di Gilberto Zavatta
L’ultima puntata del racconto di vita scritto da Gilberto Zavatta, nel quale il ragazzo diventa un uomo e fa i conti con le proprie abilità, chiedendosi alla fin fine se è davvero una “mezza tacca”.
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Mezza Tacca? Episodio 4
Dopo la chiusura del nostro circo io e papà eravamo stati ingaggiati nel circo francese Lamy dove svolgevamo il solito numeretto di giocoleria e una discreta entrata musicale. La direzione del circo, per rinforzare la compagnia, aveva scritturato a sorpresa il noto giocoliere Angelo Picinelli. Fu la seconda folgorazione che subii dopo quella provocatami dal sassofono di Tino Zacchini.
“Questo sì che è un giocoliere!” pensavo. Nei giorni seguenti al debutto di Angelo mi ero impegnato nel cercare di carpire i segreti della misura dei suoi attrezzi, il diametro dei cerchi, lo spessore del compensato, il peso e la lunghezza delle mazzette e il peso e dimensione dei vari birilli. Poi ero ricorso ai falegnami e tornitori e in capo a qualche settimana mi ero fatto un bel gruzzoletto di attrezzi. Mancava solo l’abilità (hai detto niente!). A fine stagione la mia famiglia si era portata a Milano. Io e papà eravamo in grado di lavorare nei teatri che svolgevano varietà ovviamente per mezzo dei tanti agenti teatrali che agivano in città. Avevamo trovato posto per i nostri veicoli in periferia di Milano (Villapizzone) in un grande cortile facente parte di una cascina-locanda che ci forniva la corrente elettrica.
Assieme a noi c’era la famiglia di uno dei miei zii e la famiglia Ernestos. Poco distante, su un terreno parrocchiale, sostavano i Gerardi e i Nones. C’era comunque lavoro per tutti in una grande quantità di teatri che presentavano spettacoli di varietà abbinato a proiezioni di film. Con una temperatura sottozero, andavamo a provare dentro un fienile facente parte della cascina che ci ospitava, dal tetto del quale pendevano i candelotti di ghiaccio. Era necessaria una mezz’ora di movimenti convulsi solo per portare gli arti ad un riscaldamento atto a poter adoperare gli attrezzi.
Ero stato veramente tenace,quasi eroico, a continuare così durante tutto l’inverno. Per mezzo di tele determinazione ero stato in grado di debuttare, a marzo, in un circo con un numero di giocoleria finalmente dignitoso. Era dunque avvenuta una inversione di tendenza: fino all’anno precedente era stata la musica la massima aspirazione. Ascoltavo alla radio le grandi orchestre con i super sassofonisti Attilio Donadio, Glauco Masetti e Gianni Basso ritenendoli comunque chimere irraggiungibili. Una vicenda fortuita, ovvero l’incontro con il giocoliere Angelo Piccinelli, aveva rovesciato i miei propositi, instradandomi decisamente verso l’impegno totale per la giocoleria. Negli anni successivi ero riuscito a progredire costantemente sino a raggiungere un livello, non eccelso, ma diciamo buono.
Ora che ho compiuto 50 anni… (beh, cosa c’è da ridere, i 50 li ho compiuti 43 anni fa, e allora?) è tempo di inventario, meglio dire di bilanci. Farò un’indagine sincera e spietata su quanto sono riuscito a produrre in passato assegnando un punteggio da 1 a 10 a ogni mia prestazione includendo anche il lato fisico:
Bassezza (non vorrete che la chiami altezza!) 6-
Prestanza fisica (non ridete!) 6-
Come generico 6+
Salti al trampolino 6 ½
Come musicista 7
Come giocoliere 7 ½
Ahi, ahi… la media è scarsa. Qui si respira un’aria che non mi piace, un’aria da mezza tacca!