Schiaparelli and Prada: Impossible Conversations. Questa la mostra allestita al Costume Insitute del Metropolitan Museum di New York per celebrare un’icona della moda del ventesimo secolo: la stilista che ha inventato il “rosa shocking”.
Nata a Roma nel 1890, e scomparsa a Parigi nel 1973, Elsa Schiaparelli ha reso possibile questo dialogo tra arte e haute couture facendosi pionera delle commistioni tra arti performative e moda, divenute oggi all’ordine del giorno nelle collezioni dei designers che vediamo sfilare in tutto il mondo.
La Coco Chanel del Belpaese, odiata dalla Mademoiselle francese che riconosceva in lei una grande rivale, rivivrà attraverso gli abiti in mostra al Metropolitan dal 10 maggio al 10 agosto 2012 e tornerà a vestire (con la firma di un designer il cui nome non è ancora stato rivelato) le donne di tutto il mondo. Diego della Valle, infatti, proprietario del marchio dal 2007, ha previsto e annunciato per il giugno di quest’anno la riapertura della storica sede parigina e la vendita dei primi prodotti nel 2013.
Noi di Circo.it abbiamo già avuto modo di esplorare le incursioni fashion nel circo (e viceversa), e non a caso questo recente tributo alla stilista italiana è degno di essere ospitato nel nostro sito: è di Elsa Schiaparelli, infatti, la famosa collezione “Circus”, la prima vera citazione circense negli abiti di alta moda.
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Circus collection (1938)
La collezione, presentata nella primavera del 1938, è un vero e proprio tripudio di forme e colori che richiamano la pista di segatura. Una sfilata che fa scalpore: abiti decorati con acrobati e animali, modelle che indossano cappelli da clown e borse a forma di pallone. Fanno parte della collezione l’abito “lacrime” e l’abito “scheletro”.
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Elsa vive a Londra, New York e Parigi, dove inizia la sua avventura al numero 21 di Place Vendôme nel 1934. La sua origine aristocratica le impedisce di diventare un’attrice, ma non di viaggiare e poter così conoscere gli artisti più all’avanguardia dell’epoca, lasciandosi ispirare dalle creazioni dadaiste, dalle geometriche pennellate cubiste e dall’immaginazione surrealista. Frequenta Man Ray, Marcel Duchamp, Salvador Dalì, che per lei disegna il famosissimo “cappello-scarpa” e con lei collabora assiduamente a numerose creazioni, come quella della stampa dell’aragosta sull’abito o dello stesso abito “scheletro” di cui sopra.
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Lobster dress e cappello-scarpa, Schiaparelli/Dalì (1937)
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La sua fantasiosa originalità non le ha precluso di anticipare i tempi anche sul fronte del business della moda: l’haute couture che sfila è solo uno show, la vera moda è il “ready to wear” o “pret-à-porter”, che si produce con taglie standard in serie e in serie (e dunque in massa) si può vendere.
Alessandra Borella