piacerebbe lavorare in progetti interessanti e in vari circhi all’estero e magari partecipare a qualche festival. Spero che un giorno questo possa accadere, se non sarà cosi mi accontenterò di quello che ho fatto. Anche perché la cosa più importante che una persona possa desiderare è la famiglia, e io ne possiedo una meravigliosa con i miei bambini e mio marito.
Raccontaci del tuo presente.
Come ho già detto al momento mi trovo in Egitto e si tratta di un’esperienza di vita e di lavoro molto particolare, innanzitutto perché sono partita con mio marito e i miei due piccoli che avevano appena due mesi e ho affrontato un viaggio impegnativo, abbiamo vissuto per circa sei mesi in appartamenti che si cambiavano a seconda delle città in cui si lavorava, dopodiché ci siamo trasferiti in un container. Ormai ci siamo adeguati al posto, allo stile di vita e alla mentalità diversa dalla nostra, infatti noi donne non possiamo indossare costumi troppo scollati, e anche quando andiamo in giro dobbiamo stare attente a quello che vestiamo. Per il resto posso dire che abbiamo a che fare con gente che non ha mai visto spettacoli di questa portata e professionalità, con attrazioni come filo alto, globo, volanti, leoni, ruota aerea, giocolieri, fasce e via dicendo, per cui siamo molto apprezzati e ci vedono come delle star, vogliono fare foto con noi e vanno via soddisfatti dello spettacolo.
Come ti trovi nel doppio ruolo di artista e donna di casa?
Il ruolo di mamma, moglie e artista è molto faticoso, soprattutto all’inizio è stata dura quando i bimbi erano piccoli, quando ogni tre o quattro ore avevano la poppata e io dovevo correre tra uno spettacolo e l’altro per dargli il latte. Per non parlare di tutte le altre attenzioni di cui hanno bisogno i neonati, e purtroppo non avendo mia mamma qua ed essendo circondata solo da figure maschili ho dovuto fare tutto da sola. Ma per fortuna mio marito mi è stato molto vicino e mi ha sempre aiutato quando ne avevo bisogno. Anche una mia cara amica, Desirèe Caroli, correva in mio soccorso. Dico questo perché comunque io ho lavorato dopo due mesi dal parto e ho fatto immediatamente tutto, fasce, volanti, balletti, e con due gemelli non è stato facile. Di certo non sono né la prima e né l’ultima e con il tempo si impara a gestirsi. Di sicuro non ho bisogno di mantenermi in forma perché tutto ciò che faccio durante la giornata è sufficiente a farmi conservare la linea. Ad ogni modo sarei comunque fortunata: con l’impegno dei bimbi ho trascurato qualche prova ma sono comunque magra di costituzione.
Che progetti futuri hai?
Mi accontento di continuare a fare il mio lavoro nel migliore dei modi, di fare nuove esperienze lavorative che mi facciano crescere. Per il resto si vedrà, non voglio guardare troppo in là, perché la vita bisogna viverla passo per passo. Ho già avuto due bimbi meravigliosi quindi me li godo e cercherò di farli crescere nel miglior modo possibile insieme a mio marito.
Dalla tua posizione all’estero come vedi il circo in Italia?
La situazione al momento non è delle migliori. L’Italia sta vivendo un periodo non bello, quindi io spero che la mancanza di pubblico nei nostri circhi non sia solo dovuta ad uno sbaglio fatto da noi ma anche all’instabilità economica degli italiani. Spero che una volta risolti i problemi gli italiani ritornino a vedere i nostri spettacoli. Vedo anche un grosso accanimento nei nostri confronti da parte degli animalisti, bisognerebbe essere più uniti tra di noi per cercare di contrastarli. Penso anche che sia necessario adattarsi ai tempi, essere in grado di cambiare e di portare spettacoli di alta professionalità con l’unico scopo di accontentare e rispettare chi paga il biglietto. Proprio perché la situazione è abbastanza critica mio padre cercherà di portare avanti la sua attività il più a lungo possibile qui in Egitto, sperando che le circostanze glielo possano permettere.
Un ultimo pensiero?
Voglio concludere ricordando una persona speciale che purtroppo ci ha lasciati poco tempo fa: mio nonno Benito Larible. Lui è stato un grande uomo di circo, un grande padre per i suoi figli Evelise, Darix e Dolly ed un grande nonno per tutti i suoi nipoti. Avrei voluto passare più tempo con lui e poterlo vivere come hanno potuto fare i miei cugini Claudia, Joy e Daniela. Ma mi accontento del bene che mi ha saputo dare anche da lontano. Un saluto speciale va a lui che è sempre nel mio cuore e nei miei pensieri.
L’intervista a Roberta Bellucci compare sulla rivista Circo, maggio 2014, nella rubrica “corpo scelto”